Legge elettorale: massima divisione tra partiti

ROMA. Situazione ancora di stallo tra i partiti italiani a riguardo della nuova legge elettorale. L'intesa appare lontana. Pdl, Lega Nord e Udc optano, pur con qualche differenza tra loro, su una ipotesi di riforma che prevede il ritorno al proporzionale e alle preferenze con un premio di maggioranza per il partito vincente non superiore al 10%, piu' soglia di sbarramento al 5% per entrare in Parlamento.

Per avallare questa ipotesi, l'Udc ha anche annunciato una raccolta di firme a favore della reintroduzione delle preferenze. E' un'iniziativa che suona come avvertimento al Pd che le preferenze non le vorrebbe: su questo punto non c'e' alcuna possibilita' di trattativa. Ieri Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, ha precisato che ''le preferenze sono un male inevitabile ma a fin di bene per ricreare un rapporto fra cittadini e politica''. Argomenta infatti l'ex presidente della Camera: ''E' vero che dare al cittadino la possibilita' di scegliere puo' far si' che ci siano disparita' di mezzi, ma questa e' logica di chi dice non facciamo politiche al Sud perche' ci sono le tangenti''.

Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato, prevede che oggi si decidera' di tornare al confronto nella commissione Affari costituzionali, dove in tempi brevi si lavorera' su un testo base di riforma che passera' poi al vaglio dell'Aula.

Angelino Alfano, domenica scorsa, chiudendo a Roma la Festa dei giovani del Pdl, ha ostentato ottimismo sostenendo che la riforma elettorale ''potrebbe essere pronta nella prima decade di ottobre''.

Antonio Di Pietro non da' chance alle possibilita' di una intesa in tempi rapidi. Il leader dell'Idv si appella percio' al presidente Giorgio Napolitano affinche' invii un messaggio alle Camere sul tema della riforma elettorale richiamandole alle loro responsabilita': ''Ha fatto tanti atti di rilevanza politica, lo faccia anche in questo caso''.

Inizia anche a farsi strada l'idea che sul tema legge elettorale possa intervenire il governo. La proposta l'ha avanzata in un convegno Mario Segni, ex democristiano padre della proposta di elezione diretta dei sindaci e di ipotesi di riforma elettorale in direzione maggioritaria: ''La funzione di Monti e' quella di tenerci in Europa, ci ha allontanati dal baratro. Ma attenzione: se torna il sistema proporzionale, l'addio all'Europa e' probabile''. Gian Claudio Bressa, deputato del Pd che partecipava allo stesso convegno con Segni, e' d'accordo: ''Al punto in cui siamo, e' forse necessario un intervento del governo''.

Il Pd resta intanto fermo sulla sua posizione: candidati di collegio, no alle preferenze, premio di governabilita' per la coalizione vincente almeno del 10%, listini regionali bloccati, legge fotocopia per l' elezione del Senato.

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