"Crisi, danni come se ci fosse una guerra"
ROMA. ''Non siamo in guerra. Ma i danni economici fin qui provocati dalla crisi sono equivalenti a quelli di un conflitto e a essere colpite sono state le parti piu' vitali e preziose del sistema Italia: l'industria manifatturiera e le giovani generazioni. Quelle da cui dipende il futuro del Paese''. E' quanto ha reso noto Confindustria precisando che ''l'aumento e il livello dei debiti pubblici sono analoghi, in quasi tutte le economie avanzate, a quelli che si sono presentati al termine degli scontri bellici mondiali''.
Nelle previsioni del Centro Studi contenute negli scenari economici Confindustria spiega, comunque, che ''una sorta di guerra c'e' stata ed e' tuttora in corso, ed e' combattuta, una volta di piu', dentro l'Europa e dentro l'Italia. Come nei secoli passati, in cui le divisioni e gli interessi di parte prevalevano su tutto e tutti. A scatenarla sono stati errori recenti e mali antichi''.
Secondo gli industriali ''si tratta di errori compiuti dai singoli stati: per esempio, la falsificazione dei conti greci e il lungo immobilismo italiano. E nelle decisioni collegiali: per esempio, il precedente creato con la ristrutturazione del debito greco, il far contabilizzare dalle banche ai prezzi di mercato i titoli sovrani, come se gli stati europei potessero essere insolventi e, soprattutto, ostinarsi a condurre coralmente politiche di bilancio restrittive''.
Secondo il Csc, invece, ''i mali antichi sono quelli che affliggono il Belpaese e sono dovuti all'assenza di politica lungimirante e all'incapacita' di fare sistema; entrambe trovano la massima espressione nell'inefficienza della pubblica amministrazione''.
Nelle previsioni del Centro Studi contenute negli scenari economici Confindustria spiega, comunque, che ''una sorta di guerra c'e' stata ed e' tuttora in corso, ed e' combattuta, una volta di piu', dentro l'Europa e dentro l'Italia. Come nei secoli passati, in cui le divisioni e gli interessi di parte prevalevano su tutto e tutti. A scatenarla sono stati errori recenti e mali antichi''.
Secondo gli industriali ''si tratta di errori compiuti dai singoli stati: per esempio, la falsificazione dei conti greci e il lungo immobilismo italiano. E nelle decisioni collegiali: per esempio, il precedente creato con la ristrutturazione del debito greco, il far contabilizzare dalle banche ai prezzi di mercato i titoli sovrani, come se gli stati europei potessero essere insolventi e, soprattutto, ostinarsi a condurre coralmente politiche di bilancio restrittive''.
Secondo il Csc, invece, ''i mali antichi sono quelli che affliggono il Belpaese e sono dovuti all'assenza di politica lungimirante e all'incapacita' di fare sistema; entrambe trovano la massima espressione nell'inefficienza della pubblica amministrazione''.