di Nicola Ricchitelli. La vicenda della maestra di Castello di Serravalle sta invadendo in lungo e in largo le pagine dei giornali in ogni parte dello stivale. Una vicenda dove è l’ipocrisia a farla da filo conduttore, non tralasciando quel mix di falso perbenismo, invidia e cattiveria che sta contraddistinguendo i vari attori coinvolti in tutto ciò. Sono bastati infatti alcuni scatti in pose osé per giustificare quanto accaduto in questi mesi alla signora Michela Roth, che ha visto in un brevissimo lasso di tempo sfilarsi ad uno ad uno i suoi piccoli alunni dall'asilo nel quale insegna.
D:Ospite quest’oggi della rubrica “L’Intervista” Michela Roth, la maestra di Castello di Serravalle passata agli onori delle cronache come la maestra sexy. Signora Roth, dell’appellativo “maestra sexy”ne è più lusingata o infastidita?
R:« Meglio “maestra sexy” che “maestra orco”, non crede?».
D: Cosa vuol dire per lei insegnare ed essere un insegnante?
R:« E’come una torta dove troviamo tante virtù: sincerità, umiltà, lealtà, semplicità, responsabilità, perseveranza ma la base fondamentale è l' AMORE (verso il prossimo,verso l'infanzia)».
D: Signora Roth, di lei sappiamo essere originaria degli Stati Uniti; pensa che sarebbe successo anche là quello che sta accadendo qua in Italia?
R:« In Italia la situazione è molto grave: il fatto che molte famiglie vivano con un solo reddito le rende particolarmente fragili e penalizza i bambini costretti spesso a vivere in situazioni difficili. Molte famiglie monoreddito tendono a restare tali anche perché il sistema fiscale non incoraggia il rientro al lavoro, ma gli ostacoli al rientro al lavoro sono molti e, soprattutto per le giovani famiglie, sono collegabili anche all’accesso ai servizi all’infanzia. In Italia infatti, nonostante buoni miglioramenti registrati negli ultimi anni, la scarsità e inefficienza dei servizi all’infanzia è ancora molto diffusa e lo stato Italiano non è in grado di elargire i contributi per i servizi all'infanzia. Molte strutture scolastiche sono state costruite negli anno 1960 senza sicurezza per i bambini ed il personale è sempre più scarso».
D: Quali le differenze tra la nostra società e quella americana?
R:«La cultura americana è un MELTIN POT , non esiste il pregiudizio, la diversità è considerata un valore aggiunto e la meritocrazia è un dato di fatto in ogni campo professionale».
D: Signora Roth, a suo modo di vedere nella vicenda narrata in lungo e in largo da tv e pagine giornali, quanto c’è di perbenismo, invidia e ipocrisia?
R:«Un cocktail micidiale, che fa solo male a tutti... Solo superando diffidenze ed ipocrisie si può arrivare a capire che siamo tutti uguali, abbiamo tutti gli stessi sensi, e che tutti abbiamo bisogno di amore e felicità».
D: Immagini per un momento di ritrovarsi dall’altra parte della staccionata: che reazione avrebbe se l’insegnante di suo figlio/a venisse ritratta in pose sexy e le sue foto vagassero in lungo e in largo per le vie del web? Quale sarebbe la sua reazione?
R:« Se mia figlia è felice di stare con la sua maestra, io sono tranquilla e felice... tutto il resto non m'interessa. Nella vita privata tutti sono liberi di fare quello che ritengono opportuno di fare se non danneggia il prossimo».
D: Signora Roth, se potesse tornare indietro rifarebbe quegli scatti?
R:« Si, certo».
D: Di tutta questa vicenda si è parlato in lungo e in largo delle reazioni delle mamme, meno però di quelle dei papà; in fondo ogni bambino ha un padre ed una madre. Nella vicenda che ruolo hanno avuto i padri dei bambini?
R:« Un solo papà ha avuto il coraggio di parlarmi chiedendo scusa. Nessuno, tra i genitori che si sono ritirati, ha avuto il coraggio di alzare lo sguardo».
D: Signora Roth, nella vicenda in questione il popolo di internet ha letteralmente preso le sue difese. Quanti i messaggi di solidarietà ricevuti in questo ultimo periodo?
R:« Più di 500.000».
D: Vi sono mamme che le hanno mostrato la propria solidarietà?
R:« Si, fortunatamente ci sono anche tante mamme e nonne che mi stanno vicino!»
D: Signora Roth, quale futuro intravede per questa vicenda? Se un giorno non dovesse più fare l’insegnante cosa le piacerebbe fare?
