di Vittorio Polito. È stato pubblicato il secondo volume (1/2012) dei «Quaderni dell’Orazio Flacco» (Levante Editori – pag. 140, € 20), la rivista che lo scorso anno ha ripreso l’attività sotto la sapiente guida del preside Antonio d’Itollo. Il periodico rispettando una ‘nemesi da psicanalisi’ si apre con un articolo del noto italianista Walter Tommasino, già preside del Flacco oltre trenta anni fa. Fu proprio l’illustre professore a far nascere i Quaderni del Flacco, la cui pubblicazione fu sospesa quando Tommasino fu nominato ispettore centrale del Ministero della Pubblica Istruzione. Lo studioso, che attualmente vive a Manduria (Ta), sarà presente con un suo intervento, in occasione della presentazione dell’opera.
Il contributo del Tommasino si presenta come una riflessione acuta ed originale dell’ultima produzione di Giacomo Leopardi, che viene analizzata con la passione dell’ammiratore che si fonde con la coscienziosa e diligente serietà di chi non teme di andare oltre la critica di maniera. Nel valutare l’ultima fase poetica del poeta di Recanati, il nostro va oltre gli studi di Walter Binni. Di notevole interesse i contributi dei docenti interni - Bernardi, Gambatesa, Gatti, Maurogiovanni, Rando - perché mettono in risalto la vivacità culturale e l’alto livello raggiunto dalla loro formazione professionale. Il compito cui sono chiamati non è agevole perché oggi non è semplice ‘comunicare’ la ricchezza e la vitalità del mondo antico, in maniera da reindirizzare gli studi classici verso un recupero della memoria e della identità in funzione di un rinato equilibrio tra tutela del passato e sviluppo sostenibile. Il saggio del preside e direttore della rivista Antonio d’Itollo andrebbe letto da tutti i politici che considerano la scuola non solo un serbatoio di potenziali voti, ma anche una risorsa che permetta di sperimentare sul campo quelli che possano essere i correttivi per aiutare i giovani a sentirsi partecipi del proprio futuro.
L’inciso con cui il preside chiude il suo intervento è il seguente: “Il lavoro congiunto delle commissioni permetterà una sintesi,virtuosa e ragionata, da sperimentare a partire dal prossimo anno scolastico”. Si tratta di parole che invitano alla speranza, d’altronde qualcuno ha detto che “vi è una cosa più triste del perdere il benessere ed è il perdere la speranza”.
Il contributo del Tommasino si presenta come una riflessione acuta ed originale dell’ultima produzione di Giacomo Leopardi, che viene analizzata con la passione dell’ammiratore che si fonde con la coscienziosa e diligente serietà di chi non teme di andare oltre la critica di maniera. Nel valutare l’ultima fase poetica del poeta di Recanati, il nostro va oltre gli studi di Walter Binni. Di notevole interesse i contributi dei docenti interni - Bernardi, Gambatesa, Gatti, Maurogiovanni, Rando - perché mettono in risalto la vivacità culturale e l’alto livello raggiunto dalla loro formazione professionale. Il compito cui sono chiamati non è agevole perché oggi non è semplice ‘comunicare’ la ricchezza e la vitalità del mondo antico, in maniera da reindirizzare gli studi classici verso un recupero della memoria e della identità in funzione di un rinato equilibrio tra tutela del passato e sviluppo sostenibile. Il saggio del preside e direttore della rivista Antonio d’Itollo andrebbe letto da tutti i politici che considerano la scuola non solo un serbatoio di potenziali voti, ma anche una risorsa che permetta di sperimentare sul campo quelli che possano essere i correttivi per aiutare i giovani a sentirsi partecipi del proprio futuro.
L’inciso con cui il preside chiude il suo intervento è il seguente: “Il lavoro congiunto delle commissioni permetterà una sintesi,virtuosa e ragionata, da sperimentare a partire dal prossimo anno scolastico”. Si tratta di parole che invitano alla speranza, d’altronde qualcuno ha detto che “vi è una cosa più triste del perdere il benessere ed è il perdere la speranza”.
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