Soddisfazione per un cittadino di Oria: Pietro Barone in mostra a Roma con “Città in attesa – libertà effimera”
ORIA (BR). Arrivano grandi soddisfazioni per gli oritani che risiedono fuori dal proprio paese. Ed è questa la bella storia di Pietro Barone, originario proprio di Oria, il quale, in occasione dell’evento “Teatro Eliseo e Mercati Generali”, domenica 29 aprile esporrà il suo progetto fotografico dal titolo “Città in Attesa – libertà effimera” presso il foyer del Teatro Eliseo di Roma.
Per quanto riguarda questo lavoro, nasce inconsciamente dal desiderio utopistico di restituire alla metropoli un ruolo che non la veda più nella situazione di passività, rispetto alla gente che vi abita, ma come figura di spicco. La città passa dalla statica scenografia di un’azione all’azione stessa, diventandone protagonista unica e riappropriandosi dei suoi spazi. Tutto questo però è una condizione precaria, un tempo di attesa nella consapevolezza di una libertà provvisoria. L’uomo non si vede ma i segni del suo imminente arrivo sono tangibili nella scena. Una scena che rapidamente tenderà a mutare riportando la città nella dimensione per cui è stata costruita. Nelle sue foto il vuoto sembra dominare la scena, ma come spiega l’autore, tutto questo è solo apparenza e rimarrà tale finché non sapremo andare oltre con lo sguardo.
Ci sono, infatti, luoghi pieni di gente dove si percepisce il nulla più assoluto, in quanto l’uomo nel suo frenetico movimento ha perso i segni della propria umanità. Ci sono altri luoghi, invece, dove il vuoto non spaventa poiché saremo noi in prima persona a riempirlo con la nostra immaginazione grazie agli spazi silenziosi che abbiamo a disposizione. Un commento positivo per Pietro Barone è arrivato dal fotografo-critico Maurice Carucci sulla mostra, il quale ha così dichiarato: “Stop, pausa, play. I tipici comandi di un videoregistratore nelle abili mani di Pietro Barone, che ci regala una visione della città dinamicamente statica. Il nastro del quotidiano, qui riavvolto, mostra un'anima nascosta del territorio urbano.
Passivo e spettatore durante la riproduzione, protagonista e maestoso se messo in pausa. Limpidi e veri questi fermo immagine. Ma è già tempo di riprendere la visione”.
(Daniele Martini)
Per quanto riguarda questo lavoro, nasce inconsciamente dal desiderio utopistico di restituire alla metropoli un ruolo che non la veda più nella situazione di passività, rispetto alla gente che vi abita, ma come figura di spicco. La città passa dalla statica scenografia di un’azione all’azione stessa, diventandone protagonista unica e riappropriandosi dei suoi spazi. Tutto questo però è una condizione precaria, un tempo di attesa nella consapevolezza di una libertà provvisoria. L’uomo non si vede ma i segni del suo imminente arrivo sono tangibili nella scena. Una scena che rapidamente tenderà a mutare riportando la città nella dimensione per cui è stata costruita. Nelle sue foto il vuoto sembra dominare la scena, ma come spiega l’autore, tutto questo è solo apparenza e rimarrà tale finché non sapremo andare oltre con lo sguardo.
Ci sono, infatti, luoghi pieni di gente dove si percepisce il nulla più assoluto, in quanto l’uomo nel suo frenetico movimento ha perso i segni della propria umanità. Ci sono altri luoghi, invece, dove il vuoto non spaventa poiché saremo noi in prima persona a riempirlo con la nostra immaginazione grazie agli spazi silenziosi che abbiamo a disposizione. Un commento positivo per Pietro Barone è arrivato dal fotografo-critico Maurice Carucci sulla mostra, il quale ha così dichiarato: “Stop, pausa, play. I tipici comandi di un videoregistratore nelle abili mani di Pietro Barone, che ci regala una visione della città dinamicamente statica. Il nastro del quotidiano, qui riavvolto, mostra un'anima nascosta del territorio urbano.
Passivo e spettatore durante la riproduzione, protagonista e maestoso se messo in pausa. Limpidi e veri questi fermo immagine. Ma è già tempo di riprendere la visione”.
(Daniele Martini)