di Francesco Greco. “C’è del metodo in quella follia”: ipse dixit Shakespeare. E cos’è se non follia insistere con le “autostrade assassine” (definizione degli ambientalisti salentini) nonostante ormai si allarghi l’area del rifiuto, le popolazioni si esprimino in termini contrari alla cultura del cemento e catrame “selvaggi”? Il sit-in di ieri sera, a Otranto, la città degli 800 Martiri tanto amata da Carmelo Bene e Maria Corti, sul Piazzale degli Eroi, un luogo mitico, è stato un altro successo degli oppositori che fino a tarda notte hanno sensibilizzato turisti e villeggianti, fra canzoni di protesta del cantautore leccese Sergio Starace (bellissima “Fogna bipartizan”) e comizi per spiegare che la Maglie-Otranto a 4 corsie in progress “danneggerebbe il turismo: perchè chi viene più qui se ci sono le stesse autostrade da cui scappa? Se non trova il paesaggio di muretti a secco, pajare, tratturi, tracce di una cultura millenaria?”.
L’idea di dirottare i fondi ai terremotati dell’Emilia-Romagna, che hanno perso tutto, case e aziende, per una ricostruzione rapida, è stata accolta con favore. Indetta da “Cittadinanza Attiva” di Maglie, il “Forum Ambiente e Salute del Salento” e i “Comitati Salentini No-Tav”, la manifestazione popolare ha acceso il dibattito con un’intensità e una partecipazione che evidenzia quanto la tematica sia un nervo scoperto molto sensibile e di come il partito del “si” si illuda di avere deciso per tutti e che perciò c’è solo da inviare i mezzi meccanici e spianare uliveti e vigneti.
Gli ambientalisti dei vari movimenti hanno ribadito ancora una volta il loro “no alle autostrade assassine della terramadre, la natura, il paesaggio, migliaia di ulivi, l’architettura contadina: immolate a megacolate di asfalto, cemento e affari”. Il rifiuto è globale, nel senso che si contesta tou-court una “cultura dell’aggressione devastante alla terra”, e quindi non solo la Maglie-Otranto (più corretto dire la Otranto-Maglie: stanno cominciando proprio da lì) a 4 corsie, ma anche la S.S. 275 Maglie-Leuca, sempre a 4 corsie, la Lecce-Melendugno, la Talsano-Maruggio, definite “inutili e sprecone”.
Sbaglia però chi intravede una chiave fondamentalista in questo “no” a un aspetto discutibile della modernità: gli ambientalisti propongono un modello di sviluppo alternativo fondato su strade-parco “per rinaturalizzare l’ambiente adiacente le attuali arterie, già ampie e scorrevoli, con percorsi ciclopedonali e aree attrezzate, mettere in sicurezza situazioni stradali pericolose, promuovere il trasporto pubblico: così si tutelano ambiente, lavoro, cultura, turismo: investendo intelligentemente le risorse”.
E’ stato poi rivolto un invito alla coerenza alla Regione Puglia affinchè “rispetti il proprio Piano paesaggistico e blocchi tutti questi progetti autostradali, trasformandoli in strade-parco “diversamente è complice del massacro del territorio, come lo è del proliferare del megafotovoltaico selvaggio nei campi”. “Sono progetti che ci presentano come come progresso, ma tali non sono – ha aggiunto Cittadinanza Attiva – facendo più corsie aumenterebbe la velocità degli automezzi e quindi il rischio di incidenti mortali. La logica delle grandi opere risponde solo alla logica del profitto e con maxi-rotatorie, viadotti e complanari è uguale dalla pianura padana al Salento. Considerato che la nostra terra si allaga ogni volta che piove, tutto quel catrame e cemento la affogherebbe definitivamente”. Un’analisi, come si vede, che unisce la Val di Susa al Salento unite da un unico “no”.
