ROMA. "Chiedo pubblicamente al ministro Cancellieri di intervenire subito, nelle modalita' che riterra' piu' opportune, per consentirmi di non godere piu' di un 'privilegio legale'". In una lettera aperta alla 'Repubblica' il presidente della Camera Gianfranco Fini lancia un appello al ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri per evitare che la scorta si trasformi per lui in una "corte" che lo "omaggia".
Dando un taglio alle polemiche scatenate dal "fango dell'inchiostro", Fini chiede anche "ai tanti esponenti politici scortati di far sentire la loro voce e di agire. Non contro Belpietro (che ovviamente ha la scorta) - tiene a precisare - ma contro quel muro di gomma e di ipocrisie che fa si' che in Italia cambiare le cose sia impossibile, a tal punto che perfino per vivere senza essere scortati pur non avendolo mai chiesto, occorre un trattamento di favore, una vera e propria raccomandazione!".
"Puo' apparire una piccola questione", insiste il presidente della Camera, "ma a ben vedere non lo e', perche' dietro all'estetica della scorta c'e' la credibilita' della nostra democrazia e la sua capacita' di migliorarsi". Fini punta poi il dito contro "il silenzio distratto del mondo politico istituzionale, con le sole eccezioni del presidente Schifani e dell'onorevole Casini" sulla vicenda sollevata da 'Libero'.
E spiega: "Intendiamoci bene. Non chiedo nessuna solidarieta'. Non ne ho alcun bisogno perche' e' certo e incontestabile che nella organizzazione del servizio di scorta alla mia persona non ho avuto alcun ruolo dipendendo tutto esclusivamente dagli uffici del Viminale. E' una verita', una regola, che vale per il presidente della Camera come per i tanti esponenti istituzionali e politici per cui si ritiene necessario predisporre, e non e' certo l'interessato a farlo, misure piu' o meno rigide di scorta e di sicurezza. Non credo che gli onorevoli Alfano, Bersani, Di Pietro, Maroni - solo per citare i segretari di partito - si siano compiaciuti leggendo le falsita' di Libero sul mio conto.
Dando un taglio alle polemiche scatenate dal "fango dell'inchiostro", Fini chiede anche "ai tanti esponenti politici scortati di far sentire la loro voce e di agire. Non contro Belpietro (che ovviamente ha la scorta) - tiene a precisare - ma contro quel muro di gomma e di ipocrisie che fa si' che in Italia cambiare le cose sia impossibile, a tal punto che perfino per vivere senza essere scortati pur non avendolo mai chiesto, occorre un trattamento di favore, una vera e propria raccomandazione!".
"Puo' apparire una piccola questione", insiste il presidente della Camera, "ma a ben vedere non lo e', perche' dietro all'estetica della scorta c'e' la credibilita' della nostra democrazia e la sua capacita' di migliorarsi". Fini punta poi il dito contro "il silenzio distratto del mondo politico istituzionale, con le sole eccezioni del presidente Schifani e dell'onorevole Casini" sulla vicenda sollevata da 'Libero'.
E spiega: "Intendiamoci bene. Non chiedo nessuna solidarieta'. Non ne ho alcun bisogno perche' e' certo e incontestabile che nella organizzazione del servizio di scorta alla mia persona non ho avuto alcun ruolo dipendendo tutto esclusivamente dagli uffici del Viminale. E' una verita', una regola, che vale per il presidente della Camera come per i tanti esponenti istituzionali e politici per cui si ritiene necessario predisporre, e non e' certo l'interessato a farlo, misure piu' o meno rigide di scorta e di sicurezza. Non credo che gli onorevoli Alfano, Bersani, Di Pietro, Maroni - solo per citare i segretari di partito - si siano compiaciuti leggendo le falsita' di Libero sul mio conto.
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