BARI. «Il ruolo della Provincia nell’operazione “Dirty water” è stato assolutamente determinante ed utile alle autorità competenti per andare a fondo sulla vicenda».
E’ quanto afferma il Presidente della Provincia di Barletta - Andria - Trani, Francesco Ventola, in merito all’operazione condotta dal gruppo della Guardia di Finanza di Barletta e dalla Capitaneria di porto di Bari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Trani, che ha portato al sequestro probatorio dei quattro impianti di depurazione delle acque reflue di Molfetta, Trani, Barletta e Andria ed alla notifica di 21 informazioni di garanzia.
«Proprio perché a conoscenza delle condizioni critiche in cui versano i depuratori delle tre città cocapoluogo, i nostri uffici competenti non hanno rilasciato la proroga per l’autorizzazione allo scarico dei reflui - spiega Ventola -. In un tavolo tecnico del 5 marzo scorso, infatti, la Provincia asseriva che “in considerazione del ripetuto superamento dei limiti tabellari previsti dalla normativa vigente, lo scarico delle acque reflue derivanti dai depuratori potesse rappresentare una fonte di inquinamento del sottosuolo ed un potenziale pericolo per la salute pubblica; condizioni che non permettono alla Provincia di rilasciare alcuna autorizzazione”. Considerazione praticamente identica veniva formulata in un altro atto pubblico del 27 marzo, quando in una Conferenza dei Servizi veniva ribadito il diniego dell’autorizzazione. E’ sufficiente dare lettura a questi documenti, puntualmente riportati dagli organi di informazione, per comprendere il ruolo decisivo assunto dalla Provincia da cui è scaturita l’operazione - conclude Ventola -. A questo punto, non resta che attendere fiduciosi che la Magistratura competente faccia il suo corso, facendo pienamente luce sulla vicenda».
L’Assessore alle Risorse Naturali, Politiche Ambientali e Difesa del Suolo della Provincia di Barletta - Andria - Trani, Gennaro Cefola, entra nello specifico. «Dopo il formale trasferimento dei fascicoli relativi ai depuratori cittadini ricadenti nei propri limiti amministrativi, avvenuto a partire dalla metà di febbraio 2010, la Provincia ha avviato le proprie attività amministrative che inizialmente si sono concentrate nel ricostruire l’iter istruttorio effettuato dalle Province madri in un arco temporale ventennale - ha spiegato Cefola -. Dopo aver preso visione delle criticità connesse alla gestione dei depuratori cittadini ed in particolare di quelli a servizio dei Comuni di Andria e Trani e aver constatato il reiterato superamento dei valori limite degli scarichi previsti dalla normativa ambientale, il Settore Ambiente della Provincia, interessato oltre che da un’attività di controllo sui predetti scarichi anche dalle attività procedimentali finalizzate al rilascio del titolo autorizzativo mai precedentemente concesso (per l’esistenza di problematiche già conosciute dagli altri Enti interessati), ha riavviato le laboriose procedure di controllo, invitando tutti i soggetti coinvolti a partecipare a tavoli tecnici e conferenze di servizi finalizzate a dare impulso, ciascuno per le proprie competenze ai procedimenti autorizzatori rimasti per anni non conclusi, anche al fine di comprendere le ragioni delle anomalie emerse dalle analisi trasmesse dall’Arpa Puglia. Nel caso specifico di Trani, la Provincia aveva già segnalato all’Ato, sin dal 20 maggio del 2011, che avrebbe subordinato qualsiasi ipotesi autorizzatoria alla definizione dello stato di realizzazione degli interventi di adeguamento dell’impianto di depurazione e alla formulazione di un cronoprogramma delle attività da porre in essere una volta aver individuato la copertura finanziaria. All’esito dell’istruttoria, alla quale sono stati sempre invitati l’Arpa Puglia Dap Bat, l’Asl Bat, la Regione Puglia, l’Aqp e Pura Depurazione srl, le Amministrazioni comunali ed altri soggetti istituzionali coinvolti, preso atto della non assentibilità degli impianti di Andria e Trani, ha puntualmente trasmesso alla Procura della Repubblica le risultanze definitive della complessa attività istruttoria che riguardava impianti di depurazione le cui criticità , peraltro preesistenti alla nascita di questa Provincia, non sono certo a noi imputabili. I provvedimenti giudiziari - conclude Cefola - fanno esplicito riferimento alle risultanze di un’attività istruttoria alla quale è proprio la Provincia che ha ridato impulso notiziandone formalmente la Procura».