Intanto continuano gli espropri delle terre attorno alla città. Dopo una rotatoria che ha espiantato circa 40 ulivi secolari, proseguono i picchettamenti del territorio. “Ogni giorno arriva qualcuno a metterne di nuovi – afferma Francesco De Benedetto, dell’agriturismo La Carcara – mio nipote di 8 anni li strappa e mio figlio per la rabbia ha sradicato pure l’insegna della nostra attività costruita col lavoro giorno per giorno e che dà da vivere a numerose famiglie. Ci offrono soldi, ma noi li rifiutiamo: vogliamo solo continuare a lavorare. Entreranno nella nostra terra per 25 metri, strapperanno file e file di ulivi secolari, il vigneto, il parcheggio: un ettaro di terra produttiva. Mi chiedo cosa mangeranno i nostri nipoti…”. L’imprenditore era al sit-in per chiedere solidarietà umana, ma anche, in prospettiva, l’impegno concreto dei militanti contro le ruspe: l’ha avuto.
L’idea di dirottare i fondi ai terremotati dell’Emilia-Romagna, che hanno perso tutto, case e aziende, per una ricostruzione rapida, è stata accolta con favore. Indetta da “Cittadinanza Attiva” di Maglie, il “Forum Ambiente e Salute del Salento” e i “Comitati Salentini No-Tav”, la manifestazione popolare ha acceso il dibattito con un’intensità e una partecipazione che evidenzia quanto la tematica sia un nervo scoperto molto sensibile e di come il partito del “si” si illuda di avere deciso per tutti e che perciò c’è solo da inviare i mezzi meccanici e spianare uliveti e vigneti.
Gli ambientalisti dei vari movimenti hanno ribadito ancora una volta il loro “no alle autostrade assassine della terramadre, la natura, il paesaggio, migliaia di ulivi, l’architettura contadina: immolate a megacolate di asfalto, cemento e affari”. Il rifiuto è globale, nel senso che si contesta tou-court una “cultura dell’aggressione devastante alla terra”, e quindi non solo la Maglie-Otranto (più corretto dire la Otranto-Maglie: stanno cominciando proprio da lì) a 4 corsie, ma anche la S.S. 275 Maglie-Leuca, sempre a 4 corsie, la Lecce-Melendugno, la Talsano-Maruggio, definite “inutili e sprecone”.
Sbaglia però chi intravede una chiave fondamentalista in questo “no” a un aspetto discutibile della modernità: gli ambientalisti propongono un modello di sviluppo alternativo fondato su strade-parco “per rinaturalizzare l’ambiente adiacente le attuali arterie, già ampie e scorrevoli, con percorsi ciclopedonali e aree attrezzate, mettere in sicurezza situazioni stradali pericolose, promuovere il trasporto pubblico: così si tutelano ambiente, lavoro, cultura, turismo: investendo intelligentemente le risorse”.
E’ stato poi rivolto un invito alla coerenza alla Regione Puglia affinchè “rispetti il proprio Piano paesaggistico e blocchi tutti questi progetti autostradali, trasformandoli in strade-parco “diversamente è complice del massacro del territorio, come lo è del proliferare del megafotovoltaico selvaggio nei campi”. “Sono progetti che ci presentano come come progresso, ma tali non sono – ha aggiunto Cittadinanza Attiva – facendo più corsie aumenterebbe la velocità degli automezzi e quindi il rischio di incidenti mortali. La logica delle grandi opere risponde solo alla logica del profitto e con maxi-rotatorie, viadotti e complanari è uguale dalla pianura padana al Salento. Considerato che la nostra terra si allaga ogni volta che piove, tutto quel catrame e cemento la affogherebbe definitivamente”. Un’analisi, come si vede, che unisce la Val di Susa al Salento unite da un unico “no”.
Intanto continuano gli espropri delle terre attorno alla città. Dopo una rotatoria che ha espiantato circa 40 ulivi secolari, proseguono i picchettamenti del territorio. “Ogni giorno arriva qualcuno a metterne di nuovi – afferma Francesco De Benedetto, dell’agriturismo La Carcara – mio nipote di 8 anni li strappa e mio figlio per la rabbia ha sradicato pure l’insegna della nostra attività costruita col lavoro giorno per giorno e che dà da vivere a numerose famiglie. Ci offrono soldi, ma noi li rifiutiamo: vogliamo solo continuare a lavorare. Entreranno nella nostra terra per 25 metri, strapperanno file e file di ulivi secolari, il vigneto, il parcheggio: un ettaro di terra produttiva. Mi chiedo cosa mangeranno i nostri nipoti…”. L’imprenditore era al sit-in per chiedere solidarietà umana, ma anche, in prospettiva, l’impegno concreto dei militanti contro le ruspe: l’ha avuto.