FOGGIA. Ci sono 18 immobili, tra i quali molti di prestigio, un'azienda che commercia autovetture e autoveicoli leggeri, il 50% delle quote di una societa' in nome collettivo nel settore dei bar e caffe', un autoveicolo e un motociclo, disponibilita' finanziarie tra i beni sequestrati, a titolo preventivo, da militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari unitamente ai carabinieri della Compagnia di Vico del Gargano e della Tenenza di Vieste, in provincia di Foggia, ad Angelo Notarangelo, detto 'Cintaridd', ritenuto capo dell'omonimo clan che operava nel territorio di Vieste. Il valore complessivo ammonta a 10 milioni di euro.
Notarangelo e' stato coinvolto nell'operazione 'I tre moschettieri', condotta dalla Compagnia di Vico del Gargano e conclusasi il 19 luglio scorso con l'arresto di Notarangelo unitamente ad altri tre presunti affiliati del gruppo criminoso, per estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso ai danni di due imprenditori viestani, titolari di un ristorante e di un villaggio turistico, i quali erano stati costretti a versare nelle mani degli aguzzini tangenti pari a circa 1.000 euro al mese.
I provvedimenti sono stati disposti dal gip del Tribunale di Bari, Giovanni Anglana, su richiesta dei pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia, Giuseppe Gatti e Luciana Silvestris, a seguito di complesse indagini patrimoniali in applicazione della normativa antimafia che permette di 'aggredire' i patrimoni riconducibili, direttamente o indirettamente (tramite familiari e/o interposte persone), a persone indagate per determinate tipologie di reati (traffico di sostanze stupefacenti, usura, estorsione, riciclaggio ecc.). (Adnkronos.it)
Notarangelo e' stato coinvolto nell'operazione 'I tre moschettieri', condotta dalla Compagnia di Vico del Gargano e conclusasi il 19 luglio scorso con l'arresto di Notarangelo unitamente ad altri tre presunti affiliati del gruppo criminoso, per estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso ai danni di due imprenditori viestani, titolari di un ristorante e di un villaggio turistico, i quali erano stati costretti a versare nelle mani degli aguzzini tangenti pari a circa 1.000 euro al mese.
I provvedimenti sono stati disposti dal gip del Tribunale di Bari, Giovanni Anglana, su richiesta dei pubblici ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia, Giuseppe Gatti e Luciana Silvestris, a seguito di complesse indagini patrimoniali in applicazione della normativa antimafia che permette di 'aggredire' i patrimoni riconducibili, direttamente o indirettamente (tramite familiari e/o interposte persone), a persone indagate per determinate tipologie di reati (traffico di sostanze stupefacenti, usura, estorsione, riciclaggio ecc.). (Adnkronos.it)