La Spagna vola, l'Italia no. Perchè...
di Nicola Zuccaro. Vuota, spenta, scarica.All'indomani del poker spagnolo che vale alle Furie Rosse lo storico 'triplete' la tifoseria azzurra è prodiga nel derubricare gli aggettivi che qualificano negativamente la prestazione offerta dagli Azzurri di Cesare Prandelli nella finalissima di Kiev.
Perdere contro i Campioni del Mondo e d'Europa uscenti e poi riconfermati potrebbe starci ma non con una sconfitta così pesante al punto da rilevare le non poche lacune emerse nel confronto con gli iberici.
Individuare nella freschezza fisica di questi ultimi l'unica motivazione che ha determinato la sconfitta dell'Italia è troppo poco. Limitarsi a sostenere che l'Italia ha avuto un giorno di riposo in meno e che dopo la sofferta semifinale contro la Germania è arrivata stanca all'appuntamento della finale non deve rappresentare quella scusante, l'unica, per sostenere dinnanzi alla corazzata spagnola si è dato, si è cercato di dare il massimo.
L'Italia scesa in campo a Kiev non è stata la stessa, sul medesimo rettangolo di gioco, di otto giorni prima nel quarto di finale che l'ha opposta all'Inghilterra. Grinta e personalità sono venute meno unitamente ad un impianto tattico che sino alla semifinale del 28 Giugno si è rivelato un composto di geometrie, con le verticalizzazioni di Pirlo, di fantasia e di concretezza con le folate offensive del duo Cassano-Balotelli.
In questa disamina non va risparmiata la difesa che, pur acciaccata, non ha espresso il massimo in termini di combattività tanto da concedere larghi e troppi spazi ai titolati avversari. Bisogna saper perdere. Il celebre motivo musicale rappresenta la colonna sonora che accompagnata, come in un film dai titoli di coda, vuol musicare l'ultimo episodio di un Europeo (ancora mancato 12 anni dopo Amsterdam) che per l'Italia doveva e poteva finire meglio se fosse stata applicato il solito catenaccio all'italiana costruito sul binomio
difesa-contropiede. Così non è stato.
Prandelli ha voluto applicare l'offensivismo non consapevole della solidità sia difensiva che offensiva di una Spagna che sul terreno di Kiev ha confermato quel mix composto da un eccellente forma unita ai piedi buoni dei vari Xavi, David Silva, Iniesta e Torres. A queste qualità si aggiunge l'impermeabilità della difesa incarnata dai Sergio Ramos, dai Piquè e dagli Arbeloa che titolano la Spagna per la seconda volta quale regina d'Europa.
Quanto all'Italia, se sul campo è stata bocciata, nel complesso, alla luce di quanto fatto vedere in questi Europei può ritenersi " rimandata" ad un futuro migliore.