di Nicola Ricchitelli. Ospite quest’oggi della consueta rubrica “L’Intervista” una giovane band emergente barlettana, i Gadjos- Luca Raguseo(Voce), Marco Dicorato (chitarra), Claudio Doronzo (basso), Marco Pistillo (batteria), Cosimo Orofino (tastiere) – che nel prossimo fine settimana sarà in viaggio in direzione Firenze per prendere parte alla fase finale del “Grande Nazione Contest” voluto e organizzato dai Litfiba in collaborazione con la nota emittente radiofonica Virgin Radio.
D: Ragazzi, 'male che vada' vi esibirete dinanzi a due mostri sacri del rock italiano, Piero Pelù e Ghigo Renzulli. Come vi state preparando a questo momento così importante?
R: «Molto emozionati ma nel contempo incredibilmente carichi, una caratteristica che ci ha sempre contraddistinto».
D: Convengo con voi che la domanda potrebbe essere scontata, ma non posso esimermi dal farla: cosa avete provato nel momento in cui Piero e Ghigo hanno pronunciato il vostro nome?
R: «Ci siamo sentiti come dei bambini che scartano i primi regali, un sentimento libero e tutto innocente che ci ha fatto capire come questa band sia davvero una famiglia unita».
D: Potreste anticiparci qualcosa in merito ai brani che eseguirete? È prevista l’esecuzione di qualche cover dei Litfiba in scaletta?
R:«Per quello che ci risulta no, sono pezzi tutti inediti. Presenteremo pezzi di forte impatto sonoro e di ferocia critica nei confronti di un sistema mangia - anime, il famoso “condominio italiano” una scatola senza uscite purtroppo».
D: Proprio quest’anno i Gadjos celebrano cinque di attività. Quanti e quali i momenti più difficili che la band ha attraversato?
R:«Sai noi veniamo dalla strada ma con delle radici profonde. Ogni giorno per noi è un momento sempre in bilico, Barletta è una realtà difficile da vivere da un punto di vista artistico. La nostra forza l’abbiamo raccolta nella nostra bottega (la nostra sala prove) ci sentiamo degli artigiani, abbiamo visto nascere e crescere le nostre figlie…le nostre canzoni inedite…».
D: Cinque anni di attività che sono sfociati nell’ep “Deviazioni ottiche” pubblicato qualche tempo fa. Cosa avete raccontato nel vostro primo lavoro?
R:«L’ep è figlio di un forte disagio che attraversavamo in quei periodi, ci sentivamo giovani spiattellati qua e la senza un percorso preciso da fare. Intorno a noi vedevamo coetanei e ragazzi più giovani rincoglioniti da una propaganda televisiva fasulla La cultura andava a farsi fottere, lo slogan “bello e ricco in tv” era stampato in ogni cervello. Ci siamo sentiti in dovere di scrivere canzoni che potessero aprire uno spiraglio diverso e di profonda riflessione, il progetto sonoro di quel disco è “stratostissimo”, eravamo in fase hard rock dalla testa agli spermatozoi!».
D: Ragazzi, in quasi 5 anni di attività quale il complimento più bello che avete ricevuto? Quale la critica più cattiva che vi è stata vomitata addosso? Insomma, la gente di voi dice….?
R:« A Canosa di Puglia durante un live ci dissero che eravamo una band con 2 coglioni enormi ma con un cuore ancora più grande! Sono soddisfazioni, specie per chi propone inediti, ci hanno anche massacrato per carità ma alla fine va bene purché si parli sempre dei Gadjos».
D: Qual è il brano a cui siete maggiormente legati? Tra i vostri pezzi, quale più di tutti lo definireste scomodo è davvero rock nel senso puro del termine?
R:«”Giungla selvaggia” e “generazione”, o “deviazioni ottiche”, un inno alla ribellione ma fatta con intelligenza».
D:Ora un piccolo gioco di immaginazione. Immaginiamo per un momento di chiudere gli occhi e svestire i panni della band e vestire quindi quelle di un normale ascoltatore. Immaginiamo di mettere in un cd un vostro brano tra i tanti: da cosa si distinguerebbe? Cosa lo rende diverso e particolare?
R:« Questo non lo sappiamo di preciso, di sicuro cerchiamo di trasmettere un emozione sonora e di tematica a 360 gradi per il semplice motivo tutto quello che componiamo e’ un pezzo profondo e vissuto di ognuno di noi».
D: Quanto è difficile per una band emergente quale voi siete fare musica e cercare di affermarsi al pubblico?
R:« Oggi come oggi è difficilissimo, siamo capitati nel momento peggiore ma l’istinto rock ci impone di andare avanti, sdoganare l’impero reality, vivere la musica 100% live solo suonando tanto dal vivo potremo crearci un percorso duraturo, senza meta, fare la boy band non ci è mai interessato, fare i rocker è una cosa che ci appartiene troppo!».
