FIRENZE. Serviranno almeno due anni di restauri per far tornare agli antichi splendori 'L'adorazione dei Magi' di Leonardo Da Vinci, custodita alla Galleria degli Uffizi di Firenze.
Oggi, all'Opificio delle Pietre Dure, sono stati presentati i risultati dell'indagine (sostenuta dall'associazione 'Amici degli Uffizi') condotta sull'opera, sottoposta a una analisi diagnostica dopo quelle gia' eseguite nel 1992 e nel 2001-2002.
Tra le altre cose, l'indagine intendeva fare chiarezza su una ipotesi emersa dalle precedenti analisi, e cioe' che ci si trovasse di fronte a un originale leonardesco solo per il disegno preparatorio. Gli esami condotti hanno impiegato tecnologie sofisticate: Optical Coherence Tomography (finora utilizzata solo in campo medico), Uv falso colore, 3D Optical Scanning, Fluorescenza X. In particolare quest'ultimo esame ha consentito di provare che l'opera fu eseguita con ''un'unica fase di realizzazione dato che l'artista utilizzo' la stessa partita di pigmenti che aveva in quel momento a disposizione in bottega''.
Il progetto di conservazione e restauro, ha spiegato il sovrintendente dell'Opificio Marco Ciatti, prevede di intervenire risanando il supporto in legno ed effettuando una leggera, graduale e diversificata pulitura della superficie.
Alla fine emergeranno i colori originali e sara' pienamente visibile la ''tridimensionalita''' delle figure leonardiane.
Il progetto di conservazione prevede la realizzazione di una cornice con una scatola climatica posteriore che assicuri una maggiore stabilita' al supporto, limitandone lo scambio di umidita' con l'ambiente.
Oggi, all'Opificio delle Pietre Dure, sono stati presentati i risultati dell'indagine (sostenuta dall'associazione 'Amici degli Uffizi') condotta sull'opera, sottoposta a una analisi diagnostica dopo quelle gia' eseguite nel 1992 e nel 2001-2002.
Tra le altre cose, l'indagine intendeva fare chiarezza su una ipotesi emersa dalle precedenti analisi, e cioe' che ci si trovasse di fronte a un originale leonardesco solo per il disegno preparatorio. Gli esami condotti hanno impiegato tecnologie sofisticate: Optical Coherence Tomography (finora utilizzata solo in campo medico), Uv falso colore, 3D Optical Scanning, Fluorescenza X. In particolare quest'ultimo esame ha consentito di provare che l'opera fu eseguita con ''un'unica fase di realizzazione dato che l'artista utilizzo' la stessa partita di pigmenti che aveva in quel momento a disposizione in bottega''.
Il progetto di conservazione e restauro, ha spiegato il sovrintendente dell'Opificio Marco Ciatti, prevede di intervenire risanando il supporto in legno ed effettuando una leggera, graduale e diversificata pulitura della superficie.
Alla fine emergeranno i colori originali e sara' pienamente visibile la ''tridimensionalita''' delle figure leonardiane.
Il progetto di conservazione prevede la realizzazione di una cornice con una scatola climatica posteriore che assicuri una maggiore stabilita' al supporto, limitandone lo scambio di umidita' con l'ambiente.
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Cultura e Spettacoli