BARI. “Tutta l'Italia sta col fiato sospeso in attesa di conoscere cosa avverrà all'Ilva di Taranto, dove si produce l'acciaio che serve per il 40% delle attività manifatturiere.
Il Prodotto Interno Lordo del Paese subirebbe un contraccolpo pesante dalla chiusura dell'Ilva.
Ventimila lavoratori siderurgici e parte consistente della città si augura che la Magistratura, il Governo ed una Autorizzazione Integrata Ambientale, rigorosa e a tutela della salute di tutti, possano costringere Riva ad utilizzare una parte dei suoi lauti profitti, che ha realizzato in questi 17 anni su Taranto, per “ambientalizzare” lo Stabilimento salvando i livelli occupazionali.
Dando per scontato questo esito finale, sempre nel rispetto dell'ambiente e della salute dei tarantini, rimane il danno immenso al territorio che l'Italsider pubblica in 35 anni e lo Stato in 120 anni di presenza di attività industriale hanno inferto alla Città.
Taranto ha diritto ad essere rimborsata per il suo sviluppo distorto ed eterodiretto dal Governo centrale (i 360 milioni assegnati possono essere considerati solo un anticipo dato in momenti di ristrettezza finanziaria).
Il Governo può fare molto di più sia per le bonifiche sia per uno sviluppo alternativo alla Grande industria.
Voglio ricordare a tutti (sopratutto agli ambientalisti alquanto distratti su quanto elaborato negli anni scorsi) che dal basso, con il consenso delle Associazioni, delle parti sociali e di tutte le Istituzioni, il Comune di Taranto realizzò negli anni 2008/10, nell'ambito di Area Vasta Tarantina un Progetto Strategico che puntava alla diversificazione produttiva con il Porto, il riuso delle Aree Demaniali militari ai fini turistici e culturali, il Polo Tecnologico per la bonifica del territorio, ecc.
Questo Progetto, approvato da tutti i Comuni della Provincia Jonica, si può attualizzare, ma non ignorare o lasciare in un cassetto.
Ora è il momento di chiedere, come Comune, Provincia e Regione al Governo Monti almeno la restituzione gratis delle aree demaniali militari, non più utili ai fini operativi della Difesa: il Governo non dovrebbe sborsare altro denaro, anzi si libererebbe di immobili fatiscenti e di aree molto costose per la loro manutenzione.
Taranto, invece, ne avrebbe bisogno da subito per ridisegnare il proprio futuro.
La Marina Militare, con l'ammiraglio Ricci, ha avuto il merito di far diventare il Castello Aragonese un attrattore turistico formidabile per la nostra città.
Perché non potenziare questa attrattività con l'incantevole isola di S. Paolo e l'ex Stazione Torpediniere?
Renzo Piano fece rinascere Genova utilizzando i vecchi capannoni abbandonati nel Porto dall'ex Manifatture Tabacchi: nell'ex Stazione Torpediniere, proprio di fronte al Mar Piccolo, abbiamo un tesoro inesplorato a due passi dallo splendido Museo Martà.
In quel luogo potrebbe nascere come a Genova un Acquario, il Museo del Mare e della Marina Militare con un sommergibile a terra e una piccola nave dismessa alla fonda da far visitare ai turisti.
I progetti di massima ci sono già al Comune: occorre attivarsi per chiedere alla Regione e allo Stato gli ultimi finanziamenti europei.
Questa è l'occasione storica per rivendicare un destino diverso rispetto al presente fatto da industrie inquinanti.
Per farlo, occorre riaprire quel Tavolo Istituzionale (troppo in fretta chiuso) con un Accordo di Programma tra Stato, Regione ed Enti Locali.
Oltre ai miliardi (non milioni) di Euro necessari per le bonifiche ambientali, lo Stato dovrà mettere sul piatto della bilancia la cessione gratuita delle aree demaniali militari che a Taranto ammontano a ben 2900 ettari.
Ai due siti su indicati vanno aggiunti, infatti, l'ex Caserma Mezzacapo, l'Ospedale militare e i Baraccamenti Cattolica con un contenitore culturale formidabile come l'ex Cinema Arsenale.
Per non parlare delle aree dell' ex Idroscalo Bologna, dove l'Aviazione occupa uno dei siti più incantevoli di Taranto nel 2° seno del Mar Piccolo.
Invito il Sindaco di Taranto, il Presidente della Provincia a farsi promotori di un incontro con i Consiglieri regionali del territorio e con la Giunta Vendola per mettere in pista un progetto così ambizioso da presentare al Governo Monti.
I tempi stringono e bisogna far presto e bene.
Per parte mia mi farò carico di parlarne col Presidente Vendola, affinché si faccia carico di richiedere al Governo di riprendere il Tavolo Istituzionale per Taranto.
L'invito che faccio a tutti i soggetti politici, associativi e sociali è di finirla con le polemiche di parte e le continue divisioni che danneggiano solo i nostri concittadini e perseguire insieme un percorso condiviso di rinascita per il nostro territorio”.
