Corte Conti: l'evasione? Appena scalfita dallo Stato

ROMA. Gli enormi sforzi e i risultati conseguiti sul piano della lotta all'evasione sono "straordinari ma lo zoccolo duro e' stato appena scalfito". Lo afferma la Corte dei Conti nella Relazione sul Rendiconto generale dello Stato 2011 sottolineando che la "pressione fiscale e' elevata" e "la massa di risorse acquisita con il prelievo tributario e' massiccia".

La corruzione e l'evasione fiscale "sono anzitutto una grande sfida". E' questo in sostanza il monito lanciato dalla Corte dei Conti nella relazione sul rendiconto generale dello Stato in cui si sottolinea "la lievitazione dei costi" per l'economia derivante dal fenomeno corruttivo. "L'interesse per il fenomeno corruttivo - sottolinea il procuratore generale della Corte dei Conti, Salvatore Nottola - e' dato dagli ingiusti costi che esso provoca all'economia e dalla necessita' di individuazione dei possibili rimedi sia per la prevenzione si per la reintegrazione del patrimonio".

Secondo la Corte dei Conti, "i costi sono immediati o diretti, costituiti dall'incremento della spesa dell'intervento pubblico: c'e' una lievitazione dei costi strisciante e una lievitazione straordinaria che colpisce i costi delle grandi opere, calcolata intorno al 40%". Ma, osserva Nottola, "il danno indiretto, e forse piu' grave, e' quello inferto all'economia nazionale, perche' la corruzione allontana le imprese dagli investimenti: e' stato calcolato che ogni punto di discesa nella classifica di percezione della corruzione (sembra che l'Italia attualmente sia al 69mo posto su 182) provoca la perdita del 16% degli investimenti dall'estero".

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