di Maria Todaro. È in corso, presso la galleria Nuova Vernice in piazza Massari 6 a Bari, con protrarsi fino a sabato 26 maggio, l’esposizione personale intitolata “…Percorso…” di Angela De Tommasi, pittrice barese, il cui fertile itinerario artistico è stato presentato il 18 u.s. dal giornalista e scrittore Raffaele Nigro, le cui acutezza d’osservazione e chiarezza espositiva hanno vivamente allietato l’attenzione e l’interesse del folto pubblico di visitatori.
Una pittura, quella della De Tommasi, all’insegna di un figurativo connotato, all’inizio, dall’adesione alle avanguardie per poi, tralasciate queste e liberatasi dai dettami accademici, sviluppare, nel proprio corso, interesse per la Metafisica, Surrealismo e Simbolismo.
Filo conduttore nel “percorso” di Angela è la poesia visiva. La Natura rappresentata risponde di una tecnica fatta propria e di una sensibile cultura della linea. Allo sguardo del fruitore è un imporsi di calma, leggerezza e armonia insieme.
Trattasi di un mondo poetico fatto di segni, a volte pochi, importanti, a rispecchiare un’interiorità che, soprattutto, sa contemplare il mistero dell’esistenza.
Ai prodromi c’è il “Labirinto”, un’opera raffigurante il posto dei giochi, dei sogni, ma anche dei palpiti… Per continuare con specchi di mare, vissuti e trasposti sulla tela ad immagine di meravigliosi specchi di nostalgia.
È la magia della fabbrilità nel fissare il tempo che è andato e che non muore, perché travalica il presente e dura oltre di esso, rendendosi contemporaneo al futuro.
E poi, i trabucchi eretti sul mare, in compagnia delle reti che, figurativamente, Nigro collega al Labirinto.
Reti a rappresentare l’incappare nell’insidia, nell’agguato? Reti, piuttosto, per raccogliervi, trasportarvi e conservarvi la vita, trainando insieme i vissuti buoni e cattivi che questa riserva ad ognuno di noi.
Brava, Angela! Ad multos annos!
Una pittura, quella della De Tommasi, all’insegna di un figurativo connotato, all’inizio, dall’adesione alle avanguardie per poi, tralasciate queste e liberatasi dai dettami accademici, sviluppare, nel proprio corso, interesse per la Metafisica, Surrealismo e Simbolismo.
Filo conduttore nel “percorso” di Angela è la poesia visiva. La Natura rappresentata risponde di una tecnica fatta propria e di una sensibile cultura della linea. Allo sguardo del fruitore è un imporsi di calma, leggerezza e armonia insieme.
Trattasi di un mondo poetico fatto di segni, a volte pochi, importanti, a rispecchiare un’interiorità che, soprattutto, sa contemplare il mistero dell’esistenza.
Ai prodromi c’è il “Labirinto”, un’opera raffigurante il posto dei giochi, dei sogni, ma anche dei palpiti… Per continuare con specchi di mare, vissuti e trasposti sulla tela ad immagine di meravigliosi specchi di nostalgia.
È la magia della fabbrilità nel fissare il tempo che è andato e che non muore, perché travalica il presente e dura oltre di esso, rendendosi contemporaneo al futuro.
E poi, i trabucchi eretti sul mare, in compagnia delle reti che, figurativamente, Nigro collega al Labirinto.
Reti a rappresentare l’incappare nell’insidia, nell’agguato? Reti, piuttosto, per raccogliervi, trasportarvi e conservarvi la vita, trainando insieme i vissuti buoni e cattivi che questa riserva ad ognuno di noi.
Brava, Angela! Ad multos annos!