50 anni fa iniziò la rivoluzione dei Beatles

Il primo album dei 'Fab Four'
Maria Teresa Lattarulo. Il 5 ottobre 1962, esattamente cinquant’anni fa, l’uscita del singolo “Love me do” dei Beatles scatenava una rivoluzione. La novità della loro musica, con quella visione del mondo anti-retorica e vagamente umoristica (molto inglese) che la caratterizza, è stata più dirompente delle ideologie imposte dall’alto, dei manifesti culturali, dei proclami politici.

Essa è diventata lo spirito di una generazione, di un’epoca che non si è ancora conclusa. I figli di quei ragazzi che ascoltavano i Beatles continuano ad ascoltare i Beatles ed a considerarli attuali, conformi al loro gusto e al loro modo di pensare, mentre tutto ciò che li ha preceduti è decisamente superato, come fosse al di là di un ideale fossato, una vera e propria cesura.

La rivoluzione culturale che ha prodotto l’odierna libertà comportamentale e sessuale, la parità uomo-donna, il mutamento dei rapporti fra le generazioni, l’apertura alle diverse culture e religioni, l’abolizione delle classi sociali ed il rifiuto della guerra è iniziata allora. L’onda d’urto di queste idee non ha risparmiato la società italiana dell’epoca, ancora autoritaria e patriarcale. Giovanni Guareschi, l’autore di Don Camillo e Peppone, nel suo ultimo libro, “Vita con Giò”, annoverava i Beatles, insieme ai movimenti studenteschi e alla minigonna, fra le principali cose che gli facevano venire l’orticaria.

“Penny Lane is in my ears and in my eyes, there beneath the blue suburban skies…” Le note leggere del pop-rock nato sotto quei cieli suburbani di Liverpool sono ancora nelle orecchie e negli occhi di questa generazione.

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