LECCE. Nuova maxi evasione fiscale nel Salento. La contabilizzazione di costi fittizi per circa 2,5 milioni di euro e l'evasione di Iva per circa 500mila euro sono stati accertati durante una verifica fiscale condotta dai militari della Guardia di Finanza di Gallipoli, in provincia di Lecce, in una societa' in liquidazione con sede a Galatone e che opera nel settore del commercio di autovetture.
L'attivita' investigativa ha riguardato l'accertamento di reati di natura penale e fiscale, connesse ad una cosiddetta 'frode carosello', posta in essere in fase di 'nazionalizzazione' di auto di provenienza comunitaria e nella successiva rivendita delle stesse, facendo ricorso ad una impresa cosiddetta 'cartiera' che si interponeva tra operatori comunitari ed italiani.
In particolare, le automobili, di fatto, venivano acquistate ai fini della commercializzazione da operatori italiani presso operatori comunitari, ma le relative fatture venivano intestate alla impresa cartiera, affinche' gravasse su di essa il relativo debito Iva, imposta che, di conseguenza, gli operatori italiani hanno detratto indebitamente.
In sostanza, i meccanismi illeciti rilevati sono quelli tipici delle cosiddette 'frodi carosello', nelle quali un soggetto si accolla l'Iva a debito ma poi non versa l'imposta, mentre altri soggetti economici, sulla scorta delle fatture ricevute dall'interposto, la detraggono illecitamente causando un notevole danno all'Erario.
Dall'esame della documentazione della societa' e' emerso che la stessa, nel 2005, ha contabilizzato costi fittizi derivanti da 228 fatture di acquisto emesse dalla impresa cartiera e riferibili a operazioni inesistenti.
Il rappresentante legale pro-tempore della societa' e' stato deferito all'autorita' giudiziaria nei cui confronti e' stata ravvisata l'ipotesi di reato di utilizzo in dichiarazione di fatture per operazioni inesistenti.
L'attivita' investigativa ha riguardato l'accertamento di reati di natura penale e fiscale, connesse ad una cosiddetta 'frode carosello', posta in essere in fase di 'nazionalizzazione' di auto di provenienza comunitaria e nella successiva rivendita delle stesse, facendo ricorso ad una impresa cosiddetta 'cartiera' che si interponeva tra operatori comunitari ed italiani.
In particolare, le automobili, di fatto, venivano acquistate ai fini della commercializzazione da operatori italiani presso operatori comunitari, ma le relative fatture venivano intestate alla impresa cartiera, affinche' gravasse su di essa il relativo debito Iva, imposta che, di conseguenza, gli operatori italiani hanno detratto indebitamente.
In sostanza, i meccanismi illeciti rilevati sono quelli tipici delle cosiddette 'frodi carosello', nelle quali un soggetto si accolla l'Iva a debito ma poi non versa l'imposta, mentre altri soggetti economici, sulla scorta delle fatture ricevute dall'interposto, la detraggono illecitamente causando un notevole danno all'Erario.
Dall'esame della documentazione della societa' e' emerso che la stessa, nel 2005, ha contabilizzato costi fittizi derivanti da 228 fatture di acquisto emesse dalla impresa cartiera e riferibili a operazioni inesistenti.
Il rappresentante legale pro-tempore della societa' e' stato deferito all'autorita' giudiziaria nei cui confronti e' stata ravvisata l'ipotesi di reato di utilizzo in dichiarazione di fatture per operazioni inesistenti.