TARANTO. Città dei due mari in tilt dopo il sequestro più importante e doloroso della sua storia: statali interrotte, blocchi stradali, municipio occupato. Il day after il sequestro di sei reparti dell'area a caldo dell'Ilva, montano la protesta e la rabbia degli operai che per giovedi' 2 agosto hanno gia' annunciato uno sciopero di 24 ore con manifestazione alla vigilia della convocazione del Tribunale del Riesame sul ricorso dell'ex fabbrica dello Stato.
+ "I magistrati hanno fatto il loro dovere"
Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil nazionali e territoriali, Cgil, Cisl e Uil del capoluogo pugliese hanno riferito di un incontro con l'azienda, rappresentata dal presidente Bruno Ferrante, il quale ha confermato come "ad oggi nessuna esecutivita' e' stata data all'ordinanza di sequestro" (per apporre i sigilli ci vorra' del tempo). Prima di ribadire che "non c'e' alcuna intenzione da parte del gruppo Riva di lasciare la citta".
"Su Taranto avevamo una serie di denunce, di morti, di malattie serie, di feriti, la magistratura non poteva non intervenire - hanno spiegato i magistrati - "Eravamo di fronte alla notizia criminis. Era percio' nostro dovere intervenire". "La situazione attuale suggerisce caldamente all'impresa di assumere un atteggiamento piu' collaborativo e di non resistere alle prescrizioni e alle misure che sono state indicate per il risanamento", ha spiegato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini. "Come ministro mi assumo la responsabilita' di modificare, dove serve e dove e' giusto, un atteggiamento, diciamo un po' barocco, dell'amministrazione che spesso, e non solo per il caso Ilva, lega le autorizzazioni ambientali a condizioni che non sono fattibili".
"Siamo molto preoccupati per lo stabilimento Ilva di Taranto", ha ammesso il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. "Non sono solo a rischio le sorti della prima acciaieria di Europa, di decine di migliaia di lavoratori e di un intero territorio; ad essere a rischio, proprio in un momento cosi' delicato per l'Italia, e' la stessa vocazione industriale del nostro Paese". Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, senza la salvaguardia del sito dell'Ilva di Taranto si creera' "una voragine occupazionale", mentre per Maurizio Landini, segretario generale della Fiom.
"la strada non e' chiudere l'Ilva ma dare una continuita' produttiva. Nello stesso tempo - ha sottolineato - noi vogliamo assolutamente che vengano affrontati i problemi ambientali sia all'interno Ilva per la salute di chi lavora, sia all'esterno. Vogliamo evitare contrapposizioni inutili" La vicenda "ripropone brutalmente il tema della reale possibilita' per interi settori dell'industria di base di restare a operare in Italia", ha accusato Federacciai: sulla stessa lunghezza d'onda il presidente di Federmeccanica, Pier Luigi Ceccardi, secondo il quale il provvedimento di sequestro "desta grandissima preoccupazione in tutti gli imprenditori metalmeccanici" e "rappresenta un colpo insopportabile non solo per la siderurgia italiana, ma per tutto il manifatturiero nazionale".
Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil nazionali e territoriali, Cgil, Cisl e Uil del capoluogo pugliese hanno riferito di un incontro con l'azienda, rappresentata dal presidente Bruno Ferrante, il quale ha confermato come "ad oggi nessuna esecutivita' e' stata data all'ordinanza di sequestro" (per apporre i sigilli ci vorra' del tempo). Prima di ribadire che "non c'e' alcuna intenzione da parte del gruppo Riva di lasciare la citta".
"Su Taranto avevamo una serie di denunce, di morti, di malattie serie, di feriti, la magistratura non poteva non intervenire - hanno spiegato i magistrati - "Eravamo di fronte alla notizia criminis. Era percio' nostro dovere intervenire". "La situazione attuale suggerisce caldamente all'impresa di assumere un atteggiamento piu' collaborativo e di non resistere alle prescrizioni e alle misure che sono state indicate per il risanamento", ha spiegato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini. "Come ministro mi assumo la responsabilita' di modificare, dove serve e dove e' giusto, un atteggiamento, diciamo un po' barocco, dell'amministrazione che spesso, e non solo per il caso Ilva, lega le autorizzazioni ambientali a condizioni che non sono fattibili".
"Siamo molto preoccupati per lo stabilimento Ilva di Taranto", ha ammesso il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. "Non sono solo a rischio le sorti della prima acciaieria di Europa, di decine di migliaia di lavoratori e di un intero territorio; ad essere a rischio, proprio in un momento cosi' delicato per l'Italia, e' la stessa vocazione industriale del nostro Paese". Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, senza la salvaguardia del sito dell'Ilva di Taranto si creera' "una voragine occupazionale", mentre per Maurizio Landini, segretario generale della Fiom.
"la strada non e' chiudere l'Ilva ma dare una continuita' produttiva. Nello stesso tempo - ha sottolineato - noi vogliamo assolutamente che vengano affrontati i problemi ambientali sia all'interno Ilva per la salute di chi lavora, sia all'esterno. Vogliamo evitare contrapposizioni inutili" La vicenda "ripropone brutalmente il tema della reale possibilita' per interi settori dell'industria di base di restare a operare in Italia", ha accusato Federacciai: sulla stessa lunghezza d'onda il presidente di Federmeccanica, Pier Luigi Ceccardi, secondo il quale il provvedimento di sequestro "desta grandissima preoccupazione in tutti gli imprenditori metalmeccanici" e "rappresenta un colpo insopportabile non solo per la siderurgia italiana, ma per tutto il manifatturiero nazionale".