L'ex comandante Francesco Schettino |
L'indagato numero uno, ha chiesto in aula, al Teatro Moderno di Grosseto, che nella maxiperizia si prendesse in considerazione la posizione del timoniere indonesiano, che eseguiva i suoi ordini. Appena prima di urtare contro gli scogli, il timoniere, come si evince dalla scatola nera, non solo "non esegue prontamente quanto ordinato", ma "sbaglia la direzione di accostata. E cioé "quando il comandante decide di passare da barra al centro fino a 20 gradi barra a sinistra, il timoniere va a dritta arrivando fino a circa 20 gradi, come se avesse inteso dritta al posto di sinistra, per poi riportare la barra a sinistra, come ordinato, con un ritardo significativo". Un errore che gli inquirenti hanno fin qui attribuito alla concitazione di quei momenti, e che non è mai stato ritenuto un "decisivo". Il gip è in camera di consiglio per valutare l'eccezione.
Nella prima parte dell'udienza è stato un Francesco Schettino "nervoso, agitato, che si morde le unghie e che digita continuamente sulla tastiera del cellulare", ma anche "terribilmente dispiaciuto". E' quello che hanno raccontato alcuni sopravvissuti di nazionalità tedesca. "Schettino si è lasciato salutare, gli abbiamo dato la mano, e ci ha spiegato di sentirsi terribilmente dispiaciuto".
Disappunto poi tra i naufraghi di nazionalità tedesca, perché non c'è traduzione di quanto viene detto in aula né delle registrazioni audio che vengono proposte, con scritte in italiano, dagli schermi allestiti all'interno del teatro. "Sì, la verità deve essere appurata" ha detto l'ex comandante.
Intanto, la difesa di Ciro Ambrosio, il primo ufficiale principale indagato dopo Francesco Schettino, ha detto che "l'analisi della scatola nera fornita dai periti del gip di Grosseto non contiene "punti controversi" e tutto è stato registrato con precisione. Per il suo avvocato Salvatore Catalano, la perizia dimostra che "Ambrosio non c'entra nulla" ed "è uno dei tanti ufficiali che si è dato da fare, senza ancora avere avuto l'ordine di abbandonare la nave, per far scendere a terra i passeggeri".
La Costa Concordia il 13 gennaio |
Domani saranno sentiti altri esperti, mercoledi sarà il turno dei carabinieri del Ris, per l'esame delle registrazioni audio. A quel punto, poi, potranno prendere la parola gli avvocati di parte civile, che in tutto sono 126, e i loro consulenti, che sono 50. La discussione intorno alle risposte date dai periti sulle 50 domande affidate dal gip Valeria Montesarchio potrà dunque impegnare le parti in causa per un'intera settimana.
L'ARRIVO DI SCHETTINO - Schettino e' arrivato intorno alle 8,30 a bordo di una Mercedes grigia ed e' entrato da un ingresso posteriore. L'udienza andra' avanti per tutta la giornata e saranno ascoltati i periti che hanno esaminato la scatola nera della nave. Domani verranno ascoltati altri esperti mentre mercoledi' l'udienza sara' dedicata all'esame delle registrazioni audio della plancia di comando. Poi potranno prendere la parola le oltre cento parti presenti all'udienza. E' quindi ipotizzabile che i lavori vadano avanti per tutta la settimana.
La Costa Concordia semi inabissata al largo dell'Isola del Giglio |
SMENTITO SCHETTINO: AFFONDAMENTO EVITATO PER CASO - Inoltre, secondo la perizia depositata l'11 settembre al tribunale di Grosseto, la manovra successiva all'urto della Costa Concordia con gli scogli dell'isola del Giglio fu possibile "per le circostanze e non per la volontà " del comandante Francesco Schettino. E' quanto anticipa La Stampa: "L'aver messo tutta la barra a dritta avrebbe potuto anche comportare che la nave dirigesse verso il largo (alti fondali), con probabili conseguenze peggiori di quanto si è poi verificato nella realtà ". E ancora: "Affermare di aver messo la barra a dritta per andare su bassi fondali basandosi su elementi sconosciuti è un errore". La casualità che ha impedito l'inabissamento totale, e non la manovra di Schettino, risponde al quesito numero 28 dei periti: "Le circostanze e non la volontà hanno reso efficace quell'unico ordine".
