Detenuti: prima giornata del convegno di Bari

BARI. “Non può considerarsi civile un Paese che costringe 500 detenuti, a Taranto, in spazi progettati per la metà dei reclusi. Né va meglio nel resto della regione”. In apertura delle Giornate di studio sul diritto alla salute dei detenuti – promosse presso l’Ateneo di Bari dal Garante dei detenuti, dall’onlus “Il carcere possibile” e dalla Camera Penale – il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna si è soffermato sui dati del sovraffollamento carcerario in Puglia.

Oltre al caso tarantino, reso d’attualità dalla recente protesta dei reclusi, spicca l’emergenza del penitenziario di Bari, dove qualche giorno fa erano stipati in 498 (17 donne) a fronte di una capacità ricettiva di 192. A Foggia, 720 carcerati intasano i 370 posti disponibili e i disagi non cambiano passando a Lucera e San Severo. “Un triste primato per la Puglia, in testa alla classifica italiana del sovraffollamento carcerario, con 203 detenuti ogni 100 posti letto. Lo stato igienico-sanitario in cui versano le nostre carceri non è più tollerabile”, ha osservato Introna, che non ha dimenticato la “difficile condizione del personale penitenziario, a sua volta vittima di un contesto disagiato: anche i lavoratori, di fatto, sono detenuti”.

A fronte di condizioni insostenibili, il presidente del Consiglio regionale si è detto “confortato” dal grado di consapevolezza degli addetti ai lavori, “come conferma la tensione positiva sui temi al centro della due giorni barese sul diritto alla salute dietro le sbarre. Introna ha sottolineato il dramma dei suicidi in carcere (720 dal 2000, 66 nel solo 2011) e quello dei bambini minori di tre anni (di circa 70 costantemente) detenuti insieme alle mamme in condizioni inadeguate e coinvolti nel grave disagio. “Per la proprietà transitiva: carcerata la mamma, carcerato il bambino”, ha detto. Ha parlato di trattamenti “inumani e degradanti: il sovraffollamento e la privazione della salute non possono essere pene accessorie alla detenzione”.

La Regione Puglia ha messo in campo le sue risorse, prevedendo nell’assestamento di bilancio i fondi per il funzionamento degli uffici del garante dei minori e del garante dei detenuti (nominato un anno fa dal Consiglio regionale nella persona del prof. Pietro Rossi).
Le Regioni sono chiamate in causa direttamente, peraltro. Dal 2008, l’assistenza sanitaria ai reclusi non è più erogata dall'Amministrazione penitenziaria, ma dalle Asl. “Pur in considerazione della scarsità di risorse – notato il presidente - la Puglia si sente chiamata garantire livelli accettabili di assistenza, alla stregua di qualunque altro cittadino e la Regione si sta attrezzando a prendere in carico i detenuti incapaci di intendere e volere”.
“C’è da fare tanto e presto – ha continuato Introna - ma molto si muove di positivo, intanto, come l’appello alla collaborazione dei vari soggetti chiamati a interagire nel settore. La consapevolezza di un problema è già un primo passo verso la soluzione”.

Occorre agire in fretta davanti a un’autentica emergenza sociale e umanitaria. In conclusione, il presidente ha preso in prestito lo slogan “Fate presto”, l’appello di “tanti operatori, tanti volontari, tanta gente di buona volontà. Il dramma del sovraffollamento che si consuma nelle carceri, le condizioni di vita e salute dei detenuti e quelle di lavoro del personale, riportano indietro la lancetta della civiltà del Paese”.

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