ROMA. Il piatto dell’occupazione piange, ma senza un segnale di fiducia dal governo nazionale non si può andare lontano in Puglia. “O si riparte subito o rischiamo di arrivare ad un deficit occupazionale da vero e proprio allarme”. Il presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna legge con preoccupazione i dati nazionali Istat, che evidenziano un andamento pesantemente negativo soprattutto per l’inoccupazione giovanile. Una ragazza o un ragazzo su tre sono senza lavoro e ancora più drammatici sono gli indicatori di segno negativo per le donne: la disoccupazione femminile nel Sud fa segnare dati da terzo mondo, avviandosi verso il 52%. “Anche se la Puglia riporta risultati lievemente migliori delle altre regioni meridionali questo non è di alcun conforto”.
“Lo scenario per la Regione è quello che è, si può fare poco da soli”, fa notare Introna. “Fin quando la spesa resterà bloccata e il patto di stabilità paralizzerà idee e progetti, finchè le norme comunitarie imporranno paletti insuperabili, gli enti locali non avranno nessun margine d’intervento”.
La partita si gioca a Roma e a Bruxelles, secondo Introna. “Se però il governo italiano e quello comunitario insisteranno nella politica del rigore, senza imprimere un cambio di passo, non potremo che restare in trepidante attesa di forme concrete di sostegno ad un rilancio sempre più urgente, sempre più obbligatorio, se si vuole invertire questo trend sconfortante del mercato del lavoro”.
“Bisogna ripartire”, insiste il presidente del Consiglio regionale pugliese, che non vede segni di azione da parte del governo nazionale, ad eccezione delle misure del ministro Passera. “Ma non sono quelle che risolveranno il problema – osserva – non sarà avvicinando le prospezioni petrolifere alle nostre coste che i giovani troveranno occupazione. Dubito che l’economia di questo Paese si potrà rimettere in moto allentando in maniera preoccupante i vincoli ambientali. Serve altro, servono coraggio e interventi strutturali: qualche miglio in più o in meno non cambia, la sicurezza del mare e del suo mondo non si barattano con quattro posti di lavoro”.