Italia: altro che ripresa, è crisi nera. Nei primi 6 mesi del 2012 aumentano i poveri

Redazione. E' finita la crisi? Ora inizia la miseria, direbbe con cupa ironia qualcuno. Malgrado tutti i proclami del Governo centrale, nei primi 6 mesi dell'anno aumentano ancora gli italiani poveri (+15,2%). E' quanto emerge dal Rapporto poverta' 2012 della Caritas Italiana.

Stabili i disoccupati (59,5%) ma aumentano i problemi di poverta' economica (+10,1%) e diminuisce del 10,7% la presenza di persone senza dimora o con gravi problemi abitativi. In aumento anche gli interventi di erogazione di beni materiali (+44,5%).

Nonostante le tendenze di peggioramento, prosegue la Caritas nel rapporto, si registrano tuttavia segni di speranza: una grande vitalita' delle comunita' locali, che hanno avviato esperienze di ogni tipo per contrastare le tendenze della marginalita' sociale. Gli operatori Caritas riscontrano un nuovo desiderio di ripartire, espresso da molte persone in difficolta': affiora la volonta' di rimettersi in gioco, l'aspirazione a migliorare la propria situazione. Aumentano le persone che richiedono ascolto personalizzato e inserimento lavorativo (+34,5 e +17%); aumentano del 122,5% le attivita' Caritas di orientamento (professionale, a servizi, a opportunita' formative, ecc.); aumenta del 174,8% il coinvolgimento di altri enti e organizzazioni.

''La rilevazione - spiega don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana - attraverso un campione di 191 Centri di ascolto in 28 Diocesi, fotografa i profili delle persone che nel 2011 si sono rivolte alla Caritas, aiutandoci a capire come la crisi stia fortemente incidendo sulle vecchie poverta', facendone nel contempo emergere di nuove. E i dati del primo semestre 2012, riferiti agli stessi Centri, indicano purtroppo un ulteriore aggravamento della situazione. Si tratta di storie e volti incontrati ogni giorno nelle 220 Diocesi italiane''.

''Ma accanto a questo - prosegue don Soddu - c'e' anche qualche segnale di speranza, rappresentato dalle esperienze avviate in tutte le diocesi per cercare di rispondere ai crescenti bisogni e al moltiplicarsi delle richieste''.

Emergono dunque in modo chiaro alcune tendenze: aumentano soprattutto gli italiani, cresce la multi problematicita' delle persone, con storie di vita complesse, di non facile risoluzione, che coinvolgono tutta la famiglia; la fragilita' occupazionale e' sempre piu' evidente e diffusa; aumentano gli anziani e le persone in eta' matura; si impoveriscono ulteriormente le famiglie immigrate.

Il crollo dell'edilizia è emblematico della crisi nel tacco d'Italia: era uno dei settori trainanti per la Puglia
PUGLIA: QUASI TRE SU DIECI SOTTO LA SOGLIA DELLA POVERTA'  - Sono numeri che non lasciano presagire alcunché di buono, quelli relativi alle famiglie ed agl’individui che si collocano al di sotto della cosiddetta soglia di povertà: a livello nazionale, la media è pari al 18.48 percento, nel Mezzogiorno, questa percentuale sale al 32.92 percento e, infine, in Puglia, su 1004 famiglie e 2760 individui che sono stati considerati per svolgere questa ricerca, è risultato che il 28.69 percento di loro vive al di sotto della soglia di povertà, vale a dire, con meno di 23.044 euro (nel caso di cinque persone) e 8572 (nel caso di single). 

LE FAMIGLIE NON CE LA FANNO PIU' - Altri dati relativi a questo studio, sottolineano che in Puglia le famiglie assolutamente povere sono il 20 percento, l’11 percento quelle appena povere e, del 12 percento, quelle a rischio di povertà, contro una media nazionale del 10.37 percento, dell’8.11 percento e, infine, dell’8.77 percento. Se è vero che rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno, la Puglia va meglio, va altrettanto detto che in questa regione, i giovani, le famiglie numerose, le donne e le persone con una bassa formazione sono particolarmente a rischio povertà.


CROLLA L'EDILIZIA: PERSI 13MILA POSTI - negli ultimi cinque anni sono stati persi 13mila occupati e 3500 imprese. Questo dicono i dati raccolti dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil: in cinque anni il settore delle costruzioni ha perso più di un quarto degli investimenti, ovvero 4,3 miliardi di euro riportandosi ai livelli di produzione del 1992. I dati casse edili al primo semestre 2012 confermano il trend fortemente negativo che ha caratterizzato il passato quinquennio evidenziando un ulteriore calo del 25 % degli addetti e del 15 % per le imprese rispetto allo stesso periodo del 2011.

RICORSO IN MASSA ALLA CIG - Il ricorso alla Cig da parte delle imprese di costruzioni continua a rimanere elevato ed in parte attutisce la grave emorragia occupazionale determinatasi. Nel 2011 sono state autorizzare 5.486.994 di ore di cassa integrazione guadagni per i lavoratori del settore, quota pur considerevole ma già superata ad agosto del 2012. Secondo FeneaL Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil Puglia sono indispensabili, soprattutto nel Mezzogiorno, investimenti in infrastrutture, sia per favorire la ripresa del settore che per lo sviluppo infrastrutturale del Paese che negli ultimi anni è arretrato rispetto al resto dell'Europa. Uno sviluppo che può favorire l'insediamento di nuove imprese in quei territori dove è già scarsa la presenza industriale; allo stesso modo è fondamentale la modifica del Patto di Stabilità per favorire la ripartenza di piccoli cantieri che stentano ad avviarsi per mancata disponibilità di risorse pubbliche.

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