di Redazione. Dopo l'impasse di ieri nel Comitato ristretto della commissione Affari costituzionali del Senato sulla riforma elettorale fra i partiti prevale la prudenza. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani e' soddisfatto per come sta costruendo il ''polo progressista e democratico'' intorno al Pd che dovra' affrontare il voto.
La frase ''tra Udc e Sel, scelgo Vendola'' è frutto di un calcolo ben preciso: nella riunione di segreteria di martedi' scorso ha precisato che intanto bisogna rafforzare il ruolo del Pd con l'intesa programmatica ed elettorale con Sel, Psi e forze della societa' civile per poi avere, dopo il voto, un rapporto con i moderati dell'Udc che punti al governo.
Il governatore Vendola e' soddisfatto dell'ulteriore chiarimento venuto da Bersani: il segretario del Pd ha infatti scelto l'alleanza con Sel e Psi invece di sottoscrivere un documento con l'Udc, come gli aveva chiesto Pier Ferdinando Casini, nel quale si ribadisse l'impegno a proseguire nella cosiddetta ''agenda Monti'' nella prossima legislatura.
La scommessa di Bersani e' invece opposta: pur riconoscendo il lavoro straordinario fatto da Mario Monti sul fronte interno e internazionale per affrontare la crisi economica, il segretario del Pd auspica il ritorno di un governo politico che faccia perno su un nuovo centrosinistra e sul ruolo dei partiti.
A favorire la strategia di Bersani e' l'impasse in cui si trova il Pdl. Anche nel partito di Angelino Alfano si attende l'esito della mediazione sulla legge elettorale per sciogliere il problema della premiership e delle alleanze.
Il tema del governo si porra' quindi dopo l'esito del voto, anche perche' la nuova legge elettorale - rispetto a quella in vigore - non obbliga ad alleanze preventive. E su questo punto sia Vendola, sia Casini non hanno posto pregiudiziali di incompatibilita' nella collocazione di governo e lo stesso Bersani ha detto piu' volte di ritenere il rapporto con l'Udc indispensabile. Con l'attacco frontale ai grillini (''usano una fraseologia fascista'') e all'Idv di Antonio Di Pietro (''sono stati loro a rompere con noi''), Bersani ha scelto di presidiare l'area di sinistra del suo partito che apprezza il rapporto con Sel, le problematiche del mondo del lavoro e l'indicazione della fine dell'emergenza costituita dai governi tecnici.
E' probabile che la scelta del segretario sia motivata dall'esigenza di contrapporsi piu' efficacemente alla candidatura di Matteo Renzi in vista delle primarie costringendo quest'ultimo ad assumere posizioni piu' moderate sui contenuti da accompagnare al refrain sulla ''rottamazione'' di gran parte del gruppo dirigente del Pd.
Con questa scelta Bersani puo' pero' correre il rischio che parte di coloro, tra iscritti al partito ed elettori, che in altre primarie o nell'iter di elezione del segretario del Pd hanno votato Enrico Letta, Rosy Bindi o Dario Franceschini possano essere indotti a sostenere la candidatura di Renzi. E c'e' pure il rischio che qualche big del Pd possa alla fine scegliere di sostenere il sindaco di Firenze nel duello delle primarie a cui parteciperanno anche Vendola e Bruno Tabacci (Api).
La frase ''tra Udc e Sel, scelgo Vendola'' è frutto di un calcolo ben preciso: nella riunione di segreteria di martedi' scorso ha precisato che intanto bisogna rafforzare il ruolo del Pd con l'intesa programmatica ed elettorale con Sel, Psi e forze della societa' civile per poi avere, dopo il voto, un rapporto con i moderati dell'Udc che punti al governo.
Il governatore Vendola e' soddisfatto dell'ulteriore chiarimento venuto da Bersani: il segretario del Pd ha infatti scelto l'alleanza con Sel e Psi invece di sottoscrivere un documento con l'Udc, come gli aveva chiesto Pier Ferdinando Casini, nel quale si ribadisse l'impegno a proseguire nella cosiddetta ''agenda Monti'' nella prossima legislatura.
La scommessa di Bersani e' invece opposta: pur riconoscendo il lavoro straordinario fatto da Mario Monti sul fronte interno e internazionale per affrontare la crisi economica, il segretario del Pd auspica il ritorno di un governo politico che faccia perno su un nuovo centrosinistra e sul ruolo dei partiti.
A favorire la strategia di Bersani e' l'impasse in cui si trova il Pdl. Anche nel partito di Angelino Alfano si attende l'esito della mediazione sulla legge elettorale per sciogliere il problema della premiership e delle alleanze.
Il tema del governo si porra' quindi dopo l'esito del voto, anche perche' la nuova legge elettorale - rispetto a quella in vigore - non obbliga ad alleanze preventive. E su questo punto sia Vendola, sia Casini non hanno posto pregiudiziali di incompatibilita' nella collocazione di governo e lo stesso Bersani ha detto piu' volte di ritenere il rapporto con l'Udc indispensabile. Con l'attacco frontale ai grillini (''usano una fraseologia fascista'') e all'Idv di Antonio Di Pietro (''sono stati loro a rompere con noi''), Bersani ha scelto di presidiare l'area di sinistra del suo partito che apprezza il rapporto con Sel, le problematiche del mondo del lavoro e l'indicazione della fine dell'emergenza costituita dai governi tecnici.
E' probabile che la scelta del segretario sia motivata dall'esigenza di contrapporsi piu' efficacemente alla candidatura di Matteo Renzi in vista delle primarie costringendo quest'ultimo ad assumere posizioni piu' moderate sui contenuti da accompagnare al refrain sulla ''rottamazione'' di gran parte del gruppo dirigente del Pd.
Con questa scelta Bersani puo' pero' correre il rischio che parte di coloro, tra iscritti al partito ed elettori, che in altre primarie o nell'iter di elezione del segretario del Pd hanno votato Enrico Letta, Rosy Bindi o Dario Franceschini possano essere indotti a sostenere la candidatura di Renzi. E c'e' pure il rischio che qualche big del Pd possa alla fine scegliere di sostenere il sindaco di Firenze nel duello delle primarie a cui parteciperanno anche Vendola e Bruno Tabacci (Api).
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