LECCE. Un nuovo caso choc di immigrazione clandestina nel Salento. Immigrati fatti giungere in Italia con false promesse di lavoro e ridotti invece in schiavitu' per lavorare nei campi per molte ore al giorno e vivere in condizioni disumane.
+ Stefàno: plauso a forze ordine e magistratura
Per questo 16 persone sono state arrestate dai carabinieri dei Ros tra Puglia, Calabria, Campania, Sicilia e Toscana. Diversi i reati contestati, a vario titolo, ai componenti dell'organizzazione, attiva tra Nardo' (Lecce), Rosarno (Reggio Calabria) e altre citta' del sud.
Tra gli altri, tratta di persone e riduzione in schiavitù.
I datori di lavoro temevano i controlli delle Forze di Polizia e degli Ispettori del Lavoro, proprio perche' consapevoli, non solo della posizione irregolare di molti lavoratori, ma anche e soprattutto delle condizioni disumane in cui erano gli operai, condizioni di cui non solo erano consapevoli, ma di fatto erano direttamente responsabili.
Significative altre frasi intercettate, pronunciate da un datore di lavoro ad un caporale, riferendosi ai lavoratori che avevano osato lamentarsi per vari motivi: "....Di' alla squadra che ha rotto i coglioni domani la lascio a casa...". "Non mettere roba brutta nei cassoni....se no se non carico io ti devo mandare a casa pure a te, capito?". "...e mo'... e mo'... e mo' rovino loro! M' rovino loro che lascio tutti a casa. Mo'... Mo' li lascio a casa e li rovino veramente io..." "... e ma come voglio fare io... io... uno deve comandare, o devo comandare io perche' io devo sapere come fare la roba la' in mezzo, loro soltanto raccogliere come dico io devono fare...".
Le indagini hanno chiarito anche il motivo dei massicci spostamenti (dall'estero ed all'interno dei confini dello Stato) dei lavoratori migranti inevitabilmente connessi alle condizioni di lavoro irregolare che, nelle sue forme piu' penalizzanti, si e' espressa in un lavoro para-schiavistico.
+ Stefàno: plauso a forze ordine e magistratura
Per questo 16 persone sono state arrestate dai carabinieri dei Ros tra Puglia, Calabria, Campania, Sicilia e Toscana. Diversi i reati contestati, a vario titolo, ai componenti dell'organizzazione, attiva tra Nardo' (Lecce), Rosarno (Reggio Calabria) e altre citta' del sud.
Tra gli altri, tratta di persone e riduzione in schiavitù.
I datori di lavoro temevano i controlli delle Forze di Polizia e degli Ispettori del Lavoro, proprio perche' consapevoli, non solo della posizione irregolare di molti lavoratori, ma anche e soprattutto delle condizioni disumane in cui erano gli operai, condizioni di cui non solo erano consapevoli, ma di fatto erano direttamente responsabili.
Significative altre frasi intercettate, pronunciate da un datore di lavoro ad un caporale, riferendosi ai lavoratori che avevano osato lamentarsi per vari motivi: "....Di' alla squadra che ha rotto i coglioni domani la lascio a casa...". "Non mettere roba brutta nei cassoni....se no se non carico io ti devo mandare a casa pure a te, capito?". "...e mo'... e mo'... e mo' rovino loro! M' rovino loro che lascio tutti a casa. Mo'... Mo' li lascio a casa e li rovino veramente io..." "... e ma come voglio fare io... io... uno deve comandare, o devo comandare io perche' io devo sapere come fare la roba la' in mezzo, loro soltanto raccogliere come dico io devono fare...".
Le indagini hanno chiarito anche il motivo dei massicci spostamenti (dall'estero ed all'interno dei confini dello Stato) dei lavoratori migranti inevitabilmente connessi alle condizioni di lavoro irregolare che, nelle sue forme piu' penalizzanti, si e' espressa in un lavoro para-schiavistico.