TARANTO. Il Golfo di Taranto paradiso dei delfini: e' quello che hanno scoperto da poco piu' di tre anni i soci (biologi marini e subacquei) dell'Associazione 'Jonian Dolphin Conservation' che studiano, ai fini della tutela, la presenza di questi animali trovandosi spesso di fronte a immagini che richiamano la carica dei 101, anzi 120 perche' questo e' il numero dei cetacei calcolati dal monitoraggio. E ad agosto il lieto evento: nel mare di fronte al capoluogo jonico sono nati diversi delfini.
Vincenzo Prunella, ricercatore universitario e responsabile scientifico dell'organizzazione, racconta che "pur avendo nelle nostre uscite in mare di 'dolphin watching' una percentuale di avvistamento del 98%, prima di Ferragosto da qualche giorno stranamente non incontravamo delfini. Il 16 agosto la scoperta: al calar del sole, all'improvviso si sono presentati sotto i nostri occhi numerosi cuccioli di 'Stenella' (la specie dei delfini del mare di Taranto) strettamente sorvegliati dal branco".
Prunella spiega che "la lunghezza dei cuccioli, circa 90 centimetri, dimostra che questi erano nati da pochi giorni nelle nostre acque, un'ulteriore conferma di quanto gia' documentato da tempo dalla Jonian Dolphin Conservation: il Golfo di Taranto e' una delle pochissime 'feeding ground' del mondo, ovvero una zona in cui la Stenella striata, trovandovi le condizioni ambientali e alimentari ottimali, riesce contemporaneamente a riprodursi e a vivere".
Dopo una gestazione di circa 12/13 mesi, la Stenella striata partorisce un solo cucciolo della lunghezza di circa 90 centimetri e del peso medio di 12 chilogrammi; lo svezzamento avviene intorno ai due anni di eta' mentre i giovani raggiungono la maturita' sessuale verso i nove anni. L'intervallo tra un parto e l'altro e' quindi di circa tre anni e, ammesso ottimisticamente che su dieci nati ne sopravvivano cinque fino all'eta' riproduttiva, si puo' comprendere quanto fragile sia l'equilibrio di questi cetacei.
"Le Stenelle - continua Prunella - hanno due stagioni riproduttive, alla fine dell'inverno e dell'estate, un intervallo che consentirebbe alle femmine del branco di aiutarsi a vicenda nei delicatissimi momenti del parto e dei primissimi giorni di vita. La Stenella striata, un mammifero marino che puo' raggiungere l'eta' di 57/58 anni, e' un potentissimo predatore che non teme l'uomo e, in presenza dei cuccioli, tutto il branco partecipa con estrema dedizione alla protezione degli stessi da qualsiasi intruso. In relazione al bassissimo tasso riproduttivo di questi cetacei, l'avvistamento del mese scorso - sottolinea - e' un avvenimento di eccezionale importanza scientifica, che lo staff di Jonian Dolphin Conservation intende studiare e approfondire rispettando la vita del branco".
L'associazione, proprio per l'obiettivo di tutelare i delfini, ha rivelato la notizia della nascita dei cuccioli solo ora, in un periodo in cui l'attivita' dei diportisti e' fisiologicamente in calo e avrebbe voluto mantenere il segreto sulla zona di avvistamento. In realta' poi a livello locale il luogo e' stato individuato nello spazio, a circa due o tre miglia dalla costa di Ginosa Marina a ovest di Taranto.
"L'avvistamento avvalora la tesi di Jonian Dolphin Conservation che classifica il Golfo di Taranto tra le poche aree estremamente delicate e strategiche per la riproduzione e il sostentamento delle popolazioni di Stenella Striata (Stenella coeruleoalba, Meyen 1833 ndr), una specie di delfino che svolge l'intero ciclo vitale nel nostro mare", conclude Prunella.
L'associazione riesce ad ammortizzare le spese necessarie, per le numerose uscite in mare (ad esempio il carburante, l'affitto del gommone, lo skipper ecc.), organizzando le escursioni sul posto dei turisti di un noto villaggio turistico di Ginosa Marina con il quale ha stipulato una convenzione. E cosi' fa coincidere lo studio approfondito, serio, analitico sulla presenza dei delfini, realizzato mediante sofisticate ma anche costose attrezzature (ad esempio gli idrofoni), al 'dolphin watching' che serve a far conoscere questa bella realta' ai villeggianti.
