ROMA. Un interminabile scontro al Senato sul ddl diffamazione (presentati 138 emendamenti), poi, in serata, la maggioranza trova un'intesa: non ci sara' il carcere per chi diffama e la sanzione massima sara' di 50 mila euro. Per quanto riguarda la rettifica online, questa riguardera' solo le testate giornalistiche e gli articoli che vi saranno pubblicati, ma non i commenti.
"Oggi queste norme sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa. E' auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente". Così il presidente Fieg, Giulio Anselmi, interviene sul ddl diffamazione dopo il Comitato di presidenza.
"Le norme sulla stampa in discussione al Senato - afferma Anselmi - introducono un elemento di buon senso con l'abolizione del carcere, pena evidentemente sproporzionata, ma propongono anche elementi assurdi e pericolosi per la misura delle sanzioni economiche e per le modalità delle rettifiche. Sanzioni economiche e rettifiche sono elementi di per sé giusti se commisurati all'entità del danno e alla tutela dell'onorabilità delle persone offese, ma allo stato appaiono falsati da una volontà vessatoria nei confronti dell'informazione". "Oggi queste norme - conclude il presidente Fieg - sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa che è fondamento della democrazia. E' auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente".
PD, SANZIONE PECUNIARIA 50.000 EURO - Una riduzione della sanzione pecuniaria per la diffamazione da 100 a 50mila euro. E' quanto prevede uno dei 14 emendamenti presentati dal Pd al ddl sulla diffamazione. La proposta di modifica porta le firme di Vincenzo Vita e Felice Casson. I senatori democratici prevedono poi una pena che può arrivare fino a un decimo della somma richiesta dal querelante per la 'querela temeraria'.
CON DDL RISCHIO INTERDIZIONE PER DIRETTORI - Se il ddl Diffamazione restera' cosi' com'e' per tutti i direttori potrebbe scattare il rischio di interdizione dalla professione. Al comma 4 dell'art.13 del testo, infatti, si parla di interdizione dalla professione o dall' attivita' di giornalista nel caso di 'recidiva', cioe' nel caso in cui il 'colpevole' commetta un altro reato di diffamazione nel giro di due anni.
"Oggi queste norme sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa. E' auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente". Così il presidente Fieg, Giulio Anselmi, interviene sul ddl diffamazione dopo il Comitato di presidenza.
"Le norme sulla stampa in discussione al Senato - afferma Anselmi - introducono un elemento di buon senso con l'abolizione del carcere, pena evidentemente sproporzionata, ma propongono anche elementi assurdi e pericolosi per la misura delle sanzioni economiche e per le modalità delle rettifiche. Sanzioni economiche e rettifiche sono elementi di per sé giusti se commisurati all'entità del danno e alla tutela dell'onorabilità delle persone offese, ma allo stato appaiono falsati da una volontà vessatoria nei confronti dell'informazione". "Oggi queste norme - conclude il presidente Fieg - sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa che è fondamento della democrazia. E' auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente".
PD, SANZIONE PECUNIARIA 50.000 EURO - Una riduzione della sanzione pecuniaria per la diffamazione da 100 a 50mila euro. E' quanto prevede uno dei 14 emendamenti presentati dal Pd al ddl sulla diffamazione. La proposta di modifica porta le firme di Vincenzo Vita e Felice Casson. I senatori democratici prevedono poi una pena che può arrivare fino a un decimo della somma richiesta dal querelante per la 'querela temeraria'.
CON DDL RISCHIO INTERDIZIONE PER DIRETTORI - Se il ddl Diffamazione restera' cosi' com'e' per tutti i direttori potrebbe scattare il rischio di interdizione dalla professione. Al comma 4 dell'art.13 del testo, infatti, si parla di interdizione dalla professione o dall' attivita' di giornalista nel caso di 'recidiva', cioe' nel caso in cui il 'colpevole' commetta un altro reato di diffamazione nel giro di due anni.
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