Juventus, ritorno al futuro


di Francesco Greco. Il background era una nota stonata, un’opera d’arte insudiciata, un romanzo interrotto a metà. Moggiopoli, una retrocessione in serie B a sangue freddo, due scudetti derubati nelle stanze asettiche della burocrazia, due stagioni anonime da 7mo posto. Un Milan decotto dalla disavventura in Champions League, destrutturato dagli infortuni che han relativizzato MilanLab, uno spogliatoio effervescente, incapace di gestire 7 punti di vantaggio, ha fatto da “spalla” come nella gag di Totò e del sarchiapone.
   Così la Juventus è tornata al futuro. Dopo un campionato imbattuta. Non si fosse distratta, avrebbe centrato l’en-plein con la Coppa Italia: ma il Napoli ha avuto più fame (era a digiuno da un quarto di secolo, dal tempo di Maradona), ha mostrato più rabbia. Se sia l’inizio di un ciclo o una cometa che attraversa il cielo d’agosto lo dirà il tempo. Il pallone comunque è un’alchimia segreta, un puzzle dove occorre collocare le tessere una per una e poi fare sacrifici alla dea Eupalla, senza la cui benedizione ogni sforzo è vano. I bianconeri hanno vinto grazie anche a una sinergia, una sinfonia dove ognuno ha fatto la sua parte: dal tecnico Antonio Conte, personalità spiccata e determinazione da condottiero macedone, le invenzioni di Pirlo, avventatamente dato via dal Milan come scarto di fine carriera, i gol di Del Piero, un nuovo stadio, una società con un giovane Agnelli alla guida, una campagna-acquisti indovinata.    
   A storicizzare l’evento per le folle bianconere (14 milioni di “fidanzati” per la Vecchia Signora), arriva l’instant-book “La vendetta”, (Così la Juve è tornata Juve) di Maurizio Crosetti, Baldini & Castoldi Editore, Milano 2012, pp. 128, € 12.90 (Collana “Le Boe”), con le splendide foto di Salvatore Giglio.
   Crosetti smonta il giocattolo e con un ritmo incalzante ce lo mostra nelle sezioni interne, per spiegare che il boom (direbbe Grillo) viene da lontano e ha molte password. L’autostima, la convinzione, il credere nella propria forza: “La principale vittoria della Juventus – premette - è la riconquista di se stessa… Il tesoro era sepolto e qualcuno aveva buttato via la mappa…”. In certi passaggi l’inviato speciale di “Repubblica” richiama il lirismo del maestro Gianni Brera o di un Beppe Viola, in altri lo stile asciutto ma molto evocativo di Mario Gismondi, Caminiti, Daniele Poto, in altri ancora l’epos di un Ormezzano o un Gianni Minà.
   La scannerizzazione procede per capitoli intensi di pathos: anche uno che non sa nulla di pallone e che anzi sbadiglia all’idea di averne a che fare, tenendosi lontano dalle sue infinite allegorie, si convincerebbe della sua espressione artistica. Parafrasando Godard (“Ogni carrello è un manifesto politico”), si potrebbe dire che ogni invenzione di Pirlo, ogni discesa devastante di Vidal, ogni guizzo di Vucinic, ogni gol di Del Piero (“alla Del Piero”) sono forme d’arte che il Louvre e il Guggenheim potrebbero ospitare nei loro saloni. Buffon “sembrava eclissato” (anche il 2 maggio, sera della papera col Lecce), e invece “le caratteristiche tecniche sono materia di dominio enciclopedico”.
   Crosetti definisce la difesa “muraglia cinese”, e chiosa: “Era un colabrodo, è diventata un caveau… La metamorfosi è uno dei motivi principali di questa sorprendente annata bianconera”. Barzagli? “Forse solo il milanista Thiago Silva gli è superiore”. E via via Pirlo (numero 21, come al Milan e in Nazionale, stessa maglia di Zidane) è definito “architetto”, Vidal e Marchisio i “dioscuri”, ma “il bianconero di maggior classe è in assoluto Mirko Vucinic”, mentre Del Piero è la “guida anche morale dello spogliatoio”. Carino il capitolo “Un mistico in panchina”, dedicato a Conte, “paragonato a un monaco… pugliese come Padre Pio” (che però è santo). Conte non ancora, nonostante Crosetti gli apra le stimmate d’ufficio (l’iter di beatificazione è iniziato a Cremona, la società l’ha difeso). Se la Juve dei record sia una stella destinata a durare nel tempo, anzi, nel Tempo, o una falena in una notte buia e tempestosa lo dirà la Champions. L’ardua sentenza ai poster, i bookmakers accettano puntate...