TARANTO. Il Consigliere regionale de l’Italia dei Valori, Patrizio Mazza ha diffuso la seguente dichiarazione:
“Nell’attesa di conoscere i risultati dell’alacre lavoro condotto da medici e da volontari che s’impegnano per il registro tumori di Taranto e provincia, nonché per le mappe epidemiologiche, lavoro che so procedere senza sosta, mi permetto di fare qualche puntualizzazione, anche alla luce del fatto che ieri il Ministero della Salute a Roma, durante il convegno SENTIERI, ha rinviato ad ottobre l’esposizione dettagliata dei dati 2003-2008 relativamente alla mortalità nei Siti d’Interesse Nazionale tra quali vi è Taranto .
L’anno scorso dopo la presentazione dei dati del registro tumori per Taranto e provincia, quelli presentati arrivavano fino al 2006, dissi che per quanto fossero parziali rappresentavano uno spaccato abbastanza lontano dalla realtà dei fatti . Ribadivo che su Taranto città incidono tumori nell’ordine del 20% e 30% in più mediamente rispetto alla provincia di Taranto e vorrei ricordare che questa mia affermazione negli anni precedenti in cui ero un direttore del reparto di Ematologia a Taranto aveva allarmato il nostro Presidente Vendola tanto che volle ricevermi in audizione unitamente all’AIL di Taranto, era il 2008. Il resto è storia risaputa perché quanto denunciato dal sottoscritto come medico oncoematologo è stato suffragato quest’anno anche dagli epidemiologi che hanno lavorato per la maxi inchiesta relativa la disastro ambientale e sanitario riscontrato a Taranto ed imputabile ad ILVA SpA. Ebbene mi chiedo cosa vogliamo aggiungere ancora? Di quali dati si vuole ancora disquisire, o quali si vorrebbe confutare, oltre quelli forniti dal sottoscritto, forniti dalla comunità scientifica, che lavora, e messi nero su bianco anche dai periti epidemiologi predetti?
Dissi, sempre in merito ai dati del 2006, che i valori emersi assumevano significato inequivocabile nel riscontrare che c’erano risultati simili sia per gli uomini che per le donne, che se confermati come trend negli anni successivi avrebbero portato alla ulteriore considerazione di carattere sociale che : ‘il fatto di un incremento di tumori in Taranto rispetto alla provincia, sia per i maschi che per le femmine, avrebbe fatto dedurre che il fenomeno non è legato al lavoro che una persona compie’, e ‘nemmeno è addebitabile alle abitudini alimentari’, ecco perché già avvisavo che ‘Taranto città ha un qualcosa di diverso sul piano ambientale rispetto al resto della provincia’. Ovviamente il qualcosa di diverso è emerso e che si riflette negativamente sulla incidenza di tumori, da cui l’incremento del 20% e 30% rispetto alla provincia, da me ribadito. I dati, dissi, erano da confrontare con i successivi al 2006, preso come riferimento ultimo, ma sicuramente non si poteva negare che Taranto ha un ambiente compromesso sul piano dell’inquinamento. Il tutto andava legato al monitoraggio che ARPA e le Autorità sanitarie avevano in animo di effettuare. Certamente a suffragio di tutta battaglia sanitaria ormai ci sono le perizie chimiche ed epidemilogiche, a suffragio dell’encomiabile lavoro operato dalla magistratura di Tarato. Oggi, come allora,, ribadisco che l’inquinamento industriale è motivo principale dell’aumento dei tumori sull’area metropolitana di Taranto. Ma la considerazione che purtroppo faccio è questa: invece di fossilizzarci su argomentazioni e provare il provato, che non sarà smentito dalla comunità scientifica, per quanto insidiata da intromissioni politiche, guardiamo oltre o sarà troppo tardi , diciamo ora noi come vogliamo il nostro futuro differente che non preveda mai più il disastro sanitario ed ambientale a Taranto. L’ecocompatibilità è provato che è un mito irraggiungibile se si vogliono condizioni sanitarie rispettose del diritto alla vita; , anche questo sempre ribadito a chiunque anche ai media nazionali. Mi rivolgo agli ambientalisti alla città che ora conosce, e che fino ad ora ha patito e che ama veramente Taranto, ai lavoratori ILVA stessi, andiamo oltre quello che accade per mano della magistratura che tutela i nostri diritti, proponiamo noi il futuro differente, quello che vogliamo per Taranto e la sua provincia, io una idea che propende per l’agroalimentare e mira all’utilizzo di distripark e porto ed aeroporto l’ho lanciata e sono disponibile per quanto mi compete a svilupparla con chi è d’accordo, perché il futuro non è nell’ILVA, la vera vocazione di Taranto e della sua provincia non è l’industria inquinante”./
“Nell’attesa di conoscere i risultati dell’alacre lavoro condotto da medici e da volontari che s’impegnano per il registro tumori di Taranto e provincia, nonché per le mappe epidemiologiche, lavoro che so procedere senza sosta, mi permetto di fare qualche puntualizzazione, anche alla luce del fatto che ieri il Ministero della Salute a Roma, durante il convegno SENTIERI, ha rinviato ad ottobre l’esposizione dettagliata dei dati 2003-2008 relativamente alla mortalità nei Siti d’Interesse Nazionale tra quali vi è Taranto .
