di Nicola Ricchitelli. È con grande piacere, che quest’oggi ospitiamo nella consueta rubrica “L’Intervista” il grande attore e comico romano Enrico Brignano. Ad Enrico il ringraziamento da parte di chi vi scrive e da parte della redazione tutta per aver onorato la nostra piccola realtà giornalistica con le sue testimonianze.
D: Enrico, tra qualche giorno inizierai a girare proprio qui in Puglia il film di Andrea Zaccariello ''Ci vediamo domani''. Ci puoi anticipare per sommi capi di cosa parlerà questo tuo nuovo lavoro?
R:« E' una commedia che racconta di un ragazzo rimasto senza lavoro che si trasferisce in un paesino del Sud perchè ha perso il lavoro. Arrivato li si rende conto che il paese è popolato principalmente di persone molto anziane e quindi decide di aprire un'agenzia di pompe funebri. Ma non sa che quel paesino è famoso per essere il posto con il più alto tasso di longevità e quindi la sua nuova avventura di lavoro sembra naufragare. Questo è l'incipit del racconto che, come tutte le commedie all'italiana che si rispettino, prende spunto da una situazione attuale estremizzandone i contenuti sia per far ridere che per far ragionare...».
D: Ci descrivi la personalità di un romano avente origini abruzzesi e siciliane?
R:« Come tutti gli abruzzesi ho la testa dura, e come loro sono un grande lavoratore. Dei siciliani invece ho il comportamento focoso e spesso anche impulsivo...o "fumantino" come diciamo noi a Roma. Insomma, un bel "mix"».
D: Enrico, i tuoi esordi sono riconducibili alla partecipazione a “La sai l’ultima” – come concorrente - nei primi anni '90, che ricordi conservi di quel periodo?
R:« Ero agli inizi, ma era come fosse oggi. Certo oggi sono più "padrone" delle miei emozioni, mi muovo con maggiore sicurezza davanti alla telecamera, ma l'impegno e la dedizione sono gli stessi».
D: Quanto è difficile fa ridere? È vero quello che sosteneva Vittorio De Sica che «far piangere è più facile che far ridere»? A proposito di “far piangere”, hai mai pensato di immedesimarti in ruoli drammatici?
R:« Certo, e in teatro ho messo in scena "Rugantino" al Teatro Sistina, che pur essendo una commedia, finisce con la tragica morte del protagonista. Mi piacerebbe poter interpretare un ruolo drammatico anche al cinema o in una fiction televisiva...e magari è solo questione di tempo...».
D: Enrico, anno 1998, prima serie di Un medico in Famiglia – dove interpreti Giacinto – può dirsi quello il personaggio che ha dato una svolta alla tua carriera?
R:« Sicuramente mi ha dato una grande popolarità, ma ritengo che la vera svolta sia arrivata dopo la mia partecipazione a Zelig, molti anni dopo. Grazie alla mia partecipazione a Zelig mi sono fatto conoscere nel mio specifico, il teatro, e da allora ho cominciato a organizzare le mie tournèe in tutta Italia con un grandissimo successo di pubblico».
Enrico Brignano negli inediti panni di 'Iena' affianca Ilary Blasi su Italia 1 |
D: Negli ultimi tempi hai affiancato Ilary Blasi nella conduzione de “Le Iene”. Come hai vissuto l’esperienza di iena?
R:« Ringrazio Parenti per avermi chiamato, e avermi fatto partecipare ad una delle trasmissioni a cui il pubblico è più affezionato. Gli inviati delle Iene sono dei veri paladini di giustizia, non si fermano davanti a niente e poterli affiancare è stato molto piacevole, in quel gruppo di lavoro ti senti parte di qualcosa di importante, non stati semplicemente facendo televisione».
D: Enrico, se ti dicessi 17 Agosto 2011, quali ricordi ti affiorano alla mente? Può dirsi quello il giorno più difficile della tua carriera? A proposito di tuo padre, proprio il 18 maggio sarà nelle librerie il libro “Tutto suo padre” – edito Rizzoli – non un estratto dello spettacolo ma un libro autobiografico corredato da molte foto personali, cosa ci puoi anticipare di questo progetto letterario?
R:« Racconto di nonni emigrati e borgate romane, di grigliate di massa in pineta e scarpe strette, di un mondo costruito sulle cambiali e di una nonna genialmente affabulatrice. Soprattutto racconto di mio padre Antonino detto Nino».
D: Enrico, “Tutto suo padre”, per l’appunto. Chi era papà Nino?
R:« Mio padre, a differenza di me, aveva poche parole, ma non per questo meno sentimenti. Aveva un senso della giustizia molto spiccato. E poi perdeva il controllo. Anche a me succede alcune volte, e faccio di tutto per riacquistarlo. Ma quando vedo un'ingiustizia lo perdo, e devo agire. Lavorare a Le lene mi ha un po' indurito, perché purtroppo lì se ne vedono di tutti i colori: servizi sulla pedofilia, sul malaffare. Quando vedo dei politici ciarlatani mi viene da fare il Robin Hood, e quando sono sul palcoscenico passo subito all'invettiva, e oggi come oggi è rischioso. Siccome arrivo a parlare davanti a 7-8 mila persone tutte insieme, ho grandi responsabilità, per cui mi devo frenare. Però questo modo sanguigno l'ho ereditato da mio padre».