"Praticamente nel periodo da giugno a settembre - spiega all'ADNKRONOS Carmelo Fanizza, presidente dell'associazione - realizziamo anche tre uscite al giorno, praticamente 150 all'anno, un numero elevatissimo, piu' alto della media". Le Universita' di Bari e Lecce, con i dipartimenti di Scienze Marine e Biologia Marina, che pure studiano i cetacei, non possono permettersi un numero elevato di escursioni annue proprio perche' dispendiose economicamente. In Italia solo davanti alle coste della Sicilia e della Liguria (nel cosiddetto 'santuario dei cetacei') si trovano altre feeding ground come quella di Taranto scoperta da tre anni grazie al lavoro e all'esperienza dell'associazione composta da scienziati e biologi marini che tengono soprattutto alla tutela e allo studio della specie.
"Non abbiamo un approccio invasivo - spiega ancora Fanizza - le nostre imbarcazioni si avvicinano per un massimo di un quarto d'ora al branco, quando lo trovano, e non rincorrono i delfini osservando i regolamenti della Capitaneria di Porto. E ad esempio non gli danno da mangiare". La presenza dei delfini nella zona davanti al Golfo di Taranto e' dovuta innanzitutto "a una conformazione batimetrica molto particolare di questo tratto della costa che va da Taranto verso Ovest e cioe' verso Ginosa e Castellaneta Marina per arrivare fino a Policoro in Basilicata", continua Fanizza, caratterizzata dalla presenza di "grandissimi canyon sottomarini molto profondi che fanno si' che, anche a due o tre miglia dalla costa, ci siano gia' 500-700 metri di profondita'. E a 5 miglia si puo' arrivare a 1000 e oltre. Le temperature miti, l'abbondanza di cibo, il pesce azzurro, alla base della catena alimentare dei delfini fanno il resto".
Qui, insomma, hanno la loro feeding ground. "Queste sono specie pelagiche cioe' d'alto mare", prosegue. "Normalmente la stenella striata e' una specie che tende a riprodursi in una zona e poi a migrare in un'altra alla ricerca di cibo. In questo caso, invece, i delfini, proprio per le caratteristiche di questo mare, riescono a vivere e anche a riprodursi qui. perche' hanno la profondita', molto pesce azzurro, il clima mite. Queste colonie sono stanziali. Il fatto che abbiamo avvistato prima di ferragosto cuccioli di 90 centimetri significa che non sono nati altrove e poi sono arrivati qui. Questa e' una nursery", dice.
Per i tarantini "e' stato una vera sorpresa scoprire che nel golfo c'erano i delfini stanziali, anche per gli appassionati di mare", evidenzia. "Noi facciamo sensibilizzazione nelle scuole e tra i cittadini sul ruolo che svolgono nell'ecosistema marino attraverso altre iniziative come il bellissimo documentario, 'I delfini di Taras', che abbiamo prodotto e che sta partecipando a vari festival internazionali specializzati".
Ci sono immagini mozzafiato nelle quali si vedono due delfini nuotare e saltare a 500 metri dalla rotonda del lungomare di Taranto o nell'area portuale e altre dove sullo sfondo si scorge la zona industriale con le sue ciminiere. "Comunque il nostro obiettivo principale e' la tutela - riferisce Fanizza - anche perche' oggi sappiamo che c'e' una colonia di 120 delfini ma, purtroppo, non avendo mai nessuno studiato questo in maniera scientifica, rigorosa e analitica, nessuno puo' dire quanti ce ne erano in passato, 10, 20 o 30 anni fa. Oggi e' l'inizio di questo studio e di questa tutela".
La presenza dei delfini non e' detto che sia un segnale necessariamente positivo sulla salubrita' delle acque. "Quello che sappiamo per certo e' che qui c'e' una colonia e che qui si riproducono", precisa. Quattromila anni fa la storia millenaria di Taranto, colonia magno-greca, sarebbe nata nel segno di un delfino: ora e' finalmente arrivato il momento di studiare con rigore scientifico le colonie stanziali di delfini del Golfo proprio per capire se stanno aumentando o diminuendo.
