BARI. La Direzione della UIL di Puglia e di Bari, riunitasi il giorno 22 maggio 2012, è unanime nel condannare il vile attentato di Brindisi, una barbarie dettata dall’odio che non deve restare impunita. La Direzione regionale della UIL, inoltre, propone di co-intitolare l’istituto “Morvillo-Falcone”, scenario dell’esplosione, a Melissa Bassi, giovanissima studentessa vittima dell’atto criminale.
La Direzione della UIL di Puglia e di Bari ritiene che
la crescita deve rappresentare il perno della politica economica e sociale del Paese. Le scelte dell’attuale Governo, imperniate esclusivamente su tagli indiscriminati dettati da fini ragionieristici, tasse e imposte selvagge, corrispondono a un rigore rivelatosi penalizzante solo per le classi sociali più in difficoltà. Il risultato è uno stato depressivo che non giova a nessuno, ma che anzi ha provocato un aumento del debito a 2000 miliardi, un balzo in avanti della disoccupazione, la dittatura del precariato specie fra giovani e donne, privati forzosamente di un futuro degno di tal nome ed un calo dei consumi e della produzione nazionale.
Eppure, i fondi per intraprendere un percorso nuovo, in cui occupazione e crescita siano al centro di un progetto economico-sociale che sappia guardare al futuro con ritrovato ottimismo, esistono. Basti pensare ai fondi comunitari bloccati da Tremonti, resi disponibili da Fitto e poi da Barca ed infine da Monti, che però si rischia di perdere per una decorrenza dei termini che suonerebbe a pesante bocciatura per un Esecutivo che sulla stampa dichiara invece di considerare il Sud d’Italia come una priorità assoluta.
Inoltre, il tanto invocato rigore ad ogni costo non è stato recepito dalla classe politica. La storia, purtroppo, si ripete: com’è possibile chiedere sacrifici di enorme portata ai cittadini senza fornire un esempio chiaro ed inequivocabile che parta dai dirigenti del paese? Ebbene, ciò non è avvenuto: la lotta agli sprechi e ai costi della politica, a cominciare dalla riforma del sistema di finanziamento pubblico ai partiti, è rimasto solo sulla carta, aggiungendo la beffa al danno di una recessione che, giorno dopo giorno, presenta un conto ogni volta più inquietante.
Così come sa di beffa l’appello a “unità e coraggio” lanciato dal Premier Monti, lo stesso che, assieme alla sua squadra di governo, ha imposto in maniera verticistica, tradendo il principio di concertazione, una delle manovre più inique che si ricordino, che lascerà un segno indelebile sulle pensioni e sui lavoratori, creando vere e proprie tragedie sociali come quella dei così detti “esodati”. Se davvero si vuole ripartire verso una nuova epoca di crescita e sviluppo, le decisioni devono necessariamente essere condivise dai cittadini e dalle parti sociali e non mero frutto di quanto scaturito dai vertici di Bruxelles o da quanto partorito in seno alla Bce.
Si evince, dalla politica adottata dall’attuale governo, un disegno ben definito che ha come obiettivo la demonizzazione della Pubblica Amministrazione, che porterà a un impoverimento dei servizi, non degno di un paese civile, in un clima di odio sociale insostenibile. E l’azzeramento del sindacato, ovvero di ogni garanzia per i lavoratori e per lo stato sociale. Lo stesso accanimento nei confronti dell’art. 18 pare più che altro una strategia per sviare l’attenzione dalla principale problematica che affligge l’Italia in questi tempi di buia crisi: l’assenza di nuova produzione e l’incapacità di creare nuovi posti di lavoro. Intanto, il suddetto accanimento nei confronti dell’art. 18 ha prodotto il controproducente risultato di “spaventare” i mercati internazionali, a discapito, ovviamente, della forza lavoro e delle aziende nazionali.
La situazione attuale non può essere ulteriormente tollerata. Il 2 giugno, nel giorno della Festa della Repubblica, per la prima volta il Sindacato manifesterà contro la politica economica di questo governo. Saremo in 60mila in piazza, 2mila dalla Puglia, pronti a far sentire la nostra voce, con forza, determinazione, coraggio. E, qualora le intenzioni dell’Esecutivo non dovessero cambiare, la Direzione della UIL di Puglia ritiene di dover passare allo sciopero generale unitario.
In Puglia la disamina della situazione non è certo più rosea: la politica degli annunci continua a farla da padrona, quando invece bisognerebbe intervenire con solerzia per evitare un pericoloso effetto domino ed un nuovo boom della emigrazione giovanile verso nuovi mercati, con perdita di ulteriori risorse per il Mezzogiorno. Inoltre vanno fomentati processi burocratici che portino all’apertura di piccoli e grandi cantieri, coinvolgendo, in un progetto condiviso mirato alla crescita ed all’occupazione, le grandi stazioni appaltanti, restituendo efficienza al sistema dei trasporti ed alle infrastrutture regionali affinché agiscano da volano per una migliore competitività delle eccellenze produttive regionali, dando vita, attraverso una concertazione seria, ad un’accelerazione nell’utilizzazione dei fondi Por 2007/2013, acquisito che tuttora debbono essere ancora spesi quelli del 2000/2006, mentre a livello europeo si stanno già definendo quelli relativi al periodo 2014/2020.