Kristine Kvitka, ovvero il mondo incantato delle fiabe

di Francesco Greco. Dalla Russia con… colore! Kristine Kvitka vive sospesa al confine fra due mondi distanti, l’Est europeo e il Mediterraneo, culture dai diversi topoi. Eppure la sua arte riesce a trovare una sintesi in una natura selvaggia, incontaminata, pura: che diviene un’agorà dell’anima dove l’uomo vorrebbe vivere, la metafora di una vita possibile se gli esseri umani smetteranno di violentare l’habitat che hanno ricevuto in dono e che dovranno lasciare alle generazioni che verranno.

Il mondo dipinto dall’artista che viene dalla Lettonia (ex Urss, Repubblica indipendente dal 1991), dov’è nata, a Riga, 29 anni fa, ha un incanto primordiale, una grazia lieve, la leggerezza delle fiabe, la morbidezza della musica immortale di Tchaikovskj. Kristine ha una personalità decisa e una fortissima capacità evocativa: ti porta in riva a un fiume scintillante, davanti al tramonto di fuoco, nel bosco misterioso abitato da elfi e briganti. Tutto il mondo che si porta dentro sin da bambina esplode sulla tela in un puzzle di colori che richiamano le icone russe ma anche la dolcezza della pittura naif.

A Tricase (scuderie di Palazzo Gallone) ad agosto ha avuto un enorme successo di pubblico. Come del resto era accaduto in giro per il mondo, a partire dalla città dov’è nata e successivamente a Lecce, Roma, La Spezia, in Danimarca, Argentina, Belgio, Lituania, ecc. In attesa della prossima performance la sua opera si può visitare in via Morandi, 8 (sempre a Tricase), dopo aver dato un’occhiata al sito kristinekvitka.wordpress.com (e-mail: kristinekvitka@inbox.lv), tel.: + 39-3884988428 / +371-26175879.

L’artista è, quel che si dice, una bambina prodigio, un talento naturale precocissimo. E’ ancora piccola e gioca con matite e colori, passa le ore a disegnare, tanto che i genitori la iscrivono al circolo del disegno “Castello dei Pionieri” di Riga (oggi si chiama Castello degli Studenti). Due anni (94-95) delle elementari studia arti applicate. Poi cambia scuola, va alla Rozentala Jana Rigas High Art School (95-2003) e si diploma con un dipinto intitolato “Melancholia”, curato da Aija Jurjane. Passa quindi all’Accademia di Belle Arti di Riga (indirizzo pittura). E’ in questi anni che prende corpo la sua poetica e la sua estetica: l’ispirazione viene dalla natura intorno, dai paesaggi che si porta nel cuore e nella mente. Elemento curioso delle sue opere: non c’è posto per l’essere umano, quasi che Kristine volesse rimuoverlo e punirlo per la sua cattiveria nell’infierire sul paradiso terrestre ereditato e che devasta con assurda violenza: mari, fiumi, boschi, campi, montagne.

Consegue quindi la triennale (2003-2007), sempre a Riga, e la critica più qualificata comincia con l’accoppiarla a Van Gogh e all’Impressionismo per le sue nature morte. Fra il 2006 e il 2007 segue un corso all’Accademia di Belle Arti di Lecce, e alla fine presenta una tesi dal titolo “Negroamaro” (a cura di Uno Danilevskis), opera in cui irrompe tutta la luce del paesaggio mediterraneo, della Puglia che considera la sua nuova patria. La terra d’adozione la emoziona così tanto che Kristine ne fa un soggetto della sua arte: vecchie cucine, selvaggina su tavoli rustici, stoviglie della civiltà contadina appese al muro, ecc.: ognuno di tali oggetti ha una storia da narrare (opere proposte nel 2008, nella mostra da titolo “Storie silenziose”). La storica dell’arte Zanda Jankovska spiega ancora che nel 2010 la sua arte vive un nuovo ciclo: i muri sono spogliati e a loro volta raccontano storie. La nuova stagione dell’artista lettone è materia della tesi di laurea che intitola “Murales” (a cura di Aleksei Naumov).

“Credo che non c’è una fonte di ispirazione più grande e semplice della natura – osserva Kristine – il mio paesaggio è come un vecchio album di ricordi che puoi sfogliare in modo casuale e sembra sempre bello. In esso ogni collina è come un simbolo, l’acqua dei fiumi è limpida e le stelle luminose e colorate anche di giorno. La terra può essere coperta di neve, ma gli alberi sembrano desiderare una stagione diversa e si decorano con sudari trasparenti e di colore rosso sangue. Guardando la natura ho scoperto modelli per me sempre nuovi, e come in un libro aperto ho imparato a coglierne le linee guida. Tutte le cose sono subordinate l’una all’altra… Basta solo guardare per avere infinite fonti di ispirazione. Seguendola posso creare un mondo nuovo, che nessuno può contestare, poiché è così che appare nella mia mente”.