Crisi: è corsa al neo-centralismo, autonomie locali a rischio
ROMA. La crisi economica da' un colpo definitivo al Federalismo e al principio di sussidiarieta' per lasciare campo libero al neo-centralismo del governo dettato dalla frenetica corsa verso il risanamento dei conti.
E' lo spread ad imporre l'agenda dei governi e l'Italia e' uno dei paesi sotto la lente d'ingrandimento. Le autonomie locali sono costrette a fare un passo indietro e rimettere nelle mani del governo un'indipendenza conquistata dopo anni di tira e molla con gli esecutivi che si sono susseguiti negli ultimi 10 anni.
Secondo i dati Istat elaborati dall'istituto di ricerca, Tecne' l'autonomia finanziaria delle Regioni a statuto ordinario e' indietreggiata dall'80,1% del 1975 al 70,6% del 2010.
Nel 2010 le spese hanno raggiunto i 134,4 miliardi di euro mentre le entrate si sono fermate a 126,3 miliardi.
Una crisi che si riflette inevitabilmente sui cittadini che vedono di anno in anno aumentare le imposte e diminuire i servizi.
Secondo il principio di sussidiarieta' sancito dal Trattato di Maastricht, siglato il 7 febbraio 1992 come principio cardine dell'Unione Europea e ulteriormente potenziato dal Trattato di Lisbona l'aiuto (dal latino subsidium) dello Stato scatta quando le singole comunita' che fanno parte della societa' non riescono a sopravvivere con le proprie forze. Ma dovrebbe essere solo l'estrema ratio poiche' in caso di necessita' il primo ad agire dovrebbe essere il Comune poi a seguire Provincia, Regione, Stato e ultima l'Unione Europea.
L'emergenza economica ha invece invertito questa piccola ''regola sussidiaria', scavalcando gli anelli istituzionali piu' vicini al cittadino per accentrare il sistema nello Stato che spinto da una logica di risanamento ha cercato negli ultimi anni di riprendere le redini economiche. Gli interventi di finanza pubblica, infatti, sono andati in questa direzione, spegnendo a poco a poco la fiammella del Federalismo accesa nel 2001 con la riforma del titolo V della Costituzione: la legge di revisione ha creato le basi e le condizioni essenziali per una futura trasformazione dell'Italia in una Repubblica federale, in prima istanza rovesciando l'ordine di preminenza nella formazione delle leggi disposto dall'articolo 117. Se prima venivano elencate le materie in cui le Regioni avevano potere di legiferare ed era lasciata allo Stato la competenza su tutto il resto, con tale riforma vengono elencate le materie di competenza esclusiva dello Stato, nonche' alcune materie di competenza concorrente dello Stato e delle Regioni, mentre viene lasciata alle Regioni la competenza generale o 'residuale'.
Un cammino che gioco forza e' stato interrotto sin dal 2008 quando ha preso piede un modello politico dalle sfumature palesemente neo-centraliste opposte al principio sussidiario a lungo inseguito. Con la caduta anticipata del governo Berlusconi e il passaggio di consegne all'esecutivo dei tecnici condotti dal premier Mario Monti questo processo, ispirato ora dalla logica dell'emergenza, si e' addirittura rafforzato in nome dell'unitarieta' di gestione dello strumento fiscale, mortificando il principio di responsabilita' di spesa delle autonomie locali. Il federalismo puo' aspettare.
E' lo spread ad imporre l'agenda dei governi e l'Italia e' uno dei paesi sotto la lente d'ingrandimento. Le autonomie locali sono costrette a fare un passo indietro e rimettere nelle mani del governo un'indipendenza conquistata dopo anni di tira e molla con gli esecutivi che si sono susseguiti negli ultimi 10 anni.
Secondo i dati Istat elaborati dall'istituto di ricerca, Tecne' l'autonomia finanziaria delle Regioni a statuto ordinario e' indietreggiata dall'80,1% del 1975 al 70,6% del 2010.
Nel 2010 le spese hanno raggiunto i 134,4 miliardi di euro mentre le entrate si sono fermate a 126,3 miliardi.
Una crisi che si riflette inevitabilmente sui cittadini che vedono di anno in anno aumentare le imposte e diminuire i servizi.
Secondo il principio di sussidiarieta' sancito dal Trattato di Maastricht, siglato il 7 febbraio 1992 come principio cardine dell'Unione Europea e ulteriormente potenziato dal Trattato di Lisbona l'aiuto (dal latino subsidium) dello Stato scatta quando le singole comunita' che fanno parte della societa' non riescono a sopravvivere con le proprie forze. Ma dovrebbe essere solo l'estrema ratio poiche' in caso di necessita' il primo ad agire dovrebbe essere il Comune poi a seguire Provincia, Regione, Stato e ultima l'Unione Europea.
L'emergenza economica ha invece invertito questa piccola ''regola sussidiaria', scavalcando gli anelli istituzionali piu' vicini al cittadino per accentrare il sistema nello Stato che spinto da una logica di risanamento ha cercato negli ultimi anni di riprendere le redini economiche. Gli interventi di finanza pubblica, infatti, sono andati in questa direzione, spegnendo a poco a poco la fiammella del Federalismo accesa nel 2001 con la riforma del titolo V della Costituzione: la legge di revisione ha creato le basi e le condizioni essenziali per una futura trasformazione dell'Italia in una Repubblica federale, in prima istanza rovesciando l'ordine di preminenza nella formazione delle leggi disposto dall'articolo 117. Se prima venivano elencate le materie in cui le Regioni avevano potere di legiferare ed era lasciata allo Stato la competenza su tutto il resto, con tale riforma vengono elencate le materie di competenza esclusiva dello Stato, nonche' alcune materie di competenza concorrente dello Stato e delle Regioni, mentre viene lasciata alle Regioni la competenza generale o 'residuale'.
Un cammino che gioco forza e' stato interrotto sin dal 2008 quando ha preso piede un modello politico dalle sfumature palesemente neo-centraliste opposte al principio sussidiario a lungo inseguito. Con la caduta anticipata del governo Berlusconi e il passaggio di consegne all'esecutivo dei tecnici condotti dal premier Mario Monti questo processo, ispirato ora dalla logica dell'emergenza, si e' addirittura rafforzato in nome dell'unitarieta' di gestione dello strumento fiscale, mortificando il principio di responsabilita' di spesa delle autonomie locali. Il federalismo puo' aspettare.
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Politica