Parma, o cara metafora dell’Italia?

di Francesco Greco. Parma, Italia? E’ l’interrogativo pregnante che dalla scorsa primavera infebbra il Belpaese, strazia la Casta, fa perdere il sonno a Mannheimer e soci. Dal ballottaggio per le Comunali vinto da Federico Pizzarotti, MoVimento 5 Stelle, contro il candidato della sinistra Enrico Bernazzoli, Pd, presidente della Provincia, è divenuto il refrain degli analisti, che coincide con la demonizzazione del Movimento messo su da Beppe Grillo.

Quel che è accaduto a Parma, dunque, potrebbe essere la metafora di quel che domani potrebbe succedere all’Italia stretta fra tecnici e spread, default e riforme mancate, lacrime e sangue e ritorni inaspettati di morti dall’aldilà come in un film di Romero. I parmensi hanno accettato la sfida di Grillo e Roberto Casaleggio: meglio “un salto nel buio che un suicidio assistito”. Pigliando d’acido, la Casta bolla il grillismo: “antipolitica”, poi, con i suoi giornali (altre caste) lo ridicolizza, amplificare le scintille di una dialettica interna molto accesa. Intanto però il M5S continua a crescere e nelle intenzioni di voto è la seconda forza politica.

E allora, Parma oggi (“un finale stranissimo”), Italia domani? Nuove sfide, nuova grammatica politica? A spiegare la città, il sottosuolo, lo scrittore Paolo Nori nell’ebook Chiarelettere (€0,99) “Ma a Parma, che cosa succede?”. Nori ci è nato, ha vissuto i primi 30 anni e oggi sta a Casalecchio di Reno (alle porte di Bologna). E a “Fuori Orario”, appuntamento di Gattatico alla festa del “Fatto Quotidiano”, ha confidato quel che ne pensa.

Pizzarotti ha avuto un mandato pieno in una città di 163mila abitanti, pianeggiante, dove i poteri forti nel 2007 volevano fare una metropolitana, “tutte le volte che l’ho raccontato la gente rideva”, ride Nori. Il sindaco Pietro Vignali (Pdl), commercialista, ha governato provocando un debito enorme (si parla di 600 milioni) dal 2007 al 2011, poi, travolto dagli scandali, è stato sfiduciato.

“A eleggere quella gente ci siamo fatti ridere addietro”, aggiunge Nori. Mentre il candidato del centrosinistra ha pagato caro l’accanimento per fare l’inceneritore dei rifiuti. Bruciando fanno male ai bambini, ora li porteranno in Olanda a bruciare, e faranno male ai bambini olandesi, “un po’ mi dispiace…”, dice Nori.

E giù foto, interviste, “manco fossi Marilyn”, scherza la moglie. La “chiave” usata da Nori (è del 1963 e ha pubblicato sinora con Bompiani, Einaudi e Feltrinelli) è surreale, lieve, apre parentesi che poi dimentica di chiudere e chiede di continuo al pubblico “Cosa stavo dicendo?”. E’ cresciuto leggiucchiando “La Gazzetta di Parma” (il giornale italiano più vecchio), ascoltando “Radio Parma”, facendo colazione col prosciutto e il formaggio di Parma.

Nori ha origini modeste: i suoi nonni erano molto poveri, ma così poveri che la nonna diceva: “In casa nostra c’era una miseria che quando siamo diventati poveri abbiam fatto una festa”. Chiosa lo scrittore: “Avevano di bello che di quella povertà non si vergognavano”. Ma Parma, città che fu scelta come sede europea dell’Agenzia per l’alimentazione, cos’è? Per lo scrittore, “un accento, un modo di parlare, di gesticolare, di bestemmiare, di camminare, è la luce che c’è sulla via Emilia a una cert’ora del giorno…”.

E perché ha vinto Pizzarotti? “Noi parmigiani – spiega Nori in chiave psicanalitica – pensiamo che essere i primi sia una cosa che, un po’, ci viene naturale…”. Infatti, oltre al primo giornale italiano, si dice che là, non a Bologna, è nata anche la prima Università. Un sano desiderio di agonismo dunque alla base del successo al ballottaggio di un ragazzo che non aveva mai fatto politica prima. Che legge “Il gabbiano Jonathan Livingstone” di Richard Bach, ama Socrate per il suo “modo di essere filosofo fra la gente” e l’ultima volta forse ha votato Rifondazione Comunista.

Parma, Italia, dunque? La Casta sta facendo di tutto per impedirlo, ma nell’Italietta barzelletta d’Europa, col ritorno del bunga-bunga parte seconda per completare il “lavoro”, magari gli italiani, che come i parmigiani vogliono essere primi in tutto, potrebbero affidarsi a un comico serio. Della volgare caricatura, dalla discesa in campo (1994) allo spread (2012), quattro lustri e rotti, molto rotti, sono stanchi, e anche un po’ nauseati.

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