Ilva: Clini, a rischio intero sistema industriale Paese

ROMA. L'area a caldo dell'Ilva di Taranto non si puo' spegnere. Lo ha affermato il ministro dell'Ambiente Corrado Clini. ''Se si chiude l'impianto a caldo finisce l'Ilva - ha sottolineato - ci vogliono 8 mesi per spegnere tutto, piu' altri mesi eventualmente per farlo ripartire. Nel frattempo il mercato dell'acciaio non aspetta. Si possono fare interventi progressivi, come nella manutenzione dei grandi impianti spegnendo parti dell'area a caldo ma continuando la produzione''.

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L'Oms collaborera' al monitoraggio ambientale della citta' di Taranto. Lo ha affermato il ministro durante un'audizione alla Camera. "Ho chiesto in particolare al Centro europeo Oms di Copenaghen di collaborare al controllo dell'inquinamento a Taranto e ieri ho avuto la conferma dal presidente. I dati su Taranto sono contraddittori se confrontati con altre città italiane. Dobbiamo capire quali sono i bersagli da colpire e per questo abbiamo chiesto la collaborazione dell'Oms".

Ma sulla faccenda prende una posizione netta anche il leader di Sel, Nichi Vendola. Scontri fra politica e magistratura sull'Ilva non possono che essere deleteri. E' la convinzione del Governatore della Puglia, che lo dichiara in un'intervista a Repubblica e lo ribadisce stamattina nel corso della trasmissione ''Prima di tutto'' a Radio1Rai: ''L'Ilva - spiega - deve andare davanti al magistrato e togliere il 'proiettile' dalla canna della pistola, il suo deve essere un atto di disarmo. Io penso che abbandonare l'acciaio sarebbe una sconfitta, bisogna mettere in equilibrio il lavoro e la salute. Nelle carte dei magistrati c'e' il percorso.

L'ambientalizzazione della fabbrica puo' essere fatta solo ad impianti accesi, se si spegne un'acciaieria vuol dire la morte della fabbrica''.

Vendola ricorda come ''la Puglia abbia messo in campo un bombardamento di leggi d'avanguardia, tutti gli stabilimenti devono abbattere la diossina, abbiamo fatto una legge regionale perche' non c'e' una legge Nazionale per l'abbattimento della diossina. L'Ilva rispettava i limiti e si e' adeguata alla legge, ma l'Ilva e' una metropoli che per 60 anni e' stata un propagatore di veleni'', ricorda pero', che ''prima immetteva 800 grammi di diossina l'anno oggi 3,4 grammi l'anno''.

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