BARI. Puglia e Veneto, due regioni, un mare in comune, l’Adriatico, la stessa battaglia per difenderlo. “Ho appreso dal collega Ruffato, che anche Palazzo Ferro Fini, il 1 agosto, ha approvato una proposta di legge alle Camere contro le trivelle”, il Presidente del Consiglio regionale pugliese Onofrio Introna dichiara la propria soddisfazione e saluta la scelta del Consiglio regionale veneto.
“La Puglia non è più sola ed ora attendiamo il contributo di tutte le Regioni”: le due Assemblee sollecitano infatti il coinvolgimento di tutti i parlamenti regionali, in particolare quelli delle Regioni del Mediterraneo europeo. Introna ha inviato una nota ai presidenti dei Consigli regionali italiani perché assumano un’iniziativa analoga, rafforzando la posizioni di quanti considerano “sempre più indifferibili interventi istituzionali a tutela dei nostri mari, allarmati dalle recenti autorizzazioni concesse dal Ministero dell’Ambiente per le prospezioni petrolifere Petroceltic al largo delle Isole Tremiti, mentre centinaia di analoghe richieste sono già all’attenzione dei Dicasteri competenti”.
“Non sfuggiranno ai Colleghi le ragioni ambientali ed economiche che spingono ad agire in difesa di un ecosistema marino tanto prezioso quanto delicato”. Queste, insieme a tutte le considerazioni a sostegno del No allo sfruttamento dei mari per ricerche ed estrazioni di “idrocarburi di pessima qualità”, sono per il presidente pugliese alla base delle proposte di legge al Parlamento approvate dal Consiglio regionale pugliese nel luglio 2011 e ora da quello veneto, ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione.
I due testi sono identici e sollecitano l’adozione di norme nazionali che prevedano il divieto della “prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque del mare Adriatico prospiciente le seguenti regioni: Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia”. Nel secondo comma entrambi precisano che “il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di cui al comma 1 si applica anche ai procedimenti autorizzatori avviati e non conclusi alla data di entrata in vigore della presente legge”, facendo salvi, “fino all’esaurimento dei relativi giacimenti, i permessi, le autorizzazioni e le concessioni in essere, nei limiti stabiliti dai provvedimenti stessi”.
Introna, quindi, chiede alle Assemblee legislative delle Regioni italiane di voler assumere, “nella loro autonomia”, una legge sull’esempio di Puglia e Veneto, “per creare un fronte comune in una altrettanto comune battaglia di civiltà ecologica, rispettosa delle attività imprenditoriali ed economiche che si affidano alla qualità del mare e attenta doverosamente alla salute dell’ambiente e dei cittadini”.
L’iniziativa sarà al centro della prossima seduta dell’organismo che riunisce i presidenti dei Consigli. È già partita – a firma Introna, forte del consenso del presidente Ruffato – la richiesta al presidente della Conferenza, il siciliano Francesco Cascio, di inserire l’argomento all’ordine del giorno. “Penso ad un ‘indirizzo’ ufficiale alle Regioni italiane. Tutte potranno prendere in considerazione l’opportunità di adottare una proposta di legge al Parlamento, contro le prospezioni e trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo europeo. Il divieto di ogni forma di sfruttamento dei nostri mari per la ricerca e il prelievo di idrocarburi potrà così diventare norma nazionale, come richiesto dalla Puglia e dal Veneto, con una voce sola, dal Sud al Nord dell’Adriatico”.
“La Puglia non è più sola ed ora attendiamo il contributo di tutte le Regioni”: le due Assemblee sollecitano infatti il coinvolgimento di tutti i parlamenti regionali, in particolare quelli delle Regioni del Mediterraneo europeo. Introna ha inviato una nota ai presidenti dei Consigli regionali italiani perché assumano un’iniziativa analoga, rafforzando la posizioni di quanti considerano “sempre più indifferibili interventi istituzionali a tutela dei nostri mari, allarmati dalle recenti autorizzazioni concesse dal Ministero dell’Ambiente per le prospezioni petrolifere Petroceltic al largo delle Isole Tremiti, mentre centinaia di analoghe richieste sono già all’attenzione dei Dicasteri competenti”.
“Non sfuggiranno ai Colleghi le ragioni ambientali ed economiche che spingono ad agire in difesa di un ecosistema marino tanto prezioso quanto delicato”. Queste, insieme a tutte le considerazioni a sostegno del No allo sfruttamento dei mari per ricerche ed estrazioni di “idrocarburi di pessima qualità”, sono per il presidente pugliese alla base delle proposte di legge al Parlamento approvate dal Consiglio regionale pugliese nel luglio 2011 e ora da quello veneto, ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione.
I due testi sono identici e sollecitano l’adozione di norme nazionali che prevedano il divieto della “prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nelle acque del mare Adriatico prospiciente le seguenti regioni: Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia”. Nel secondo comma entrambi precisano che “il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di cui al comma 1 si applica anche ai procedimenti autorizzatori avviati e non conclusi alla data di entrata in vigore della presente legge”, facendo salvi, “fino all’esaurimento dei relativi giacimenti, i permessi, le autorizzazioni e le concessioni in essere, nei limiti stabiliti dai provvedimenti stessi”.
Introna, quindi, chiede alle Assemblee legislative delle Regioni italiane di voler assumere, “nella loro autonomia”, una legge sull’esempio di Puglia e Veneto, “per creare un fronte comune in una altrettanto comune battaglia di civiltà ecologica, rispettosa delle attività imprenditoriali ed economiche che si affidano alla qualità del mare e attenta doverosamente alla salute dell’ambiente e dei cittadini”.
L’iniziativa sarà al centro della prossima seduta dell’organismo che riunisce i presidenti dei Consigli. È già partita – a firma Introna, forte del consenso del presidente Ruffato – la richiesta al presidente della Conferenza, il siciliano Francesco Cascio, di inserire l’argomento all’ordine del giorno. “Penso ad un ‘indirizzo’ ufficiale alle Regioni italiane. Tutte potranno prendere in considerazione l’opportunità di adottare una proposta di legge al Parlamento, contro le prospezioni e trivellazioni petrolifere nel Mediterraneo europeo. Il divieto di ogni forma di sfruttamento dei nostri mari per la ricerca e il prelievo di idrocarburi potrà così diventare norma nazionale, come richiesto dalla Puglia e dal Veneto, con una voce sola, dal Sud al Nord dell’Adriatico”.
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