BARI. I carabinieri del Nas di Bari hanno posto agli arresti domiciliari quattro ginecologi specializzati nella cura dell'infertilita': secondo l'accusa, i professionisti attestavano false diagnosi di patologie per le quali le aspiranti mamme potevano fruire dei farmaci occorrenti a carico del servizio sanitario. Per tutti l'accusa e' di truffa aggravata allo Stato e falso: avrebbero prodotto al servizio sanitario nazionale un danno che supera i 200.000 euro.
Secondo la norma in presenza di queste gravi diagnosi il medicinale e' a totale carico del Servizio Sanitario nazionale. Poi, pero', alle stesse pazienti dopo tre settimane, e' stato prescritto un altro farmaco, il Gonal F, che invece, serve nella seconda fase della fecondazione assistita. Di qui i sospetti denunciati dal dirigente sanitario della Asl della Bat: donne affette da gravi malattie mai avrebbero potuto assumere il secondo farmaco a meno che il primo non fosse stato utilizzato per un altro scopo terapeutico quale, appunto, la prima fase della fecondazione assistita.
Quindi le diagnosi, che davano diritto alla prescrizione gratuita del costoso farmaco, potevano essere false. In realta' servivano solo per la fecondazione assistita, ma in quel caso il costo sarebbe dovuto essere a carico del paziente o del Centro al quale si rivolgeva per iniziare un percorso di Procreazione Medica Assistita (Pma). Lo stesso dirigente ha denunciato anche che le maggiori prescrizioni anomale venivano effettuate da una precisa Clinica Ginecologica del Policlinico di Bari.
I Nas, coordinati dalla Procura, sono risaliti a un vero e proprio modo di agire che permetteva agli arrestati non solo di essere concorrenziali rispetto ad altre Centri di procreazione assistita perche' il costo dei farmaci era sostenuto dalla Sanita' pubblica, ma anche di truffare sul costo dei medicinali che in alcune occasioni veniva addebitato in fattura alla paziente. Dai primi accertamenti risulta che sarebbero stati truffati almeno 200mila euro al Servzio sanitario nazionale.
In modo particolare i medici-ginecologi, che operavano come ricercatori al Policlinico di Bari, rilasciavano falsi certificati di diagnosi di gravi malattie a donne che in realta' si rivolgevano a loro solo con la speranza di diventare mamme. Queste donne, poi, venivano indirizzate nei Centri di Pma privati e qui iniziavano le procedure assumendo i farmaci forniti dagli stessi Centri che riuscivano a procurarseli a carico della Sanita' pubblica, ma che venivano calcolati direttamente o indirettamente nel pacchetto terapeutico (composto di quattro fasi) che le donne acquistavano.
INCHIESTA NATA DA SEGNALAZIONE DIRIGENTE ASL - E' nata da una segnalazione di un dirigente della Asl della sesta provincia pugliese l'inchiesta della Procura di Bari, delegata ai carabinieri del Nas, che ha portato all'arresto di quattro medici ginecologi sulla base di una ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip del Tribunale del capoluogo pugliese su richiesta della Procura. L'operazione e' stata denominata 'New Generation'. I quattro medici chirurgo-ginecologici sono accusati di truffa aggravata al Servizio Sanitario nazionale. Perquisizioni sono state effettuate anche in un Centro diagnostico di Lecce. (Fonte: Adnkronos)
Secondo la norma in presenza di queste gravi diagnosi il medicinale e' a totale carico del Servizio Sanitario nazionale. Poi, pero', alle stesse pazienti dopo tre settimane, e' stato prescritto un altro farmaco, il Gonal F, che invece, serve nella seconda fase della fecondazione assistita. Di qui i sospetti denunciati dal dirigente sanitario della Asl della Bat: donne affette da gravi malattie mai avrebbero potuto assumere il secondo farmaco a meno che il primo non fosse stato utilizzato per un altro scopo terapeutico quale, appunto, la prima fase della fecondazione assistita.
Quindi le diagnosi, che davano diritto alla prescrizione gratuita del costoso farmaco, potevano essere false. In realta' servivano solo per la fecondazione assistita, ma in quel caso il costo sarebbe dovuto essere a carico del paziente o del Centro al quale si rivolgeva per iniziare un percorso di Procreazione Medica Assistita (Pma). Lo stesso dirigente ha denunciato anche che le maggiori prescrizioni anomale venivano effettuate da una precisa Clinica Ginecologica del Policlinico di Bari.
I Nas, coordinati dalla Procura, sono risaliti a un vero e proprio modo di agire che permetteva agli arrestati non solo di essere concorrenziali rispetto ad altre Centri di procreazione assistita perche' il costo dei farmaci era sostenuto dalla Sanita' pubblica, ma anche di truffare sul costo dei medicinali che in alcune occasioni veniva addebitato in fattura alla paziente. Dai primi accertamenti risulta che sarebbero stati truffati almeno 200mila euro al Servzio sanitario nazionale.
In modo particolare i medici-ginecologi, che operavano come ricercatori al Policlinico di Bari, rilasciavano falsi certificati di diagnosi di gravi malattie a donne che in realta' si rivolgevano a loro solo con la speranza di diventare mamme. Queste donne, poi, venivano indirizzate nei Centri di Pma privati e qui iniziavano le procedure assumendo i farmaci forniti dagli stessi Centri che riuscivano a procurarseli a carico della Sanita' pubblica, ma che venivano calcolati direttamente o indirettamente nel pacchetto terapeutico (composto di quattro fasi) che le donne acquistavano.
INCHIESTA NATA DA SEGNALAZIONE DIRIGENTE ASL - E' nata da una segnalazione di un dirigente della Asl della sesta provincia pugliese l'inchiesta della Procura di Bari, delegata ai carabinieri del Nas, che ha portato all'arresto di quattro medici ginecologi sulla base di una ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal gip del Tribunale del capoluogo pugliese su richiesta della Procura. L'operazione e' stata denominata 'New Generation'. I quattro medici chirurgo-ginecologici sono accusati di truffa aggravata al Servizio Sanitario nazionale. Perquisizioni sono state effettuate anche in un Centro diagnostico di Lecce. (Fonte: Adnkronos)
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