BARI. Saranno sottoposti lunedi' prossimo all'interrogatorio di garanzia i due amministratori della Colonia hanseniana arrestati ieri mattina dalla Guardia di Finanza di Bari, al termine di un'inchiesta coordinata dal pm Renato Nitti della Procura del capoluogo pugliese sulla gestione del lebbrosario di Gioia del Colle, struttura che fa parte dell'ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva delle Fonti.
Il prete-manager don Mimmo Laddaga, delegato alla gestione dal vescovo della Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva, e Saverio Vavalle, ex funzionario del lebbrosario, saranno interrogati dal gip Giovanni Abbattista. I due, entrambi ai domiciliari, sono accusati di truffa aggravata ai danni della Regione Puglia: l'indagine punta i fari sulla gestione della struttura sanitaria e, in particolare, sulle modalita' grazie alle quali gli amministratori avrebbero ottenuto i finanziamenti dalla Regione. Secondo gli investigatori, nei bilanci del lebbrosario sarebbero state inserite voci di costo insussistenti.
Il vescovo della Diocesi monsignor Mario Paciello ha rivelato che proprio l'altro ieri "senza sapere cosa sarebbe stato deciso dal giudice, per la stessa esigenza di chiarezza e di trasparenza della gestione della Colonia Hanseniana", aveva costituito "una Commissione di indagine interna, composta da due magistrati in pensione e da un dottore commercialista, affinche' riesaminasse tutti gli atti, in vista del rinnovo della convenzione con la Regione Puglia". "Da 15 anni - aveva assicurato - sono testimone diretto della dedizione incondizionata di Don Mimmo per l'Ospedale e per la Colonia con l'unico scopo di assicurare ai pazienti la migliore assistenza e ai dipendenti, un lavoro sereno e sicuro, nonostante le gravi difficolta' economico-finanziarie che l'Ente attraversa".
Il vescovo ha detto di essere preoccupato "per l'immagine che i mezzi di comunicazione potrebbero dare di un sacerdote che, come formica infaticabile e laboriosa, nel silenzio, ma a costo di grandi sacrifici ha dato alla Puglia, al Meridione e alla Sanita' Italiana una struttura ospedaliera tenuta in alta considerazione e che gestisce una struttura per malati di lebbra, unica in Italia".
Infine "rispettoso e fiducioso dell'operato della Magistratura", si e' detto "disponibile sin d'ora per un incontro con gli inquirenti onde chiarire fatti e circostanze atti ad una sollecita definizione della vicenda a tutela della credibilita' e della moralita' dell'Ente Miulli, al quale la Regione ha affidato in toto la cura degli hanseniani". Solidarieta' e vicinanza a don Laddaga anche da cinque direttori dei Dipartimenti medici del Miulli che si sono dichiarati "sconcertati ed increduli".
Il prete-manager don Mimmo Laddaga, delegato alla gestione dal vescovo della Diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva, e Saverio Vavalle, ex funzionario del lebbrosario, saranno interrogati dal gip Giovanni Abbattista. I due, entrambi ai domiciliari, sono accusati di truffa aggravata ai danni della Regione Puglia: l'indagine punta i fari sulla gestione della struttura sanitaria e, in particolare, sulle modalita' grazie alle quali gli amministratori avrebbero ottenuto i finanziamenti dalla Regione. Secondo gli investigatori, nei bilanci del lebbrosario sarebbero state inserite voci di costo insussistenti.
Il vescovo della Diocesi monsignor Mario Paciello ha rivelato che proprio l'altro ieri "senza sapere cosa sarebbe stato deciso dal giudice, per la stessa esigenza di chiarezza e di trasparenza della gestione della Colonia Hanseniana", aveva costituito "una Commissione di indagine interna, composta da due magistrati in pensione e da un dottore commercialista, affinche' riesaminasse tutti gli atti, in vista del rinnovo della convenzione con la Regione Puglia". "Da 15 anni - aveva assicurato - sono testimone diretto della dedizione incondizionata di Don Mimmo per l'Ospedale e per la Colonia con l'unico scopo di assicurare ai pazienti la migliore assistenza e ai dipendenti, un lavoro sereno e sicuro, nonostante le gravi difficolta' economico-finanziarie che l'Ente attraversa".
Il vescovo ha detto di essere preoccupato "per l'immagine che i mezzi di comunicazione potrebbero dare di un sacerdote che, come formica infaticabile e laboriosa, nel silenzio, ma a costo di grandi sacrifici ha dato alla Puglia, al Meridione e alla Sanita' Italiana una struttura ospedaliera tenuta in alta considerazione e che gestisce una struttura per malati di lebbra, unica in Italia".
Infine "rispettoso e fiducioso dell'operato della Magistratura", si e' detto "disponibile sin d'ora per un incontro con gli inquirenti onde chiarire fatti e circostanze atti ad una sollecita definizione della vicenda a tutela della credibilita' e della moralita' dell'Ente Miulli, al quale la Regione ha affidato in toto la cura degli hanseniani". Solidarieta' e vicinanza a don Laddaga anche da cinque direttori dei Dipartimenti medici del Miulli che si sono dichiarati "sconcertati ed increduli".
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