SCHETTINO NON UNICO COLPEVOLE - re avarie non denunciate prima della partenza, fra cui quella a due radar su quattro. Personale impreparato e con capiva gli ordini nella lingua in cui venivano impartiti. E l'errore fatale del timoniere, che non capì l'ordine (esatto) del comandante e corresse la rotta troppo tardi, portando la nave a schiantarsi sullo scoglio La Costa concordia aveva già tre avarie a bordo prima di partire per lo sciagurato inchino all’isola del Giglio, ma né il capitano Francesco Schettino, né la compagnia le avevano segnalate alle autorità di navigazione prima della partenza dal porto di Civitavecchia quel tragico 13 gennaio 2012. Erano fuori uso la capsula del sistema di registrazione VDR, il pannello di controllo delle pinne stabilizzatrici sul ponte di comando della nave e due dei quattro radar di navigazione.
L'INCHINO - Non solo: il naufragio è dovuto certo al rischio che Schettino si era preso con l’inchino troppo in prossimità dell’isola del Giglio. Ma è stato fondamentale un errore del timoniere della nave, l’indonesiano Jacob Rusli Bin, che ha capito male un ordine dato correttamente da Schettino in lingua inglese effettuando una manovra che così ha portato alla collisione diretta con lo scoglio. Sono solo alcune delle clamorose ricostruzioni contenute in un lungo rapporto finale sul naufragio della Costa Concordia trasmesso alla procura di Grosseto l’8 ottobre scorso dalla Capitaneria di Porto di Livorno, a firma del contrammiraglio Ilarione Dell’Anna. Oltre cento pagine di lunga inchiesta che unisce carte e testimonianze processuali con l’esame attento della documentazione audio, video e cartacea trovata a bordo e con i rapporti della stessa capitaneria da cui quella notte partì l’indignato ordine a Schettino: “Torni a bordo, cazzo!”. Il rapporto non è tenero con il comandante, che avrebbe compiuto numerosi errori sostanzialmente rimanendo paralizzato e incapace di prendere decisioni nel momento del naufragio.
Francesco Schettino e i suoi ufficiali |
IL RAPPORTO - Secondo il rapporto, inoltre, non risultano misure adottate dalla compagnia. A bordo della Costa crociere non era nemmeno stata istituita una squadra di pronto intervento, che invece era obbligatoria. La compagnia aveva scelto come lingua ufficiale per le istruzioni a bordo l’italiano. Ma gran parte dell’equipaggio non comprendeva una sola parola di italiano. Per questo alcuni ordini erano dati in inglese, ma anche qui c’è il dubbio sulla conoscenza profonda della lingua da parte di membri chiave dell’equipaggio che ricevevano così ordini e istruzioni. Il dubbio è venuto anche a proposito del timoniere indonesiano, che equivoca almeno quattro ordini datigli in inglese da Schettino nei cinque minuti precedenti alla collisione davanti al Giglio. L’ultimo errore è stato fatale. Attenzione ai secondi, perché la collisione è avvenuta alle 21.45 e 07 secondi di quella sera. Ecco il rapporto della capitaneria su quel che è accaduto nei due minuti precedenti: “Il comandante Schettino probabilmente si rende conto di essere troppo vicino alla costa, i suoi ordini non sono più per prore, ma per angoli di barra;progressivamente arriva a dare ordine al timoniere di dare tutta la barra a dritta e successivamente: 21.44.36: “Mid Ship” (barra al centro). Il timoniere conferma ed esegue. 21.44.43: “Port ten” (dieci gradi a sinistra). 21.44.45 :”Port Twenty” (venti gradi a sinistra). Il timoniere conferma gli ultimi due ordini ricevuti, ma li attua in modo errato. Arriva fino a cinque gradi a sinistra ed invece di proseguire per portare il timone a sinistra di 20 gradi, come chiesto dal Comandante, lo porta 20 gradi a dritta”.
L'ERRORE - L’errore viene capito e corretto 8 secondi dopo, ma ormai è troppo tardi. E la nave prende lo scoglio. Parole dure anche sull’unità di crisi della Costa crociere: il rapporto prova che fossero a conoscenza dello stato reale della nave, destinata ad affondare, ma che fino a quando non sono stati messi alle strette, non l’hanno comunicato alla capitaneria di porto facendo perdere minuti preziosi. Hanno anche pasticciato dando indicazioni errate a chi era a bordo. E alla fine non erano in grado nemmeno di dire quale fosse il compito che era loro affidato in momenti così. L’ultima delle falle in una vicenda che ha impressionato tutto il mondo.
(Fonti: http://www.scribd.com/doc/109978638/Rapporto-capitaneria-di-Livorno-su-naufragio-Costa-Concordia-13-gennaio-2012-depositato-8-ottobre-2012-in-procura)