Semipresidenzialismo alla prova del Senato


di Redazione. Momento verita' sulle riforme. E' stato infatti fissato per lunedi' 11 giugno alle 20 il termine per la presentazione degli emendamenti al ddl di riforme costituzionali che giovedi' 7 giugno sara' incardinato per l'esame dell'Aula di Palazzo Madama, secondo quanto ha stabilito ieri la conferenza dei capigruppo del Senato.

Il ddl contiene scelte istituzionali su cui si era raggiunta l'unita' bipartisan tra Pd, Pdl e Terzo Polo: fine del bicameralismo perfetto, riduzione dei parlamentari, piu' poteri per il premier, possibilita' della sfiducia costruttiva nei confronti del governo. Ma ora i riflettori sono puntati sulla proposta di semipresidenzialismo fatta da Silvio Berlusconi e Angelino Alfano la scorsa settimana.

Se il Pdl ha davvero intenzione di spingere l' acceleratore sul semipresidenzialismo, ha ora l'opportunita' di presentare ufficialmente un emendamento per la discussione dell'Aula del Senato nel quale precisare i poteri che avrebbe un presidente della Repubblica eletto non piu' dal Parlamento bensi' direttamente dai cittadini. Il Pdl, che si rifa' al modello istituzionale francese, accompagnerebbe questa proposta con una riforma della legge elettorale che preveda un doppio turno di collegio. Ipotesi quest'ultima che tradizionalmente non dispiace al Pd.

La formalizzazione della proposta di semipresidenzialismo sarà esaminata nella riunione plenaria dei gruppi di Camera e Senato del Pdl fissata per domani mattina alle 9,30. Si discutera' sia delle riforme costituzionali all'ordine del giorno di Palazzo Madama, sia dello stato di salute del partito.

Qualora il Pdl ufficializzi la sua proposta in un emendamento, il modello del semipresidenzialismo implicherebbe l'azzeramento del ddl sulle riforme costituzionali di cui sta discutendo il Senato e l'avvio del confronto tra le forze politiche su tutto cio' che a livello istituzionale dovrebbe accompagnare l'elezione diretta del presidente della Repubblica.

Lo scetticismo con cui il Pd ha risposto alla proposta di Berlusconi e Alfano (''Troppo tardi, non ci sono i tempi per una seria discussione'', ha dichiarato il segretario Pier Luigi Bersani) rende difficile che l'ipotesi del semipresidenzialismo possa avere delle chance di successo.

Ipotesi quest'ultima che non entusiasma i centristi dell'Udc ma che potrebbe essere accettata da Pier Ferdinando Casini se prendesse forma quella ''federazione dei moderati'' di cui si discute nel centrodestra dopo il risultato delle elezioni amministrative. Il leader dell'Udc, che ha abbandonato la tradizionale posizione favorevole a una legge elettorale proporzionale per superare il bipolarismo, non si e' infatti dichiarato pregiudizialmente contrario al semipresidenzialismo e al doppio turno.

Sull'emendamento del Pdl potrebbe pero' convergere la Lega Nord. In questo caso ci sarebbe la rinascita della vecchia maggioranza che sosteneva il governo Berlusconi. Sul tema sensibile delle riforme costituzionali e' tuttavia difficile procedere a colpi di maggioranza. E per giunta con una maggioranza che non coincide con quella che sostiene l'attuale governo guidato da Mario Monti.

Ora la parola spetta all'Aula, dove l'impasse che si potrebbe determinare con il non accordo sul semipresidenzialismo finirebbe per recidere le residue possibilita' che nella primavera del 2013 si vada a votare con una nuova legge elettorale. Il mantenimento del ''porcellum'', che da' ai vertici dei partiti la possibilita' di decidere gli eletti senza il concorso delle preferenze a disposizione degli elettori e incentiva il formarsi delle coalizioni, non dispiacerebbe ne' al Pdl ne' al Pd nel caso del venir meno del dialogo sulle riforme costituzionali.