D: Ragazzi, dopo Firenze cosa c’è nel futuro dei Gadjos?
R:« Un nuovo disco in preparazione e tanti live, con l’entusiasmo di sempre quello che noi porteremo a Firenze».
D: Ragazzi, 'male che vada' vi esibirete dinanzi a due mostri sacri del rock italiano, Piero Pelù e Ghigo Renzulli. Come vi state preparando a questo momento così importante?
R: «Molto emozionati ma nel contempo incredibilmente carichi, una caratteristica che ci ha sempre contraddistinto».
D: Convengo con voi che la domanda potrebbe essere scontata, ma non posso esimermi dal farla: cosa avete provato nel momento in cui Piero e Ghigo hanno pronunciato il vostro nome?
R: «Ci siamo sentiti come dei bambini che scartano i primi regali, un sentimento libero e tutto innocente che ci ha fatto capire come questa band sia davvero una famiglia unita».
D: Potreste anticiparci qualcosa in merito ai brani che eseguirete? È prevista l’esecuzione di qualche cover dei Litfiba in scaletta?
R:«Per quello che ci risulta no, sono pezzi tutti inediti. Presenteremo pezzi di forte impatto sonoro e di ferocia critica nei confronti di un sistema mangia - anime, il famoso “condominio italiano” una scatola senza uscite purtroppo».
D: Proprio quest’anno i Gadjos celebrano cinque di attività. Quanti e quali i momenti più difficili che la band ha attraversato?
R:«Sai noi veniamo dalla strada ma con delle radici profonde. Ogni giorno per noi è un momento sempre in bilico, Barletta è una realtà difficile da vivere da un punto di vista artistico. La nostra forza l’abbiamo raccolta nella nostra bottega (la nostra sala prove) ci sentiamo degli artigiani, abbiamo visto nascere e crescere le nostre figlie…le nostre canzoni inedite…».
D: Cinque anni di attività che sono sfociati nell’ep “Deviazioni ottiche” pubblicato qualche tempo fa. Cosa avete raccontato nel vostro primo lavoro?
R:«L’ep è figlio di un forte disagio che attraversavamo in quei periodi, ci sentivamo giovani spiattellati qua e la senza un percorso preciso da fare. Intorno a noi vedevamo coetanei e ragazzi più giovani rincoglioniti da una propaganda televisiva fasulla La cultura andava a farsi fottere, lo slogan “bello e ricco in tv” era stampato in ogni cervello. Ci siamo sentiti in dovere di scrivere canzoni che potessero aprire uno spiraglio diverso e di profonda riflessione, il progetto sonoro di quel disco è “stratostissimo”, eravamo in fase hard rock dalla testa agli spermatozoi!».
D: Ragazzi, in quasi 5 anni di attività quale il complimento più bello che avete ricevuto? Quale la critica più cattiva che vi è stata vomitata addosso? Insomma, la gente di voi dice….?
R:« A Canosa di Puglia durante un live ci dissero che eravamo una band con 2 coglioni enormi ma con un cuore ancora più grande! Sono soddisfazioni, specie per chi propone inediti, ci hanno anche massacrato per carità ma alla fine va bene purché si parli sempre dei Gadjos».
D: Qual è il brano a cui siete maggiormente legati? Tra i vostri pezzi, quale più di tutti lo definireste scomodo è davvero rock nel senso puro del termine?
R:«”Giungla selvaggia” e “generazione”, o “deviazioni ottiche”, un inno alla ribellione ma fatta con intelligenza».
D:Ora un piccolo gioco di immaginazione. Immaginiamo per un momento di chiudere gli occhi e svestire i panni della band e vestire quindi quelle di un normale ascoltatore. Immaginiamo di mettere in un cd un vostro brano tra i tanti: da cosa si distinguerebbe? Cosa lo rende diverso e particolare?
R:« Questo non lo sappiamo di preciso, di sicuro cerchiamo di trasmettere un emozione sonora e di tematica a 360 gradi per il semplice motivo tutto quello che componiamo e’ un pezzo profondo e vissuto di ognuno di noi».
D: Quanto è difficile per una band emergente quale voi siete fare musica e cercare di affermarsi al pubblico?
R:« Oggi come oggi è difficilissimo, siamo capitati nel momento peggiore ma l’istinto rock ci impone di andare avanti, sdoganare l’impero reality, vivere la musica 100% live solo suonando tanto dal vivo potremo crearci un percorso duraturo, senza meta, fare la boy band non ci è mai interessato, fare i rocker è una cosa che ci appartiene troppo!».
D: Ragazzi, dopo Firenze cosa c’è nel futuro dei Gadjos?
R:« Un nuovo disco in preparazione e tanti live, con l’entusiasmo di sempre quello che noi porteremo a Firenze».