Crisi: Confindustria Lecce stila documento

LECCE. Il Consiglio Direttivo di Confindustria Lecce, riunitosi per analizzare l’attuale fase economica, ha evidenziato la grave situazione di estrema sofferenza in cui versano le imprese. Grande è la preoccupazione per gli effetti che l’attuale crisi - originata dalle derive finanziarie mondiali e aggravata dalle conseguenze perverse della globalizzazione - sta portando alla nostra economia, vessando il sistema Italia nel suo complesso. Il nostro Paese appare avviluppato in una spirale che lo lega a doppio filo all’Unione Europea, alla precarietà dell’euro e a una gestione delle politiche di risanamento eccessivamente sbilanciate sulla restrizione e sul rigore e non sulla crescita.
Come evidenziato dai dati diffusi in questi giorni dal Centro Studi di Confindustria, la diminuzione del Pil proseguirà anche nel terzo trimestre che registrerà, altresì, in ribasso tutti gli indicatori congiunturali, soprattutto i nuovi ordini, di fatto annullando le probabilità di rilancio della seconda metà dell’anno.
Sconcerto desta anche quanto rilevato da Infocamere sulla mortalità delle imprese nel Sud con 340 mila aziende fallite in due anni.
Tale frangente necessita, pertanto, di una forte presa di coscienza sia a livello locale, sia nazionale ed europeo per rimettere le imprese nelle condizioni di risollevarsi e competere anche per esplorare i mercati emergenti.
Non si può permettere che l’inestimabile patrimonio di produzioni italiane, pugliesi e salentine in particolare, - dal manifatturiero alla moda, dal metalmeccanico all’aeronautico, dall’alimentare all’arredo, per non parlare di comparti quali edilizia, salute e benessere - venga perduto. L’industria salentina ha le carte in regola per conquistare nuove porzioni di mercato, contribuendo a rilanciare l’economia territoriale. Anche il turismo, sul quale si tireranno le somme della stagione estiva alla fine di settembre, sembra registrare buone performance, in controtendenza rispetto al resto dei settori. Per il turismo, comunque, occorre, soprattutto nel nostro territorio, individuare strategie comuni pubblico-privato che consentano al comparto di produrre maggiore ricchezza e occupazione nel lungo periodo. Al fine poi di consentirne la concreta destagionalizzazione è necessario completare nel più breve tempo possibile tutte quelle arterie strategiche, mettendo in sicurezza un territorio, che merita gli onori della cronaca solo per le sue qualità ed eccellenze.

LE ATTESE - L’auspicio è che a livello di governo europeo prima e nazionale poi, si metta a punto una serie di provvedimenti urgenti e indispensabili per restituire il naturale dinamismo alla nostra economia.
In particolare, restano forti le attese nei confronti della Banca Centrale Europea, la cui azione deve concentrarsi non solo sul sostegno e sulla garanzia dei debiti degli Stati europei ma anche sulla finalizzazione delle risorse finanziarie erogate alle banche nazionali, affinché non finiscano esclusivamente con l’incentivare l’acquisto di titoli pubblici, ma vengano riservate al finanziamento delle imprese.
Non è tollerabile, infatti, che il tasso di sconto applicato dalla Bce sia oggi dello 0,75 % mentre le imprese, quando anche riescono ad ottenere credito, lo acquistano a tassi dal 7 all’11%!
Il Consiglio Direttivo di Confindustria Lecce attende un intervento deciso anche sul versante dell’allentamento della pressione fiscale, prevedendo comunque un’implementazione del supporto in termini di servizi alle imprese e un’accelerazione nello snellimento dell’oppressione burocratica.

