di Francesco Greco. No-Tav versus No S.S. 275 Maglie- S. M. di Leuca a 4 corsie. Se ‘è parlato ieri sera a Tiggiano, alla decima edizione di “Oltre la festa” (Salento, terra di sole, mare e vento, lavoro nero e sfruttamento), organizzata dal centro sociale (in memoria di Pierino Idone). Tema più che mai attuale, siamo infatti a ridosso dell’inizio dei lavori del’allargamento a 4 corsie della S.S. 16 Maglie-Otranto previsto per il primo settembre. 8 mila ulivi secolari saranno abbattuti. In un primo tempo si era detto che sarebbero stati rimessi a dimora da qualche parte “ma con questo caldo si seccheranno immediatamente”, avverte l’imprenditore turistico di Otranto Francesco De Benedetto. E mentre è in arrivo il libro “Quattro corsie e un funerale” (di 150 pagine) dove intellettuali, urbanisti, studiosi riflettono sull’assurdità dell’opera che devasterà il Salento in modo definitivo alterando le caratteristiche del paesaggio e annientando i flussi turistici.
E dunque, in Salento, alla festa di Tiggiano sono arrivati tre militanti No-Tav dalla Val di Susa (e il gruppo musicale “Lou Dalfin” che poi ha tenuto un concerto). La conferenza è stata appassionata, come il tema faceva presupporre. “Le grandi opere in arrivo dalla Tav alla 275 a 4 corsie – ha detto l’organizzatore della festa e presidente dell’associazione 'Salento: che fare?', l’avvocato Giovanni De Francesco, salentino di nascita e romano di adozione – rappresentano l’ennesima speculazione che ingrassa le tasche dei potenti, creano disoccupazione e devastano il territorio”.
I tre No-Tav hanno portato le testimonianze della loro decennale battaglia contro il traforo di una montagna che, hanno detto e ripetuto “le stesse relazioni dell’Eni, di qualche anno fa, dicono sia fatta di amianto e di uranio: questo ultimo si disperde facilmente nell’aria e provocherà le patologie che vediamo a Taranto con l’Ilva .”
Altro passaggio del dibattito: il ruolo dei media. Sono state citate le testate che censurano i fatti, i nomi dei giornalisti che umoristicamente se la prendono con i colleghi al desk che farebbero titoli opposti al contenuto dei loro articoli. Bacchettato persino l’insospettabile “Fatto Quotidiano” di Padellaro e Travaglio: all’inizio dell’estate ha aperto un blog di discussione e l’ha sorprendentemente chiuso dopo pochi giorni. Inevitabile la conclusione dei No-Tav: “I media sono asserviti alle lobby che devono realizzare l’opera”. Parole di stima sono state pronunciate solo per il climatologo Luca Mercalli, apprezzata la sua onestà intellettuale.
Altro snodo importante: le ditte che dovrebbero, dopo gli espropri, mettere mano alle trivelle. I No-Tav ne hanno citate alcune in odor di criminalità , i subappalti, imprenditori inquisiti, condannati (alcuni meridionali). Puntato l’indice verso la sinistra piemontese che tutte queste cose le sa bene ma è lo stesso (sindaci, Cgil, ecc.) favorevole all’opera (costo finale intorno ai 22 miliardi di euro).
Non poteva mancare una accenno alla violenza negli scontri che vediamo ai tg: i miltanti piemontesi, tutti operai, hanno fatto dell’ironia amara: “Noi cacceremmo volentieri i violenti dai cortei solo che quelli ci sparano addosso, come facciamo?”. Irrobustito dunque il sospetto che essi non siano ambientalisti ma persone infiltrate per provocare scontri e criminalizzare l’intero movimento.
Dalla Val di Susa, infine, una buon notizia: il militante No-Tav quarantenne che nella scorsa primavera salendo su un traliccio dell’alta tensione per difendere la sua terra dall’esproprio cadde folgorato sta meglio. Ha ripreso a fare il contadino e ha un’azienda agricola che manda avanti con l’anziano padre. Più attaccamento alla terra di così…
E dunque, in Salento, alla festa di Tiggiano sono arrivati tre militanti No-Tav dalla Val di Susa (e il gruppo musicale “Lou Dalfin” che poi ha tenuto un concerto). La conferenza è stata appassionata, come il tema faceva presupporre. “Le grandi opere in arrivo dalla Tav alla 275 a 4 corsie – ha detto l’organizzatore della festa e presidente dell’associazione 'Salento: che fare?', l’avvocato Giovanni De Francesco, salentino di nascita e romano di adozione – rappresentano l’ennesima speculazione che ingrassa le tasche dei potenti, creano disoccupazione e devastano il territorio”.
I tre No-Tav hanno portato le testimonianze della loro decennale battaglia contro il traforo di una montagna che, hanno detto e ripetuto “le stesse relazioni dell’Eni, di qualche anno fa, dicono sia fatta di amianto e di uranio: questo ultimo si disperde facilmente nell’aria e provocherà le patologie che vediamo a Taranto con l’Ilva .”
Altro passaggio del dibattito: il ruolo dei media. Sono state citate le testate che censurano i fatti, i nomi dei giornalisti che umoristicamente se la prendono con i colleghi al desk che farebbero titoli opposti al contenuto dei loro articoli. Bacchettato persino l’insospettabile “Fatto Quotidiano” di Padellaro e Travaglio: all’inizio dell’estate ha aperto un blog di discussione e l’ha sorprendentemente chiuso dopo pochi giorni. Inevitabile la conclusione dei No-Tav: “I media sono asserviti alle lobby che devono realizzare l’opera”. Parole di stima sono state pronunciate solo per il climatologo Luca Mercalli, apprezzata la sua onestà intellettuale.
Altro snodo importante: le ditte che dovrebbero, dopo gli espropri, mettere mano alle trivelle. I No-Tav ne hanno citate alcune in odor di criminalità , i subappalti, imprenditori inquisiti, condannati (alcuni meridionali). Puntato l’indice verso la sinistra piemontese che tutte queste cose le sa bene ma è lo stesso (sindaci, Cgil, ecc.) favorevole all’opera (costo finale intorno ai 22 miliardi di euro).
Non poteva mancare una accenno alla violenza negli scontri che vediamo ai tg: i miltanti piemontesi, tutti operai, hanno fatto dell’ironia amara: “Noi cacceremmo volentieri i violenti dai cortei solo che quelli ci sparano addosso, come facciamo?”. Irrobustito dunque il sospetto che essi non siano ambientalisti ma persone infiltrate per provocare scontri e criminalizzare l’intero movimento.
Dalla Val di Susa, infine, una buon notizia: il militante No-Tav quarantenne che nella scorsa primavera salendo su un traliccio dell’alta tensione per difendere la sua terra dall’esproprio cadde folgorato sta meglio. Ha ripreso a fare il contadino e ha un’azienda agricola che manda avanti con l’anziano padre. Più attaccamento alla terra di così…
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