E’ quanto afferma il Presidente della Provincia di Barletta - Andria - Trani, Francesco Ventola, in merito all’operazione condotta dal gruppo della Guardia di Finanza di Barletta e dalla Capitaneria di porto di Bari, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Trani, che ha portato al sequestro probatorio dei quattro impianti di depurazione delle acque reflue di Molfetta, Trani, Barletta e Andria ed alla notifica di 21 informazioni di garanzia.
«Proprio perché a conoscenza delle condizioni critiche in cui versano i depuratori delle tre città cocapoluogo, i nostri uffici competenti non hanno rilasciato la proroga per l’autorizzazione allo scarico dei reflui - spiega Ventola -. In un tavolo tecnico del 5 marzo scorso, infatti, la Provincia asseriva che “in considerazione del ripetuto superamento dei limiti tabellari previsti dalla normativa vigente, lo scarico delle acque reflue derivanti dai depuratori potesse rappresentare una fonte di inquinamento del sottosuolo ed un potenziale pericolo per la salute pubblica; condizioni che non permettono alla Provincia di rilasciare alcuna autorizzazione”. Considerazione praticamente identica veniva formulata in un altro atto pubblico del 27 marzo, quando in una Conferenza dei Servizi veniva ribadito il diniego dell’autorizzazione. E’ sufficiente dare lettura a questi documenti, puntualmente riportati dagli organi di informazione, per comprendere il ruolo decisivo assunto dalla Provincia da cui è scaturita l’operazione - conclude Ventola -. A questo punto, non resta che attendere fiduciosi che la Magistratura competente faccia il suo corso, facendo pienamente luce sulla vicenda».
L’Assessore alle Risorse Naturali, Politiche Ambientali e Difesa del Suolo della Provincia di Barletta - Andria - Trani, Gennaro Cefola, entra nello specifico. «Dopo il formale trasferimento dei fascicoli relativi ai depuratori cittadini ricadenti nei propri limiti amministrativi, avvenuto a partire dalla metà di febbraio 2010, la Provincia ha avviato le proprie attività amministrative che inizialmente si sono concentrate nel ricostruire l’iter istruttorio effettuato dalle Province madri in un arco temporale ventennale - ha spiegato Cefola -. Dopo aver preso visione delle criticità connesse alla gestione dei depuratori cittadini ed in particolare di quelli a servizio dei Comuni di Andria e Trani e aver constatato il reiterato superamento dei valori limite degli scarichi previsti dalla normativa ambientale, il Settore Ambiente della Provincia, interessato oltre che da un’attività di controllo sui predetti scarichi anche dalle attività procedimentali finalizzate al rilascio del titolo autorizzativo mai precedentemente concesso (per l’esistenza di problematiche già conosciute dagli altri Enti interessati), ha riavviato le laboriose procedure di controllo, invitando tutti i soggetti coinvolti a partecipare a tavoli tecnici e conferenze di servizi finalizzate a dare impulso, ciascuno per le proprie competenze ai procedimenti autorizzatori rimasti per anni non conclusi, anche al fine di comprendere le ragioni delle anomalie emerse dalle analisi trasmesse dall’Arpa Puglia. Nel caso specifico di Trani, la Provincia aveva già segnalato all’Ato, sin dal 20 maggio del 2011, che avrebbe subordinato qualsiasi ipotesi autorizzatoria alla definizione dello stato di realizzazione degli interventi di adeguamento dell’impianto di depurazione e alla formulazione di un cronoprogramma delle attività da porre in essere una volta aver individuato la copertura finanziaria. All’esito dell’istruttoria, alla quale sono stati sempre invitati l’Arpa Puglia Dap Bat, l’Asl Bat, la Regione Puglia, l’Aqp e Pura Depurazione srl, le Amministrazioni comunali ed altri soggetti istituzionali coinvolti, preso atto della non assentibilità degli impianti di Andria e Trani, ha puntualmente trasmesso alla Procura della Repubblica le risultanze definitive della complessa attività istruttoria che riguardava impianti di depurazione le cui criticità , peraltro preesistenti alla nascita di questa Provincia, non sono certo a noi imputabili. I provvedimenti giudiziari - conclude Cefola - fanno esplicito riferimento alle risultanze di un’attività istruttoria alla quale è proprio la Provincia che ha ridato impulso notiziandone formalmente la Procura».