GLI SNODI FONDAMENTALI - In tale contesto, come sottolineato dal Consiglio Direttivo, due problematiche centrali per le imprese del nostro territorio sono il credit crunch e il fardello burocratico.
E’ necessario dal primo versante avviare un’azione concreta, in collaborazione con altre organizzazioni, con le istituzioni e le parti sociali, per affrontare la questione della liquidità delle imprese e quella degli investimenti. In tale ambito, un ruolo determinante deve essere ricoperto dai Confidi che sono chiamati non solo a prestare garanzie per gli investimenti ma anche a favorire l’incremento del circolante. Positivo, seppure non esaustivo, appare il provvedimento della Regione Puglia che ha destinato 100 milioni di euro per i Confidi, auspicando che tale flusso possa trovare un’immediata ed efficace ricaduta sul territorio.
Basta citare alcuni dati sulla restrizione del credito in Italia per avere un quadro chiaro: in maggio, il Paese ha visto scendere la percentuale dei prestiti alle imprese dello 0,7%, dopo il tenue recupero di aprile che aveva interrotto sei mesi di cali consecutivi. Il 32,9% delle imprese italiane registra poi condizioni di credito peggiori nel II trimestre e il 26,1% liquidità insufficiente per il III, come recentemente indicato da Banca d’Italia e Sole 24 Ore. I tassi, contestualmente, si mantengono alti per le piccole e medie imprese, rendendo difficile continuare l’attività.
Tutto ciò naturalmente, deriva dalle difficoltà stesse del sistema bancario, dovute a carenza di liquidità, raccolta onerosa, perdite su titoli, sofferenze su crediti, ecc.
Tali problematiche sono certamente molto più acuite nei paesi maggiormente colpiti dalla “mala gestione” europea della crisi dei debiti pubblici, gravi soprattutto in Spagna.
Su tali basi il Consiglio Direttivo lancia un appello agli istituti di credito operanti sul territorio perché si possa istituire nell’immediato un tavolo per affrontare il problema della restrizione del credito e della liquidità delle imprese.

Per quello che concerne il fardello burocratico, il Consiglio Direttivo ha fatto presente che in questo momento di trasformazione economica è necessario poter disporre di percorsi e strumenti snelli ed efficaci per favorire l’azione e l’attività imprenditoriale. Non è pensabile che ancora nel 2012 i tempi delle imprese siano diversi da quelli della pubblica amministrazione, che invece di fungere da sponda per le imprese, diviene occasione di blocchi e di rinvii. Secondo studi di primari centri di ricerca, ogni impresa perde dai 40 ai 60 giorni lavorativi all’anno per definire i rapporti con le pubbliche amministrazioni, con un’incidenza negativa sulla produzione aziendale pari al 20-25%. Quindi si chiedono tempi certi e brevi per le diverse e numerose pratiche e il rispetto delle regole non solo da parte delle imprese ma anche e soprattutto da parte dei vari enti pubblici, ai quali le aziende sono obbligate a rivolgersi. Tempi certi e definiti infine per il pagamento di tutte le prestazioni contrattuali. Di qui la necessità di accelerare sul fronte delle riforme per snellire la burocrazia e ridurre sensibilmente i costi della politica.
Solo agendo su queste leve contemporaneamente si potranno creare le condizioni per un’inversione di tendenza della nostra economia.
Anche sul fronte della burocrazia Confindustria Lecce chiede un tavolo istituzionale per individuare le aree di intervento sia sul versante delle autorizzazioni e concessioni sia su quello dei controlli e del monitoraggio.


UN AIUTO ALLE IMPRESE “ANTIBUROCRAZIA” - A livello locale Confindustria Lecce sta facendo il possibile per venire incontro alle esigenze delle imprese: con la sua rete di servizi, con le professionalità di cui dispone, con i collegamenti istituzionali con gli istituti di credito, con Inps, Inail, Equitalia, Agenzia delle Entrate, Regione, Provincia, Comuni, ecc.

In tale ottica, particolare importanza ha assunto l’istituzione presso Confindustria Lecce di uno sportello dedicato all’assistenza degli associati per facilitare la risoluzione delle problematiche inerenti posizioni debitorie gestite da Equitalia, che sarà anche parte attiva nel segnalare alle Strutture di Equitalia le problematiche degli associati, al fine di ricercare la soluzione più appropriata.
Le imprese, oltre a consegnare le istanze di rateazione direttamente in Confindustria Lecce, potranno presentare anche le “istanze antiburocrazia” con le quali, comprovando tramite idonea documentazione l’inesistenza della pretesa debitoria, si ottiene l’immediata sospensione delle cartelle di pagamento, in attesa delle verifiche che saranno eseguite presso gli enti impositori.

Tutto ciò non è sufficiente. E’ necessario che le Istituzioni, le parti sociali, gli istituti di credito si mettano insieme per dare risposte certe e urgenti al territorio e alle imprese.