BARI. "Un tavolo immediato tra sindacati, task force per l'occupazione, assessorati regionali al lavoro e alla sanità, associazioni di categoria e management del gruppo della sanità privata Cbh per salvare 330 posti di lavoro tra personale medico, infermieritico e amministrativo". Così il consigliere regionale Massimo Cassano vicecapogruppo Pdl in Consiglio regionale.
"Com'è noto - prosegue Cassano - la "Città di Bari hospital" ha avviato le procedure per il licenziamento di un terzo dei dipendenti nell’ambito di una riduzione di personale causata dal taglio del tetto di spesa alla sanità privata definito dalla Regione. Una sorta di blitz di Ferragosto che rischia di dare il colpo di grazia ad un settore che ha il preciso compito di affiancare e surrogare la sanità pubblica colpita da un piano di riordino che appare sempre più in disgrazia. Il rischio concreto è che la Sanità pugliese, tra pubblico e privato, non sia più in grado di garantire i livelli minimi assistenziali. Tra l'altro il “caso” Cbh potrebbe essere il primo di una lunga lista a carico delle cliniche accreditate, con la possibilità che in tempi brevi possano essere circa mille in tutta la regione i dipendenti della case di cura senza lavoro o in cassa integrazione, con un'immediata conseguenza sull'allungamento delle liste di attesa – già a livelli intollerabili – e la fuga verso aree ben più organizzate di molti ammalati con un aumento vertiginoso dei viaggi della speranza", conclude il consigliere.
"Com'è noto - prosegue Cassano - la "Città di Bari hospital" ha avviato le procedure per il licenziamento di un terzo dei dipendenti nell’ambito di una riduzione di personale causata dal taglio del tetto di spesa alla sanità privata definito dalla Regione. Una sorta di blitz di Ferragosto che rischia di dare il colpo di grazia ad un settore che ha il preciso compito di affiancare e surrogare la sanità pubblica colpita da un piano di riordino che appare sempre più in disgrazia. Il rischio concreto è che la Sanità pugliese, tra pubblico e privato, non sia più in grado di garantire i livelli minimi assistenziali. Tra l'altro il “caso” Cbh potrebbe essere il primo di una lunga lista a carico delle cliniche accreditate, con la possibilità che in tempi brevi possano essere circa mille in tutta la regione i dipendenti della case di cura senza lavoro o in cassa integrazione, con un'immediata conseguenza sull'allungamento delle liste di attesa – già a livelli intollerabili – e la fuga verso aree ben più organizzate di molti ammalati con un aumento vertiginoso dei viaggi della speranza", conclude il consigliere.