R:« Non faccio più l'insegnante, quindi mi piacerebbe essere semplicemente me stessa! Intanto ho ingaggiato come agente e ufficio stampa Cosmo de La Fuente, il quale ha un sacco di programmi su di me».
(Foto: Michela Barricata)
D:Ospite quest’oggi della rubrica “L’Intervista” Michela Roth, la maestra di Castello di Serravalle passata agli onori delle cronache come la maestra sexy. Signora Roth, dell’appellativo “maestra sexy”ne è più lusingata o infastidita?
R:« Meglio “maestra sexy” che “maestra orco”, non crede?».
D: Cosa vuol dire per lei insegnare ed essere un insegnante?
R:« E’come una torta dove troviamo tante virtù: sincerità, umiltà, lealtà, semplicità, responsabilità, perseveranza ma la base fondamentale è l' AMORE (verso il prossimo,verso l'infanzia)».
D: Signora Roth, di lei sappiamo essere originaria degli Stati Uniti; pensa che sarebbe successo anche là quello che sta accadendo qua in Italia?
R:« In Italia la situazione è molto grave: il fatto che molte famiglie vivano con un solo reddito le rende particolarmente fragili e penalizza i bambini costretti spesso a vivere in situazioni difficili. Molte famiglie monoreddito tendono a restare tali anche perché il sistema fiscale non incoraggia il rientro al lavoro, ma gli ostacoli al rientro al lavoro sono molti e, soprattutto per le giovani famiglie, sono collegabili anche all’accesso ai servizi all’infanzia. In Italia infatti, nonostante buoni miglioramenti registrati negli ultimi anni, la scarsità e inefficienza dei servizi all’infanzia è ancora molto diffusa e lo stato Italiano non è in grado di elargire i contributi per i servizi all'infanzia. Molte strutture scolastiche sono state costruite negli anno 1960 senza sicurezza per i bambini ed il personale è sempre più scarso».
D: Quali le differenze tra la nostra società e quella americana?
R:«La cultura americana è un MELTIN POT , non esiste il pregiudizio, la diversità è considerata un valore aggiunto e la meritocrazia è un dato di fatto in ogni campo professionale».
D: Signora Roth, a suo modo di vedere nella vicenda narrata in lungo e in largo da tv e pagine giornali, quanto c’è di perbenismo, invidia e ipocrisia?
R:«Un cocktail micidiale, che fa solo male a tutti... Solo superando diffidenze ed ipocrisie si può arrivare a capire che siamo tutti uguali, abbiamo tutti gli stessi sensi, e che tutti abbiamo bisogno di amore e felicità».
D: Immagini per un momento di ritrovarsi dall’altra parte della staccionata: che reazione avrebbe se l’insegnante di suo figlio/a venisse ritratta in pose sexy e le sue foto vagassero in lungo e in largo per le vie del web? Quale sarebbe la sua reazione?
R:« Se mia figlia è felice di stare con la sua maestra, io sono tranquilla e felice... tutto il resto non m'interessa. Nella vita privata tutti sono liberi di fare quello che ritengono opportuno di fare se non danneggia il prossimo».
D: Signora Roth, se potesse tornare indietro rifarebbe quegli scatti?
R:« Si, certo».
D: Di tutta questa vicenda si è parlato in lungo e in largo delle reazioni delle mamme, meno però di quelle dei papà; in fondo ogni bambino ha un padre ed una madre. Nella vicenda che ruolo hanno avuto i padri dei bambini?
R:« Un solo papà ha avuto il coraggio di parlarmi chiedendo scusa. Nessuno, tra i genitori che si sono ritirati, ha avuto il coraggio di alzare lo sguardo».
D: Signora Roth, nella vicenda in questione il popolo di internet ha letteralmente preso le sue difese. Quanti i messaggi di solidarietà ricevuti in questo ultimo periodo?
R:« Più di 500.000».
D: Vi sono mamme che le hanno mostrato la propria solidarietà?
R:« Si, fortunatamente ci sono anche tante mamme e nonne che mi stanno vicino!»
D: Signora Roth, quale futuro intravede per questa vicenda? Se un giorno non dovesse più fare l’insegnante cosa le piacerebbe fare?
R:« Non faccio più l'insegnante, quindi mi piacerebbe essere semplicemente me stessa! Intanto ho ingaggiato come agente e ufficio stampa Cosmo de La Fuente, il quale ha un sacco di programmi su di me».
(Foto: Michela Barricata)