L’anno scorso dopo la presentazione dei dati del registro tumori per Taranto e provincia, quelli presentati arrivavano fino al 2006, dissi che per quanto fossero parziali rappresentavano uno spaccato abbastanza lontano dalla realtà dei fatti . Ribadivo che su Taranto città incidono tumori nell’ordine del 20% e 30% in più mediamente rispetto alla provincia di Taranto e vorrei ricordare che questa mia affermazione negli anni precedenti in cui ero un direttore del reparto di Ematologia a Taranto aveva allarmato il nostro Presidente Vendola tanto che volle ricevermi in audizione unitamente all’AIL di Taranto, era il 2008. Il resto è storia risaputa perché quanto denunciato dal sottoscritto come medico oncoematologo è stato suffragato quest’anno anche dagli epidemiologi che hanno lavorato per la maxi inchiesta relativa la disastro ambientale e sanitario riscontrato a Taranto ed imputabile ad ILVA SpA. Ebbene mi chiedo cosa vogliamo aggiungere ancora? Di quali dati si vuole ancora disquisire, o quali si vorrebbe confutare, oltre quelli forniti dal sottoscritto, forniti dalla comunità scientifica, che lavora, e messi nero su bianco anche dai periti epidemiologi predetti?
Dissi, sempre in merito ai dati del 2006, che i valori emersi assumevano significato inequivocabile nel riscontrare che c’erano risultati simili sia per gli uomini che per le donne, che se confermati come trend negli anni successivi avrebbero portato alla ulteriore considerazione di carattere sociale che : ‘il fatto di un incremento di tumori in Taranto rispetto alla provincia, sia per i maschi che per le femmine, avrebbe fatto dedurre che il fenomeno non è legato al lavoro che una persona compie’, e ‘nemmeno è addebitabile alle abitudini alimentari’, ecco perché già avvisavo che ‘Taranto città ha un qualcosa di diverso sul piano ambientale rispetto al resto della provincia’. Ovviamente il qualcosa di diverso è emerso e che si riflette negativamente sulla incidenza di tumori, da cui l’incremento del 20% e 30% rispetto alla provincia, da me ribadito. I dati, dissi, erano da confrontare con i successivi al 2006, preso come riferimento ultimo, ma sicuramente non si poteva negare che Taranto ha un ambiente compromesso sul piano dell’inquinamento. Il tutto andava legato al monitoraggio che ARPA e le Autorità sanitarie avevano in animo di effettuare. Certamente a suffragio di tutta battaglia sanitaria ormai ci sono le perizie chimiche ed epidemilogiche, a suffragio dell’encomiabile lavoro operato dalla magistratura di Tarato. Oggi, come allora,, ribadisco che l’inquinamento industriale è motivo principale dell’aumento dei tumori sull’area metropolitana di Taranto. Ma la considerazione che purtroppo faccio è questa: invece di fossilizzarci su argomentazioni e provare il provato, che non sarà smentito dalla comunità scientifica, per quanto insidiata da intromissioni politiche, guardiamo oltre o sarà troppo tardi , diciamo ora noi come vogliamo il nostro futuro differente che non preveda mai più il disastro sanitario ed ambientale a Taranto. L’ecocompatibilità è provato che è un mito irraggiungibile se si vogliono condizioni sanitarie rispettose del diritto alla vita; , anche questo sempre ribadito a chiunque anche ai media nazionali. Mi rivolgo agli ambientalisti alla città che ora conosce, e che fino ad ora ha patito e che ama veramente Taranto, ai lavoratori ILVA stessi, andiamo oltre quello che accade per mano della magistratura che tutela i nostri diritti, proponiamo noi il futuro differente, quello che vogliamo per Taranto e la sua provincia, io una idea che propende per l’agroalimentare e mira all’utilizzo di distripark e porto ed aeroporto l’ho lanciata e sono disponibile per quanto mi compete a svilupparla con chi è d’accordo, perché il futuro non è nell’ILVA, la vera vocazione di Taranto e della sua provincia non è l’industria inquinante”./