TARANTO. Ad un primo esame del parere istruttorio conclusivo arrivato ieri notte nella nostra casella di posta elettronica ci sembra di poter dire che, per molti versi, la nuova Aia rappresenti un considerevole punto di discontinuita' con il passato". Queste le prime dichiarazioni di Lunetta Franco e Leo Corvace, del Circolo Legambiente di Taranto, sul documento istruttorio conclusivo della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale per l'Ilva di Taranto. "Va rilevato con favore - aggiungono - l'accoglimento sostanziale della maggior parte delle disposizioni della magistratura nonche' di molte delle richieste che Legambiente ha presentato alla Commissione Ippc ed al Ministero dell'Ambiente sia in questa fase che nel precedente iter autorizzativo dell'Aia 2011".
In particolare tra gli aspetti che Legambiente sottolinea positivamente ci sono la chiusura definitiva dell'altoforno 3, la chiusura immediata di Afo 1 (altoforno), Afo 2 e delle Batterie 3, 4, 5, 6, 9 e 10, il rifacimento e la gestione condizionata delle cokerie con l'allungamento dei tempi di distillazione del coke e l'installazione del sistema Proven per la decompressione, l'eliminazione del pet-coke, la definizione di limiti quantitativi alle emissioni dei fumi (diminuzione dei flussi di massa) per tutti i settori impiantistici dell'area a caldo, la sensibile diminuzione dei limiti posti alle emissioni che sono in larga misura prossimi ai valori piu' bassi previsti nelle nuove migliori tecnologie disponibili, la copertura dei nastri trasportatori e lo scarico automatico dei minerali dalle navi, l'installazione di depolveratori nella Acciaieria 1.
"Tutte cose - sottolineano Franco e Corvace - che avevamo chiesto in tutte le sedi e in piu' occasioni. Mancano ancora, pero', prescrizioni in merito ad un sistema di abbattimento delle emissioni della cokeria ed allo spegnimento a secco del coke e si lascia ad uno studio di fattibilita' l'eventuale adozione di filtri a tessuto in uno degli impianti piu' inquinanti, l'Agglomerato".
Tra i punti rilevati come "piu' problematici di questo parere - scrivono gli esponenti di Legambiente - sono la non immediata chiusura dell'altoforno 5 che in difformita' con le indicazioni della magistratura viene rimandata di 14 mesi, i tempi troppo lunghi, tre anni, concessi per la copertura dei parchi minerali e, soprattutto, la riduzione solo temporanea della produzione a otto milioni di tonnellate, in attesa che vengano fatti gli interventi impiantistici richiesti, per poi attestarsi a 11 milioni e mezzo di tonnellate. Quest'ultimo punto in particolare ci preoccupa".
Legambiente ribadisce cio' che propone da anni e che ha richiesto sia nel precedente che nell'attuale iter di concessione dell'Aia e cioe' "il ridimensionamento dello stabilimento come condizione di base per operare una drastica riduzione dell'impatto ambientale dei suoi impianti".
Secondo l'associazione "si tratta di tornare a livelli simili a quelli di circa un decennio addietro, prima dello sciagurato trasferimento, cui Legambiente si oppose sola e inascoltata, delle quote produttive da Cornigliano a Taranto. Nella siderurgia meno si produce e meno si inquina. Su uno stabilimento ridimensionato e' piu' percorribile la strada del risanamento ambientale".
Legambiente assicura che approfondira' nei prossimi giorni l'esame del parere istruttorio conclusivo e presentera' anche in questa occasione le proprie osservazioni nel corso della Conferenza dei Servizi fissata per il prossimo 18 ottobre, "augurandosi che quella sia la sede per un ulteriore miglioramento della nuova Aia. Restano fuori dall'attuale Aia tutti gli altri settori dell'Ilva".
