di Cristina Caldarola. Molti di voi stanno pensando a quella succulenta varietà di pesca tipica di questa stagione, ma la nostra non è una forma di rammarico per colui che amiamo affogare in generosi bicchieri di vino rosso e gustare nelle calde sere d’estate sulla sdraio che abbiamo posizionato sotto il nostro ulivo preferito, bensì un istintivo commento venuto alla luce al termine della lettura di un libro scritto da un concittadino nonché coetaneo: Marcello Introna.
Marcello ha dedicato quasi due anni alla stesura di questo libro che narra le tristi vicende di Franco Percoco, passato alla storia per aver commesso un triplice omicidio: madre, padre, fratello, nonché vilipendio e occultamento di cadaveri nel giugno del ’56.
Costui ha avuto l’ardire di continuare a utilizzare la sua abitazione organizzando persino festini con i suoi amici, mentre nella stanza accanto giacevano i corpi di coloro che l’avevano generato e, a loro modo, amato. Ebbene sì, proviamo e non ce ne vergogniamo, rammarico per Franco Percoco benché sia stato un assassino.
Marcello, infatti, riesce con grande maestria a farci vivere la condizione di Percoco non tanto da giustificarlo, per carità… ma, quantomeno, da comprendere la sua triste condizione, tanto triste da averlo condotto su una strada di non ritorno.
Pensiamo che la sua voglia essere una denuncia del “male di vivere” comune a molti ragazzi di oggi che, in casi esasperati, per “divertimento” uccidono o si macchiano di gesta da “bulli”.
Tornando a Percoco, vorremmo tranquillizzare il lettore, ricordando che stiamo parlando di un serio caso neurologico.
Ma parliamo anche di un ragazzo degli anni ’50 che, se avesse avuto alle spalle una famiglia e una società con delle competenze psico-neurologiche più progredite di quelle dell’epoca, probabilmente sarebbe stato recuperato. Diciamo probabilmente perché ci piace pensare, sulla scia di una forma di ottimismo, che la mente di un qualsiasi individuo vada nutrita, amata e assistita meglio, se non come, qualunque altra parte del nostro corpo, ma, spesso, ce ne dimentichiamo e, soprattutto, facendo attenzione alla cura che alcuni di noi adoperano per l’involucro della nostra psiche, aspiriamo ad un’attenzione collettiva che sia perlomeno al pari della sopracitata nei confronti della nostra mente.
Ci piace pensare che, se Franco Percoco fosse vissuto oggi, sarebbe stato un uomo diverso probabilmente aiutato da quell’eccelsa psicoterapeuta che abita nei pressi della sua abitazione. Ma questa è soltanto una favola …
Per chi invece volesse conoscere quello che accadde, consigliamo vivamente di leggere il libro di Marcello Introna, una sceneggiatura pronta per essere portata sul grande schermo.
Nonostante la durezza dell’argomento, Marcello riesce a farci sorridere facendo sfoggio del suo innato senso dell’umorismo, riesce a farci tornare indietro nel tempo in una Bari ormai dimenticata e ce la fa persino a disegnare un percorso fatto di piccole tappe cinematografiche che ci riportano alla vita degli anni’50. Buona lettura!
Marcello ha dedicato quasi due anni alla stesura di questo libro che narra le tristi vicende di Franco Percoco, passato alla storia per aver commesso un triplice omicidio: madre, padre, fratello, nonché vilipendio e occultamento di cadaveri nel giugno del ’56.
Costui ha avuto l’ardire di continuare a utilizzare la sua abitazione organizzando persino festini con i suoi amici, mentre nella stanza accanto giacevano i corpi di coloro che l’avevano generato e, a loro modo, amato. Ebbene sì, proviamo e non ce ne vergogniamo, rammarico per Franco Percoco benché sia stato un assassino.
Marcello, infatti, riesce con grande maestria a farci vivere la condizione di Percoco non tanto da giustificarlo, per carità… ma, quantomeno, da comprendere la sua triste condizione, tanto triste da averlo condotto su una strada di non ritorno.
Pensiamo che la sua voglia essere una denuncia del “male di vivere” comune a molti ragazzi di oggi che, in casi esasperati, per “divertimento” uccidono o si macchiano di gesta da “bulli”.
Tornando a Percoco, vorremmo tranquillizzare il lettore, ricordando che stiamo parlando di un serio caso neurologico.
Ma parliamo anche di un ragazzo degli anni ’50 che, se avesse avuto alle spalle una famiglia e una società con delle competenze psico-neurologiche più progredite di quelle dell’epoca, probabilmente sarebbe stato recuperato. Diciamo probabilmente perché ci piace pensare, sulla scia di una forma di ottimismo, che la mente di un qualsiasi individuo vada nutrita, amata e assistita meglio, se non come, qualunque altra parte del nostro corpo, ma, spesso, ce ne dimentichiamo e, soprattutto, facendo attenzione alla cura che alcuni di noi adoperano per l’involucro della nostra psiche, aspiriamo ad un’attenzione collettiva che sia perlomeno al pari della sopracitata nei confronti della nostra mente.
Ci piace pensare che, se Franco Percoco fosse vissuto oggi, sarebbe stato un uomo diverso probabilmente aiutato da quell’eccelsa psicoterapeuta che abita nei pressi della sua abitazione. Ma questa è soltanto una favola …
Per chi invece volesse conoscere quello che accadde, consigliamo vivamente di leggere il libro di Marcello Introna, una sceneggiatura pronta per essere portata sul grande schermo.
Nonostante la durezza dell’argomento, Marcello riesce a farci sorridere facendo sfoggio del suo innato senso dell’umorismo, riesce a farci tornare indietro nel tempo in una Bari ormai dimenticata e ce la fa persino a disegnare un percorso fatto di piccole tappe cinematografiche che ci riportano alla vita degli anni’50. Buona lettura!