Vendola a Mesagne per la 'Marcia della legalità'


MESAGNE (BR). “Quando combattiamo le mafie, lo facciamo perché innanzitutto esse feriscono la bellezza”. Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola intervenendo questa mattina a Mesagne alla Marcia per la Legalità organizzata dal Comune di Mesagne e dalle associazioni del territorio.
“La Puglia – ha spiegato Vendola – era una terra interessante perché moderna e perché non conosceva mafie di tipo tradizionale. Qui fino agli anni 70 conoscevamo una normale criminalità soprattutto dedita al contrabbando di sigarette. Ma poi le grandi mafie tradizionali hanno guardato alla Puglia come a una terra vergine da conquistare. Fu il capo della camorra napoletana Raffaele Cutolo a scendere di persona a Lucera nel 1979 per provare a camorrizzare la Puglia. Un’opera di colonizzazione criminale da Napoli via Foggia per invadere il nostro territorio con i guappi e le camorre. E da Sud fu la Calabria dei fratelli Modeo che mise piede e radici a Taranto per cercare di ndranghetizzare la Puglia vista come una terra  di conquista. E anche Cosa Nostra aveva impiantato alcuni semi già dagli anni ’60 quando i boss da Palermo transitavano presso la Corte d’Assise d’Appello per i processi che in quegli anni si stavano celebrando a Bari e, nei loro periodi di permanenza nelle prigioni pugliesi, affiliavano delinquenti e criminali del nostro territorio e provavano a spargere il loro messaggio di malvagità, intimidazione, violenza e omertà”.
“Qui a Mesagne – ha continuato il Presidente della Regione Puglia – in quegli anni accadde un fatto molto particolare. Contro i tentativi di colonizzazione mafiosa che venivano dal Nord e dal Sud, i criminali del posto si organizzarono per una specie di guerra d’indipendenza del crimine locale. Mesagne in quel momento ospitò il fondatore della Sacra Corona Unita ed ebbe nel corso degli anni, qui come in tutto il territorio brindisino, da dover imparare che cos’è il verbo del sangue, dell’omertà, dell’intimidazione e dell’omicidio”.
“Non dobbiamo mai dimenticare – ha evidenziato Vendola –  che Mesagne ha pagato un prezzo di sangue straordinario all’epopea dei criminali come Rogoli o Tonino Screti”.
Vendola si è poi rivolto ai tanti ragazzi che affollavano Piazza Orsini con bandiere e striscioni colorati incoraggiandoli a non aver paura della mafia. “Non abbiate paura di fare i nomi dei boss. La mafia comincia dall’uso del vocabolario. Quando ci imbrogliamo e pensiamo che certi nomi siano impronunciabili, allora la mafia ha cominciato a vincere. Noi, invece dobbiamo sapere, come ci dicono le Scritture, che soltanto la verità ci farà liberi. Per liberarci dalle mafie, dobbiamo dire tutte le verità anche quelle più scomode”.
Vendola ha poi ricordato le tante iniziative che il governo regionale ha fatto sul tema della legalità. “Qui a Mesagne, un mese fa, abbiamo portato il Commissario europeo per gli Affari interni Cecilia Mallstromm per far vedere che cosa sono le buone pratiche antimafiose. Nel territorio brindisino abbiamo costruito le esperienze più avanzate d’italia di confisca di terreni e ville ai boss mafiosi. Siamo orgogliosi oggi di poter dire che Mesagne è capitale dell’antimafia e della legalità”.
“Questa frase – ha continuato Vendola – è importante, tuttavia non è sufficiente e rischia di diventare un esorcismo. Perché se ancora di questi tempi scoppiano le bombe vuol dire che c’è qualche criminale che si sente impunito e che c’è qualcuno che gli offre protezione. C’è ancora quella zona grigia che è il nostro nemico principale da combattere”.
Il Presidente Vendola ha poi sottolineato l’importanza della scuola. “Proprio la scuola di Melissa – ha detto – è l’esempio di quello che facciamo ogni giorno. Il Ministro Profumo si è congratulato per le esperienze così mature ed evolute messe in campo dalle scuole pugliesi. Noi siamo orgogliosi della nostra rete scolastica e di come essa rappresenta la trincea della legalità, della solidarietà, della cultura e dell’educazione alla bellezza e alla cittadinanza attiva. Questo è il nostro modo di combattere con i giovani, sapendo ascoltare la loro voce, interpretando i loro desideri, cercando di sintonizzarci anche sui loro linguaggi. Dobbiamo consentire che questa generazione possa essere libera di spiccare il volo verso il futuro”.

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