"Entro il 31 gennaio prossimo - prosegue l'associazione - dovranno essere chiusi i provvedimenti che disciplineranno la gestione di rifiuti, discariche e acque ed entro il 31 maggio quelli relativi all'area a freddo del siderurgico, comprese le centrali elettriche. Per tutti chiediamo misure rigorose entro e non oltre i termini previsti dal Ministero. Ora tocca ad Ilva, e alla famiglia Riva, uscire allo scoperto - conclude l'associazione - e presentare un serio piano di investimenti per ottemperare alle prescrizioni che la nuova Aia andra' a fissare. Senza di esso per lo stabilimento di Taranto non c'e' futuro".
In particolare tra gli aspetti che Legambiente sottolinea positivamente ci sono la chiusura definitiva dell'altoforno 3, la chiusura immediata di Afo 1 (altoforno), Afo 2 e delle Batterie 3, 4, 5, 6, 9 e 10, il rifacimento e la gestione condizionata delle cokerie con l'allungamento dei tempi di distillazione del coke e l'installazione del sistema Proven per la decompressione, l'eliminazione del pet-coke, la definizione di limiti quantitativi alle emissioni dei fumi (diminuzione dei flussi di massa) per tutti i settori impiantistici dell'area a caldo, la sensibile diminuzione dei limiti posti alle emissioni che sono in larga misura prossimi ai valori piu' bassi previsti nelle nuove migliori tecnologie disponibili, la copertura dei nastri trasportatori e lo scarico automatico dei minerali dalle navi, l'installazione di depolveratori nella Acciaieria 1.
"Tutte cose - sottolineano Franco e Corvace - che avevamo chiesto in tutte le sedi e in piu' occasioni. Mancano ancora, pero', prescrizioni in merito ad un sistema di abbattimento delle emissioni della cokeria ed allo spegnimento a secco del coke e si lascia ad uno studio di fattibilita' l'eventuale adozione di filtri a tessuto in uno degli impianti piu' inquinanti, l'Agglomerato".
Tra i punti rilevati come "piu' problematici di questo parere - scrivono gli esponenti di Legambiente - sono la non immediata chiusura dell'altoforno 5 che in difformita' con le indicazioni della magistratura viene rimandata di 14 mesi, i tempi troppo lunghi, tre anni, concessi per la copertura dei parchi minerali e, soprattutto, la riduzione solo temporanea della produzione a otto milioni di tonnellate, in attesa che vengano fatti gli interventi impiantistici richiesti, per poi attestarsi a 11 milioni e mezzo di tonnellate. Quest'ultimo punto in particolare ci preoccupa".
Legambiente ribadisce cio' che propone da anni e che ha richiesto sia nel precedente che nell'attuale iter di concessione dell'Aia e cioe' "il ridimensionamento dello stabilimento come condizione di base per operare una drastica riduzione dell'impatto ambientale dei suoi impianti".
Secondo l'associazione "si tratta di tornare a livelli simili a quelli di circa un decennio addietro, prima dello sciagurato trasferimento, cui Legambiente si oppose sola e inascoltata, delle quote produttive da Cornigliano a Taranto. Nella siderurgia meno si produce e meno si inquina. Su uno stabilimento ridimensionato e' piu' percorribile la strada del risanamento ambientale".
Legambiente assicura che approfondira' nei prossimi giorni l'esame del parere istruttorio conclusivo e presentera' anche in questa occasione le proprie osservazioni nel corso della Conferenza dei Servizi fissata per il prossimo 18 ottobre, "augurandosi che quella sia la sede per un ulteriore miglioramento della nuova Aia. Restano fuori dall'attuale Aia tutti gli altri settori dell'Ilva".
"Entro il 31 gennaio prossimo - prosegue l'associazione - dovranno essere chiusi i provvedimenti che disciplineranno la gestione di rifiuti, discariche e acque ed entro il 31 maggio quelli relativi all'area a freddo del siderurgico, comprese le centrali elettriche. Per tutti chiediamo misure rigorose entro e non oltre i termini previsti dal Ministero. Ora tocca ad Ilva, e alla famiglia Riva, uscire allo scoperto - conclude l'associazione - e presentare un serio piano di investimenti per ottemperare alle prescrizioni che la nuova Aia andra' a fissare. Senza di esso per lo stabilimento di Taranto non c'e' futuro".