"Questo e' un messaggio di speranza che stiamo dando". Taranto non e' solo inquinamento "ma e' anche la possibilita' di una grande risorsa", conclude Fanizza.
Vincenzo Prunella, ricercatore universitario e responsabile scientifico dell'organizzazione, racconta che "pur avendo nelle nostre uscite in mare di 'dolphin watching' una percentuale di avvistamento del 98%, prima di Ferragosto da qualche giorno stranamente non incontravamo delfini. Il 16 agosto la scoperta: al calar del sole, all'improvviso si sono presentati sotto i nostri occhi numerosi cuccioli di 'Stenella' (la specie dei delfini del mare di Taranto) strettamente sorvegliati dal branco".
Prunella spiega che "la lunghezza dei cuccioli, circa 90 centimetri, dimostra che questi erano nati da pochi giorni nelle nostre acque, un'ulteriore conferma di quanto gia' documentato da tempo dalla Jonian Dolphin Conservation: il Golfo di Taranto e' una delle pochissime 'feeding ground' del mondo, ovvero una zona in cui la Stenella striata, trovandovi le condizioni ambientali e alimentari ottimali, riesce contemporaneamente a riprodursi e a vivere".
Dopo una gestazione di circa 12/13 mesi, la Stenella striata partorisce un solo cucciolo della lunghezza di circa 90 centimetri e del peso medio di 12 chilogrammi; lo svezzamento avviene intorno ai due anni di eta' mentre i giovani raggiungono la maturita' sessuale verso i nove anni. L'intervallo tra un parto e l'altro e' quindi di circa tre anni e, ammesso ottimisticamente che su dieci nati ne sopravvivano cinque fino all'eta' riproduttiva, si puo' comprendere quanto fragile sia l'equilibrio di questi cetacei.
"Le Stenelle - continua Prunella - hanno due stagioni riproduttive, alla fine dell'inverno e dell'estate, un intervallo che consentirebbe alle femmine del branco di aiutarsi a vicenda nei delicatissimi momenti del parto e dei primissimi giorni di vita. La Stenella striata, un mammifero marino che puo' raggiungere l'eta' di 57/58 anni, e' un potentissimo predatore che non teme l'uomo e, in presenza dei cuccioli, tutto il branco partecipa con estrema dedizione alla protezione degli stessi da qualsiasi intruso. In relazione al bassissimo tasso riproduttivo di questi cetacei, l'avvistamento del mese scorso - sottolinea - e' un avvenimento di eccezionale importanza scientifica, che lo staff di Jonian Dolphin Conservation intende studiare e approfondire rispettando la vita del branco".
L'associazione, proprio per l'obiettivo di tutelare i delfini, ha rivelato la notizia della nascita dei cuccioli solo ora, in un periodo in cui l'attivita' dei diportisti e' fisiologicamente in calo e avrebbe voluto mantenere il segreto sulla zona di avvistamento. In realta' poi a livello locale il luogo e' stato individuato nello spazio, a circa due o tre miglia dalla costa di Ginosa Marina a ovest di Taranto.
"L'avvistamento avvalora la tesi di Jonian Dolphin Conservation che classifica il Golfo di Taranto tra le poche aree estremamente delicate e strategiche per la riproduzione e il sostentamento delle popolazioni di Stenella Striata (Stenella coeruleoalba, Meyen 1833 ndr), una specie di delfino che svolge l'intero ciclo vitale nel nostro mare", conclude Prunella.
L'associazione riesce ad ammortizzare le spese necessarie, per le numerose uscite in mare (ad esempio il carburante, l'affitto del gommone, lo skipper ecc.), organizzando le escursioni sul posto dei turisti di un noto villaggio turistico di Ginosa Marina con il quale ha stipulato una convenzione. E cosi' fa coincidere lo studio approfondito, serio, analitico sulla presenza dei delfini, realizzato mediante sofisticate ma anche costose attrezzature (ad esempio gli idrofoni), al 'dolphin watching' che serve a far conoscere questa bella realta' ai villeggianti.
