BARI. "La manovra del Consiglio dei Ministri commissaria di fatto i Governi regionali assumendo tutte le caratteristiche di un colpo di Stato. Questo ddl, peraltro approvato da un governo non eletto dai cittadini, sta cambiando le regole della Costituzione ignorando completamente la competenza in materia delle Regioni». Così il consigliere regionale Pd, Giovanni Epifani, ha sintetizzato il suo malumore per la manovra che "riduce drasticamente l’autonomia degli enti territoriali, con un evidente profilo di incostituzionalità . Tanto che per blindare il provvedimento dalla valanga di ricorsi prevedibili, il Governo sta cercando in tutta fretta di modificare la Carta costituzionale". Un provvedimento, ha sottolineato Epifani, che "è stato approvato ignorando i presidenti delle assemblee regionali e costringendo quelli delle Giunte ad accettare qualsiasi condizione. Ma soprattutto ignorando la Costituzione".
"Nel 2001 il Parlamento approvò un’ampia riforma del titolo V della Costituzione – ha ricordato Epifani - che il centrosinistra presentò come un passo importante verso il federalismo. Una riforma confermata lo stesso anno dal referendum popolare. Pretendere di cambiare queste regole richiede un procedimento di revisione della Costituzione che non può essere fatto in tempi stretti. Tanto che la nostra Carta lo definisce “aggravato” perché la legge deve superare una doppia deliberazione in entrambe le Camere, a distanza di tre mesi l’una dall’altra e con una maggioranza qualificata nella seconda votazione, vale a dire di ben i due terzi del Parlamento. Pena, il referendum".
Lo stesso procedimento aggravato che nel 2001 ha portato alla modifica del titolo V della Costituzione. "Oggi ci troviamo di fronte ad un attacco delle istituzioni democratiche, perché un governo tecnico, con un diktat, sta cancellando un intero titolo della Costituzione per riportare una serie di competenze nelle mani esclusive dello Stato, tagliando fuori le Regioni. È il caso dell’energia, dei porti, degli aeroporti, del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario e dei rapporti con l’Ue. E non solo. Perché se materie come il turismo (oggi di competenza regionale in base al titolo V della Carta) diventano oggetto di legislazione concorrente, con la cosiddetta clausola di preminenza, lo Stato si riserva sempre l’ultima parola a prescindere dalla ripartizione delle competenze". Come avviene per l'ambito della paesaggistica, da tempo ritornata di fatto materia concorrente.
"Con questo decreto – ha affermato Epifani – di fatto il Governo pone le basi per procedere alla modifica della Costituzione. E ricrea le condizioni per un modello centralizzato e anacronistico, come sappiamo non immune dagli sperperi. Senza tener conto di quanto la stessa Puglia sia riuscita a fare in certi settori, come quello del turismo e dei trasporti, proprio grazie all’autonomia".
Un provvedimento preso d'istinto, alla fine della legislatura, sull'onda pericolosa dell'antipolitica che ormai non distingue fra corruzione e partiti. "É indubbio che a premere l'acceleratore sulle nuove misure siano stati gli scandali degli ultimi giorni. Ma perché tutte le altre Regioni, Puglia compresa, vengono accomunate agli scandali di questi giorni?"
Per il consigliere Pd "è giusto che in questo delicato momento tutti si prendano le proprie responsabilità . E se provvedimenti vanno presi, questi devono andare nella direzione di un inasprimento serio delle pene, prevedendo per esempio l’allontanamento definitivo da incarichi istituzionali per chi ha avuto problemi con la giustizia nella gestione di fondi pubblici".
"È vero che bisogna eliminare gli eccessi, ma se le indennità dei rappresentanti istituzionali – Parlamento incluso – vengono considerati tout court spreco e privilegi si dovrebbe prendere un'altra strada, che è quella di una politica che non prevede compensi ma che è ripagata solo con l'onorabilità della rappresentanza" ha ribadito Epifani.
"Al tavolo di confronto previsto tra Stato e Regioni, mi auguro che si decida di rivedere il provvedimento in maniera meno generica, cercando soprattutto di rimodulare seriamente una riforma che, tra eliminazione parziale delle Province e impoverimento dei Comuni, abbandona la via della concertazione".
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