Vendola: antipolitica di Grillo non è antidoto a cattiva politica

ROMA. "Dobbiamo partire dalla crisi che c'è in Italia e in Europa per capire dove si forma l'onda melmosa dell'antipolitica che rischia di montare e che rappresenta un pericolo per il futuro dello stesso vecchi Continente. Noi siamo in una fase in cui il mix micidiale di disoccupazione di massa, recessione e caduta libera della credibilità della politica rischia di segnare un drammatico punto di cesura rispetto alle narrazioni civili e democratiche che hanno plasmato la nostra storia dal 1945". E' il pensiero del Presidente della Puglia, Nichi Vendola, nell'intervista di oggi sul quotidiano 'L'Unità'. "Con la globalizzazione la politica si è fatta paurosamente debole e la finanza paurosamente forte, mentre le destre hanno costruito il circolo del loro consenso mettendo insieme la baldanzosa apologia del primato della finanza globale e il mito delle piccole patrie.

E' la prima volta - continua - che in Italia le giovani generazioni si sentono escluse da un circuito produttivo ed il ceto medio si va restringendo. In questo contesto i partiti sono stati arroganti perchè deboli, voraci perchè contavano poco. I partiti devono ricominciare ad affermare un proprio punto di vista autonomo, ripartendo dal concetto di bene comune e abbandonando questo asservimento alle lobby e ai gruppi di potere". "Si dovrebbe stabilire un tetto massimo di spesa per le campagne elettorali, si deve procedere subito con una legge sulla trasparenza dei bilanci, che devono dimagrire e si deve tornare ad un regime di sobrietà".

"L'antipolitica di Grillo - conclude Vendola - non è l'antidoto alla cattiva politica ma è la sua variante più pericolosa perchè mette sul piedistallo l'epopea e la retorica di un demiurgo, di una personalità che propone il proprio carisma come una sorta di esorcismo e attraverso le bestemmie salvifiche pensa di voler far sparire il mondo dei cattivi. Per questo serve una forte alternativa di buona politica che metta insieme il valore della democrazia e la centralità di una giustizia sociale".

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