"Praticamente nel periodo da giugno a settembre - spiega all'ADNKRONOS Carmelo Fanizza, presidente dell'associazione - realizziamo anche tre uscite al giorno, praticamente 150 all'anno, un numero elevatissimo, piu' alto della media". Le Universita' di Bari e Lecce, con i dipartimenti di Scienze Marine e Biologia Marina, che pure studiano i cetacei, non possono permettersi un numero elevato di escursioni annue proprio perche' dispendiose economicamente. In Italia solo davanti alle coste della Sicilia e della Liguria (nel cosiddetto 'santuario dei cetacei') si trovano altre feeding ground come quella di Taranto scoperta da tre anni grazie al lavoro e all'esperienza dell'associazione composta da scienziati e biologi marini che tengono soprattutto alla tutela e allo studio della specie.
"Non abbiamo un approccio invasivo - spiega ancora Fanizza - le nostre imbarcazioni si avvicinano per un massimo di un quarto d'ora al branco, quando lo trovano, e non rincorrono i delfini osservando i regolamenti della Capitaneria di Porto. E ad esempio non gli danno da mangiare". La presenza dei delfini nella zona davanti al Golfo di Taranto e' dovuta innanzitutto "a una conformazione batimetrica molto particolare di questo tratto della costa che va da Taranto verso Ovest e cioe' verso Ginosa e Castellaneta Marina per arrivare fino a Policoro in Basilicata", continua Fanizza, caratterizzata dalla presenza di "grandissimi canyon sottomarini molto profondi che fanno si' che, anche a due o tre miglia dalla costa, ci siano gia' 500-700 metri di profondita'. E a 5 miglia si puo' arrivare a 1000 e oltre. Le temperature miti, l'abbondanza di cibo, il pesce azzurro, alla base della catena alimentare dei delfini fanno il resto".
Qui, insomma, hanno la loro feeding ground. "Queste sono specie pelagiche cioe' d'alto mare", prosegue. "Normalmente la stenella striata e' una specie che tende a riprodursi in una zona e poi a migrare in un'altra alla ricerca di cibo. In questo caso, invece, i delfini, proprio per le caratteristiche di questo mare, riescono a vivere e anche a riprodursi qui. perche' hanno la profondita', molto pesce azzurro, il clima mite. Queste colonie sono stanziali. Il fatto che abbiamo avvistato prima di ferragosto cuccioli di 90 centimetri significa che non sono nati altrove e poi sono arrivati qui. Questa e' una nursery", dice.
Per i tarantini "e' stato una vera sorpresa scoprire che nel golfo c'erano i delfini stanziali, anche per gli appassionati di mare", evidenzia. "Noi facciamo sensibilizzazione nelle scuole e tra i cittadini sul ruolo che svolgono nell'ecosistema marino attraverso altre iniziative come il bellissimo documentario, 'I delfini di Taras', che abbiamo prodotto e che sta partecipando a vari festival internazionali specializzati".
Ci sono immagini mozzafiato nelle quali si vedono due delfini nuotare e saltare a 500 metri dalla rotonda del lungomare di Taranto o nell'area portuale e altre dove sullo sfondo si scorge la zona industriale con le sue ciminiere. "Comunque il nostro obiettivo principale e' la tutela - riferisce Fanizza - anche perche' oggi sappiamo che c'e' una colonia di 120 delfini ma, purtroppo, non avendo mai nessuno studiato questo in maniera scientifica, rigorosa e analitica, nessuno puo' dire quanti ce ne erano in passato, 10, 20 o 30 anni fa. Oggi e' l'inizio di questo studio e di questa tutela".
La presenza dei delfini non e' detto che sia un segnale necessariamente positivo sulla salubrita' delle acque. "Quello che sappiamo per certo e' che qui c'e' una colonia e che qui si riproducono", precisa. Quattromila anni fa la storia millenaria di Taranto, colonia magno-greca, sarebbe nata nel segno di un delfino: ora e' finalmente arrivato il momento di studiare con rigore scientifico le colonie stanziali di delfini del Golfo proprio per capire se stanno aumentando o diminuendo.
"Questo e' un messaggio di speranza che stiamo dando". Taranto non e' solo inquinamento "ma e' anche la possibilita' di una grande risorsa", conclude Fanizza.