ROMA. Notizie del tutto negative per lo stato di saluto del cardinal Martini. Papa Benedetto XVI e' informato costantemente sulle condizioni del cardinale che, come confermato dal neurologo Gianni Pezzoli che ha in cura da anni l'arcivescovo emerito di Milano, "e' entrato nella fase terminale".
Il cardinale dalla meta' di agosto, "non e' piu' stato in grado di deglutire ne' cibi solidi ne' liquidi. Ma e' rimasto lucido fino all'ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico". In sostanza, seguendo anche l'esempio di Giovanni Paolo II che e' stato ucciso dalla stessa malattia, il morbo di Parkinson, il porporato gesuita ha concordato con il suo medico curante di non essere sottoposto all'intervento per posizionare la cosiddetta Peg, cioe' il tubicino che il chirurgo inserisce direttamente nello stomaco e consentirebbe di alimentarsi direttamente bypassando l'esofago.
Tale pratica e' stata ritenuta come gia' per Giovanni Paolo II, sproporzionata. Nel caso specifico risulterebbe non utile anche il sondino naso-gastrico. La dottrina ufficiale della Chiesa, come e' presentata nel Catechismo della Chiesa Cattolica e in una istruzione specifica della Congregazione della Dottrina della Fede, chiarisce che le cure debbono essere proporzionate alla situazione del malato terminale e che stabilire il confine con l'accanimento terapeutico e' responsabilita' specifica del medico curante in dialogo con il paziente.
Il cardinale dalla meta' di agosto, "non e' piu' stato in grado di deglutire ne' cibi solidi ne' liquidi. Ma e' rimasto lucido fino all'ultimo e ha rifiutato ogni forma di accanimento terapeutico". In sostanza, seguendo anche l'esempio di Giovanni Paolo II che e' stato ucciso dalla stessa malattia, il morbo di Parkinson, il porporato gesuita ha concordato con il suo medico curante di non essere sottoposto all'intervento per posizionare la cosiddetta Peg, cioe' il tubicino che il chirurgo inserisce direttamente nello stomaco e consentirebbe di alimentarsi direttamente bypassando l'esofago.
Tale pratica e' stata ritenuta come gia' per Giovanni Paolo II, sproporzionata. Nel caso specifico risulterebbe non utile anche il sondino naso-gastrico. La dottrina ufficiale della Chiesa, come e' presentata nel Catechismo della Chiesa Cattolica e in una istruzione specifica della Congregazione della Dottrina della Fede, chiarisce che le cure debbono essere proporzionate alla situazione del malato terminale e che stabilire il confine con l'accanimento terapeutico e' responsabilita' specifica del medico curante in dialogo con il paziente.