di Redazione. Giornata decisiva ieri per il Governo Monti: il premier ed il suo esecutivo ha infatti incontrato i sindacati. La proposta di Mario Monti, che pure ha criticato in qualche occasione le passate esperienze di ''concertazione'' con sindacati e imprese, e' quella di siglare un ''patto'' con le parti sociali su proposte condivise.
Il premier, più volte, ha infatti evidenziato che le parti sociali ''devono svolgere il ruolo di protagonisti per migliorare la produttivita' e la competitivita' del sistema, dopo molti anni di declino''.
Il Professore ieri e' tornato a premere per un accordo in tempi brevi. Secondo le indiscrezioni, il premier avrebbe spiegato nell'incontro con i sindacati che le parti sociali avrebbero a disposizione non piu' di un mese per definire i punti di un possibile ''patto'' perche' e' intenzione del governo arrivare alle riunioni di ottobre dell'Eurogruppo e del Vertice dell'Unione europea con risultati tangibili.
''Ci vediamo in un momento carico di tensioni e di preoccupazioni - avrebbe detto il premier in apertura di riunione ai leader sindacali - e vorremmo ragionare con voi e con il vostro contributo di produttivita' del lavoro come uno degli elementi essenziali della crescita e dell'occupazione. Ci aspettiamo, anzi esigiamo a nome del paese e dei cittadini, che imprese e sindacati facciano qualcosa di piu' con il loro diretto e congiunto impegno''.
La proposta dell'esecutivo ruota intorno all'attuazione dell'accordo del 28 giugno 2011 tra le parti sociali che da' la possibilita' ai contratti aziendali di derogare rispetto ai contratti nazionali su organizzazione, prestazione lavorativa e orari. L'obiettivo - avrebbe spiegato Monti - e' quello di realizzare aumenti di produttivita' diminuendo il costo unitario del lavoro, come sono riusciti a fare negli ultimi mesi Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo.
Il premier avrebbe insistito nel dire che il governo respinge ipotesi di moderazione salariale ma punta a modernizzare le relazioni industriali. Secondo la Commissione europea, la perdita di produttivita' sarebbe uno dei dati piu' rilevanti nel peggioramento della bilancia commerciale italiana. Da qui nascerebbero le pressioni, a parere di Monti, per affrontare i temi della produttivita' del lavoro e dei meccanismi di determinazione dei salari. Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo economico, avrebbe precisato che ci sono a disposizione fondi per dare piu' soldi ai lavoratori a condizione che nelle imprese aumentino produttivita' e competitivita'. Ci sarebbero a disposizione pure 50 miliardi da investire al piu' presto nelle infrastrutture.
Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, all'uscita da Palazzo Chigi, non risparmia critiche alle posizione dell'esecutivo: ''La crescita non puo' dipendere da quello che le parti sociali possono fare in termini di produttivita' aziendale. Servono interventi su produttivita' di sistema, politiche industriali ed energetiche''. Il segretario della Cgil, che nei giorni scorsi aveva detto di non escludere l'idea di uno sciopero generale, puntualizza: ''Sulla produttivita' incide il problema della dimensione delle nostre aziende. Servono, inoltre, nuove norme sulla legalita' e sulla corruzione, che incidono pure sulla produttivita'.
Serve ridare fiducia alle persone cominciando con la detassazione delle tredicesime con le risorse recuperate dalla lotta all'evasione''. Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, assente all'incontro di ieri, su Twitter scrive: ''Nei paesi normali sono i cittadini che esigono che i governi facciano di piu'''.
Il premier, più volte, ha infatti evidenziato che le parti sociali ''devono svolgere il ruolo di protagonisti per migliorare la produttivita' e la competitivita' del sistema, dopo molti anni di declino''.
Il Professore ieri e' tornato a premere per un accordo in tempi brevi. Secondo le indiscrezioni, il premier avrebbe spiegato nell'incontro con i sindacati che le parti sociali avrebbero a disposizione non piu' di un mese per definire i punti di un possibile ''patto'' perche' e' intenzione del governo arrivare alle riunioni di ottobre dell'Eurogruppo e del Vertice dell'Unione europea con risultati tangibili.
''Ci vediamo in un momento carico di tensioni e di preoccupazioni - avrebbe detto il premier in apertura di riunione ai leader sindacali - e vorremmo ragionare con voi e con il vostro contributo di produttivita' del lavoro come uno degli elementi essenziali della crescita e dell'occupazione. Ci aspettiamo, anzi esigiamo a nome del paese e dei cittadini, che imprese e sindacati facciano qualcosa di piu' con il loro diretto e congiunto impegno''.
La proposta dell'esecutivo ruota intorno all'attuazione dell'accordo del 28 giugno 2011 tra le parti sociali che da' la possibilita' ai contratti aziendali di derogare rispetto ai contratti nazionali su organizzazione, prestazione lavorativa e orari. L'obiettivo - avrebbe spiegato Monti - e' quello di realizzare aumenti di produttivita' diminuendo il costo unitario del lavoro, come sono riusciti a fare negli ultimi mesi Grecia, Spagna, Irlanda e Portogallo.
Il premier avrebbe insistito nel dire che il governo respinge ipotesi di moderazione salariale ma punta a modernizzare le relazioni industriali. Secondo la Commissione europea, la perdita di produttivita' sarebbe uno dei dati piu' rilevanti nel peggioramento della bilancia commerciale italiana. Da qui nascerebbero le pressioni, a parere di Monti, per affrontare i temi della produttivita' del lavoro e dei meccanismi di determinazione dei salari. Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo economico, avrebbe precisato che ci sono a disposizione fondi per dare piu' soldi ai lavoratori a condizione che nelle imprese aumentino produttivita' e competitivita'. Ci sarebbero a disposizione pure 50 miliardi da investire al piu' presto nelle infrastrutture.
Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, all'uscita da Palazzo Chigi, non risparmia critiche alle posizione dell'esecutivo: ''La crescita non puo' dipendere da quello che le parti sociali possono fare in termini di produttivita' aziendale. Servono interventi su produttivita' di sistema, politiche industriali ed energetiche''. Il segretario della Cgil, che nei giorni scorsi aveva detto di non escludere l'idea di uno sciopero generale, puntualizza: ''Sulla produttivita' incide il problema della dimensione delle nostre aziende. Servono, inoltre, nuove norme sulla legalita' e sulla corruzione, che incidono pure sulla produttivita'.
Serve ridare fiducia alle persone cominciando con la detassazione delle tredicesime con le risorse recuperate dalla lotta all'evasione''. Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, assente all'incontro di ieri, su Twitter scrive: ''Nei paesi normali sono i cittadini che esigono che i governi facciano di piu'''.
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