A riferirlo in una nota il consigliere regionale di Sel Alfredo Cervellera.
Il Prodotto Interno Lordo del Paese subirebbe un contraccolpo pesante dalla chiusura dell'Ilva.
Ventimila lavoratori siderurgici e parte consistente della città si augura che la Magistratura, il Governo ed una Autorizzazione Integrata Ambientale, rigorosa e a tutela della salute di tutti, possano costringere Riva ad utilizzare una parte dei suoi lauti profitti, che ha realizzato in questi 17 anni su Taranto, per “ambientalizzare” lo Stabilimento salvando i livelli occupazionali.
Dando per scontato questo esito finale, sempre nel rispetto dell'ambiente e della salute dei tarantini, rimane il danno immenso al territorio che l'Italsider pubblica in 35 anni e lo Stato in 120 anni di presenza di attività industriale hanno inferto alla Città.
Taranto ha diritto ad essere rimborsata per il suo sviluppo distorto ed eterodiretto dal Governo centrale (i 360 milioni assegnati possono essere considerati solo un anticipo dato in momenti di ristrettezza finanziaria).
Il Governo può fare molto di più sia per le bonifiche sia per uno sviluppo alternativo alla Grande industria.
Voglio ricordare a tutti (sopratutto agli ambientalisti alquanto distratti su quanto elaborato negli anni scorsi) che dal basso, con il consenso delle Associazioni, delle parti sociali e di tutte le Istituzioni, il Comune di Taranto realizzò negli anni 2008/10, nell'ambito di Area Vasta Tarantina un Progetto Strategico che puntava alla diversificazione produttiva con il Porto, il riuso delle Aree Demaniali militari ai fini turistici e culturali, il Polo Tecnologico per la bonifica del territorio, ecc.
Questo Progetto, approvato da tutti i Comuni della Provincia Jonica, si può attualizzare, ma non ignorare o lasciare in un cassetto.
Ora è il momento di chiedere, come Comune, Provincia e Regione al Governo Monti almeno la restituzione gratis delle aree demaniali militari, non più utili ai fini operativi della Difesa: il Governo non dovrebbe sborsare altro denaro, anzi si libererebbe di immobili fatiscenti e di aree molto costose per la loro manutenzione.
Taranto, invece, ne avrebbe bisogno da subito per ridisegnare il proprio futuro.
La Marina Militare, con l'ammiraglio Ricci, ha avuto il merito di far diventare il Castello Aragonese un attrattore turistico formidabile per la nostra città.
Perché non potenziare questa attrattività con l'incantevole isola di S. Paolo e l'ex Stazione Torpediniere?
Renzo Piano fece rinascere Genova utilizzando i vecchi capannoni abbandonati nel Porto dall'ex Manifatture Tabacchi: nell'ex Stazione Torpediniere, proprio di fronte al Mar Piccolo, abbiamo un tesoro inesplorato a due passi dallo splendido Museo Martà.
In quel luogo potrebbe nascere come a Genova un Acquario, il Museo del Mare e della Marina Militare con un sommergibile a terra e una piccola nave dismessa alla fonda da far visitare ai turisti.
I progetti di massima ci sono già al Comune: occorre attivarsi per chiedere alla Regione e allo Stato gli ultimi finanziamenti europei.
Questa è l'occasione storica per rivendicare un destino diverso rispetto al presente fatto da industrie inquinanti.
Per farlo, occorre riaprire quel Tavolo Istituzionale (troppo in fretta chiuso) con un Accordo di Programma tra Stato, Regione ed Enti Locali.
Oltre ai miliardi (non milioni) di Euro necessari per le bonifiche ambientali, lo Stato dovrà mettere sul piatto della bilancia la cessione gratuita delle aree demaniali militari che a Taranto ammontano a ben 2900 ettari.
Ai due siti su indicati vanno aggiunti, infatti, l'ex Caserma Mezzacapo, l'Ospedale militare e i Baraccamenti Cattolica con un contenitore culturale formidabile come l'ex Cinema Arsenale.
Per non parlare delle aree dell' ex Idroscalo Bologna, dove l'Aviazione occupa uno dei siti più incantevoli di Taranto nel 2° seno del Mar Piccolo.
Invito il Sindaco di Taranto, il Presidente della Provincia a farsi promotori di un incontro con i Consiglieri regionali del territorio e con la Giunta Vendola per mettere in pista un progetto così ambizioso da presentare al Governo Monti.
I tempi stringono e bisogna far presto e bene.
Per parte mia mi farò carico di parlarne col Presidente Vendola, affinché si faccia carico di richiedere al Governo di riprendere il Tavolo Istituzionale per Taranto.
L'invito che faccio a tutti i soggetti politici, associativi e sociali è di finirla con le polemiche di parte e le continue divisioni che danneggiano solo i nostri concittadini e perseguire insieme un percorso condiviso di rinascita per il nostro territorio”.
A riferirlo in una nota il consigliere regionale di Sel Alfredo Cervellera.