Reportage: Amsterdam Story
Amsterdam ha, da tempo, coniugato l'uso delle cosiddette droghe leggere con le profferte del distretto a luci rosse. Milioni di turisti giungono, ogni anno, attratti dalla possibilità di provare una trasgressione gestita come mai altrove. L'esperienza di chi vuole raccontare questa storia non ha tradita nessuna delle attese olandesi, vivendole in prima persona, andando al fondo delle storie altrui, per quanto bizzarre. Così che, per almeno qualche giorno e qualche notte, diventassero anche la mia storia.
di Alessandro Cusimano. Sui prati verdi della sera, le ragazze acconciano i capelli biondi e corrono in bicicletta, risucchiate dalla Luna e colpite al petto da un vento deciso. La sola ombra, al loro passaggio, dirotta la luce. Giovanissime gardenie, debolezze profumate, mele così rotonde che nessun serpente sarà mai in grado di incitare a lasciare il paradiso. E' tutto un farsi segni, sembrano vivere una vacanza provvisoria; una sorte naturale dove il tempo è assente o si perde nel respiro di tutte, concentrate sulla speranza di giungere a delle risposte e sugli atteggiamenti.
Sotto le stelle, che al mattino si erano coricate, il giorno finisce e si frammenta in attimi assolati che, come niente, si perdono nei loro occhi celesti. La Luna d'un sol colpo recide il Sole; carezza senza movimento, ora senza rintocco, fantasia senza discernimento, perdute ciascuna per il buon gusto di vivere insieme un'idea improvvisata.
Lo sguardo piega la notte; colori umidi, anatomie rinnovate. Forme sfacciate strizzano l'occhio e si muovono sul viale dei corpi dinamici. Colpi d'assaggio, cose che si possono toccare. Rossetto perfetto, preciso nel tratto, cremoso.
La virtù delle rose addolcisce le spine; d'estate la notte mette le sue piume colorate. A piazza Dam, il grande silenzio si sveglia e porta via lo strazio della noia. Il gemito di una rosa è il lamento notturno delle creature carnivore dalle bocche dolci che sfoggiano gole nuovissime, con il loro corpo multiplo, innumerevole e vincitore.
La notte possiede l'avvenire, perdona la colpa, moltiplica la luce fissa e riflessa, circonda la vaporosa selvaggina lungo i navigli. Ogni notte ad Amsterdam, si guarda e si misura il contenuto degli specchi, si slaccia un siparietto, va in scena l'inquietudine degli angeli, che hanno memoria, ricordano tutto.
Nell'oscurità di Rembrandt Platz, un incanto di ragazza, porta, in bicicletta, il suo fidanzato; un giovane così esile e dall'aspetto curioso, tanto da poter essere tranquillamente scambiato per un burattino. E gioca con lui. L'alto spazio convesso del suo appartamento appare turchino, come se tracciasse una linea sinuosa, dal perimetro sensuale, intrisa di vicende altrui. E' come il profilo di un'onda, figlia della più bell'acqua del mare. Come per magia, assicura la persistenza del blu nella sua piccola dimora.
In città il buio si diffonde con lentezza, l'onda sebra infrangersi regolare, lunga liscia, ha un effetto cangiante, attestandosi quasi come una serie di dipinti del miglior Van Gogh: distribuisce colore.
Le vibrazione che avverto sono perpendicolari, penetrano la mia pelle. La massa d'acqua dei canali si alza e si abbassa. E' femmina, può sopraffare lo spettatore con la franchezza dei suoi peccati, sotto una luce tenue, per non vedersi, per non vedere gli altri. C'è un riverbero, la visione è complessa, c'è una luce avvenente, una luce rossa. Il volume della musica dei locali si consuma, un colibrì dalla gola color rubino vola libero. Il turista segue il lungo raggio, l'immaginario raggiungibile, la parte sottostante i tavoli.
Acqua e acciaio depositano il grigio e l'azzurro del fiume Amstel nelle profondità degli sguardi più profondi. Il burattino testa di legno è seduto su se stesso, il volto è opalescente, trasformato, lusingato, ispirato da un melodramma felice, costruito sull'acqua.