di Dario Durante. «Si rischia la distruzione dell'ecosistema costiero». Il Wwf di Taranto interviene sul progetto del nuovo porto turistico a Marina di Pulsano, sul versante orientale della provincia ionica.
Secondo l'associazione ambientalista, infatti, si tratta di «un'opera dalle dimensioni spropositate, una vera e propria montagna di cemento versata in mezzo al mare cristallino del Salento. Ancora una volta siamo di fronte ad un potenziale ecomostro che rischierebbe, se realizzato, di compromettere la bellezza dei luoghi, sfregiare irrimediabilmente l’ecosistema marino e cementificare il territorio».
Alla conferenza dei servizi, convocata a Bari presso la sede dell’Ufficio Programmazione V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale) e Politiche Energetiche della Regione Puglia, il Wwf, rappresentata dal dottore di ricerca in Scienza Ambientali Rossella Baldacconi, ha sottolineato la presenza nell’area marina oggetto dell’intervento «di un habitat di interesse comunitario come le grotte sommerse, nonché di numerose specie animali protette da quattro convenzioni internazionali recepite in Italia» come la spugna da bagno Spongia officinalis, la ciprea Luria lurida, la magnosa e la grande cernia bruna, specie a rischio di estinzione perché pescata per decenni in modo sconsiderato.
Piante e animali marini, dunque, non comuni o addirittura rari, che difficilmente potrebbero sopravvivere con un'opera i cui benefici sono messi in discussione dal referente per la biodiversità del WWF Puglia Mauro Sasso, il quale si attende «una seria considerazione delle osservazioni non solo da parte della Commissione esaminatrice ma anche della Sovrintendenza dei Beni Archeologici di Taranto che dovrà valutare la presenza di opere umane di interesse storico nella zona».
Da qui, quindi, la richiesta di valutare attentamente la possibilità di cambiare la zona di costruzione del porto, proposta tra l'altro già sostenuta da tempo da Legambiente Pulsano, dal circolo locale “Sinistra, Ecologia e Libertà” e dal movimento femminile “Se non ora quando”.
Secondo l'associazione ambientalista, infatti, si tratta di «un'opera dalle dimensioni spropositate, una vera e propria montagna di cemento versata in mezzo al mare cristallino del Salento. Ancora una volta siamo di fronte ad un potenziale ecomostro che rischierebbe, se realizzato, di compromettere la bellezza dei luoghi, sfregiare irrimediabilmente l’ecosistema marino e cementificare il territorio».
Alla conferenza dei servizi, convocata a Bari presso la sede dell’Ufficio Programmazione V.I.A. (Valutazione Impatto Ambientale) e Politiche Energetiche della Regione Puglia, il Wwf, rappresentata dal dottore di ricerca in Scienza Ambientali Rossella Baldacconi, ha sottolineato la presenza nell’area marina oggetto dell’intervento «di un habitat di interesse comunitario come le grotte sommerse, nonché di numerose specie animali protette da quattro convenzioni internazionali recepite in Italia» come la spugna da bagno Spongia officinalis, la ciprea Luria lurida, la magnosa e la grande cernia bruna, specie a rischio di estinzione perché pescata per decenni in modo sconsiderato.
Piante e animali marini, dunque, non comuni o addirittura rari, che difficilmente potrebbero sopravvivere con un'opera i cui benefici sono messi in discussione dal referente per la biodiversità del WWF Puglia Mauro Sasso, il quale si attende «una seria considerazione delle osservazioni non solo da parte della Commissione esaminatrice ma anche della Sovrintendenza dei Beni Archeologici di Taranto che dovrà valutare la presenza di opere umane di interesse storico nella zona».
Da qui, quindi, la richiesta di valutare attentamente la possibilità di cambiare la zona di costruzione del porto, proposta tra l'altro già sostenuta da tempo da Legambiente Pulsano, dal circolo locale “Sinistra, Ecologia e Libertà” e dal movimento femminile “Se non ora quando”.